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Conquistare Gerusalemme: l’assurdo obiettivo dell’Intifada

Riguardo al dilagare della terza Intifada e all’invito del sindaco di Gerusalemme ai cittadini ebrei di non uscire disarmati, solo chi non è stato da quelle parti può meravigliarsi.

Masked Palestinian protesters run for cover during clashes with Israeli troops in the West Bank city of Hebron October 9, 2015. REUTERS/Mussa Qawasma TPX IMAGES OF THE DAY

La prima volta che fui in Israele c’erano appena state delle bombe (con morti e feriti) in bar e ristoranti frequentati da turisti e cristiani. La matrice era la solita, ed è inutile che il politicamente corretto ci giri intorno. Un funzionario dell’Istituto italiano di cultura mi portò a fare un giro al lago di Tiberiade e rimasi colpito dal fatto che una allegra gita scolastica di liceali fosse accompagnata da un soldato in borghese col mitra al collo.

L’ultima volta che sono stato a Gerusalemme, davanti al mio hotel stazionava nel suo box una ragazzina che neanche mi arrivava alla spalla ma portava al fianco una pistola automatica quasi più grossa di lei. Identico box armato davanti a tutti gli altri alberghi. Volevo andare sulla Spianata del Tempio ma non era aria: qualche ora prima, un ebreo ortodosso (di quelli coi boccoli e il cappellone nero) aveva osato mettervi piede ed era stato preso a sassate da donne musulmane, cosa che aveva costretto la polizia a intervenire e scoraggiato, tanto per cambiare, il turismo. Il motivo di tutte le Intifade è sempre lo stesso, con buona pace di chi detesta gli ebrei a prescindere: la Spianata del Tempio per i musulmani è “cosa loro”, che infatti la chiamano Spianata delle Moschee, e solo loro possono pregarci, punto e basta. Se un ebreo o un cristiano si azzardano, finisce in carneficina; tanto, la valutazione del valore della vita umana non è la stessa in tutte e tre le fedi di Abramo.

Come il premio Nobel Najpaul non mancò di rilevare a proposito della sua India, dove passa l’islam non cresce più l’erba e la “tabula” di ogni cultura precedente viene “rasa”. La Spianata sta sul luogo del Sacrificio di Isacco, vi sorgeva il Tempio ebraico e Gesù vi predicò più volte, operandovi anche parecchi miracoli. Ebbene, ebrei e cristiani non hanno più diritto di pregare in quel luogo, perché così hanno decretato gli islamici. Né vale solo per la Spianata. No, tutta Gerusalemme appartiene loro, da quando il califfo Omar la prese nell’VIII secolo. Al Quds, “la santa”, è il terzo, per importanza, luogo sacro islamico dopo La Mecca e Medina. Dicono che Maometto vi sia salito al cielo dopo un volo notturno. Una tradizione orale, insomma. Le altre due fedi abramitiche si appoggiano non su racconti, ma su storia e archeologia. Ma non importa. I musulmani sono disposti a morire per Al Quds, che è loro “per sempre” da quando Omar vi ha pregato. E anche a far morire gli altri, com’è noto.

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La Spianata risale ai tempi di re Salomone, che nel 968 a.C. livellò la cima del monte Moriah (dove Abramo provò a sacrificare suo figlio) per costruire il Tempio. Quattro secoli dopo, nel 586 a.C., il babilonese Nabucodonosor lo distrusse. Nel 515 a.C., col permesso del persiano Ciro, gli ebrei poterono ricostruirlo. Nel 37 a.C. Erode il Grande cominciò i lavori che dovevano farne una delle sette meraviglie del mondo antico. Terminato dopo la morte di Gesù, non durò che sette anni perché nel 70 d.C. venne raso al suolo dai Romani. Non fu più possibile una terza ricostruzione perché, sotto Adriano, Gerusalemme divenne la colonia romana Aelia Capitolina, con divieto agli ebrei di rimetterci piede, pena la morte. Nel IV secolo Giuliano l’Apostata permise i lavori, ma ogni tentativo di sbancamento era impedito da esplosioni di gas del sottosuolo. Poi, la storia via via bizantina, persiana, araba, crociata, turca della Palestina rese impensabile la sola idea.

Nel 1948 il nuovo Stato israeliano annesse Gerusalemme Ovest, cui aggiunse nel 1967 la parte Est. Ma dovette concordare con la Giordania (detentrice del patronato sulle due grandi Moschee) uno “status quo” che interdiceva ai non musulmani gli atti di culto nella Spianata. E non solo questi, visto che la seconda Intifada, nel 2000, scoppiò per una semplice passeggiata in loco dell’allora premier israeliano Arile Sharon. Ogni tanto qualche gruppo di pii ebrei esegue la cerimonia della “pietra angolare”, una pietra non squadrata da scalpelli metallici che, accompagnata da musicanti, viene portata su un carro di buoi da fuori le mura alla piscina di Siloe, dove è aspersa con quell’acqua. Ma di utilizzarla per la sospirata ricostruzione del Tempio non se ne parla, perché se la processione fosse avvistata nella Spianata scorrerebbe il sangue.

di Rino Cammilleri per la Nuova Bussola Quotidiana




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