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Cosa rende un cristiano diverso dagli altri?

Cosa rende un cristiano diverso dagli altri? Il suo specifico è quello di essere chiamato ad amare i nemici, a dare la vita per chi gli vuole male, per chi lo distrugge. Il cristiano può dire: “Mi ammazzi? Fallo pure, io ti voglio bene lo stesso!

Vuoi il mio sangue? Prendilo, tanto non muoio.

Mi distruggi con la tua nevrosi?
Io vivo, perché Dio è vivo!”.

È questo che cambia il mondo.

Chi vive così è un uomo nuovo; e questa esperienza diventa contagiosa, è il lievito che fa fermentare tutta la pasta. In questo modo diventa facile individuare lo spirito che anima una parrocchia: basta verificare quanto avviene all’intorno. Se tutto rimane immobile, se la pasta non fermenta, allora vuol dire che quel pugno di lievito ancora non c’è. Quando ci sarà? Forse quando ci saremo organizzati meglio?

Quando saremo più numerosi? Quando saremo più efficienti? No, di certo! Solo quando qualcuno sceglie di amare il nemico. Se questo fatto ha cambiato la storia del mondo, perché oggi dovremmo inventarci altri percorsi?

«Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale merito ne ave- te? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? non fanno così anche i pagani? Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,43-48).

«Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori».

Ti domando: preghi mai per i tuoi nemici? Che non sono quelli della Corea del Nord, ma quelli che stanno dentro la tua casa. Sai cosa vuol dire pregare per il nemico? Che domandi a Dio di colmarlo di bene, di benedizione, di salute; che il Signore possa fare di lui una creatura nuova e migliore di tutti.

Pregare per i nemici non è certo invocare Dio perché l’altro si converta, così che ci lasci finalmente in pace!

«Perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti»: perché abbiate lo stesso Spirito del Padre vostro celeste, il quale non fa distinzione tra buoni e cattivi; tant’è vero che il sole stamani si è alzato sui campi di chi è buono come di chi lo è meno e, quando piove, la pioggia cade sulla vigna di tutti, senza le nostre spartizioni di un mondo buono e di uno cattivo, di figli della luce e figli delle tenebre.






La giustizia, la perfezione di Dio sta in questo: che il Padre nei cieli ama tutti indistintamente, buoni e malvagi, e tu sei chiamato ad avere il suo stesso Spirito.Che questo ritratto dell’uomo nuovo, di quello che sarai, sia sempre vicino a te, in modo che tu possa ogni tanto ammirarlo e dire a te stesso: “Guarda un po’ come sarò! Ecco come diventerò…!”.

E non commettere l’errore di paragonarti a quest’uomo nuovo e di rattristarti perché non gli assomigli. Neppure devi dire: “Beh, proprio così non sono! Ma via, qualcosa ho fatto, non esageriamo!…”. Questo si trasformerebbe in un alibi per non convertirti, per rimanere a mezza via, irrigidito nella mediocrità di un “cristianesimo borghese”. La misura cristiana vera è il ritratto dell’uomo nuovo delle beatitudini, nella certezza che Dio farà anche a noi il dono di questa possibilità.




Fonte www.assisiofm.it

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