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Davvero conosci i ‘tre miracoli d’amore’ nascosti nell’Eucaristia?

I ‘tre miracoli d’amore’ nascosti nell’Eucaristia

È con una visione dell’unità eucaristica e quindi dell’amore di Gesù Eucaristia per noi, che dobbiamo accingerci a contemplare la grandezza del mistero dell’Eucaristia; perché ciò che non costa, non si apprezza, ciò che costa si apprezza.

Se per fare la santa Comunione dovessimo camminare chilometri e chilometri a piedi e stancarci e addolorarci, noi comprenderemmo che cosa significa fare la Comunione.

Ma siccome non ci costa, c’è un po’ il pericolo che non comprendiamo la grandezza del dono. Per rimanere aderenti all’invito di Gesù Si scires donum Dei – se tu conoscessi il dono di Dio (Gv 4,10), dobbiamo analizzare quello che l’Eucaristia è costata a Gesù, cioè il complesso dei miracoli in campo fisico, e ancora di più il complesso dei miracoli in campo morale che Gesù ha dovuto realizzare per poterci dare l’Eucaristia.

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Non faccio altro che seguire un piccolo libretto, uno dei più preziosi che sia mai stato scritto da penna umana: De venerabili Sacramento Altaris – Il Venerabile Sacramento dell’altare, di S. Tommaso D’Aquino. Egli, il più grande tra i teologi, si pone questa domanda: quanti miracoli sono stati necessari perché potesse realizzarsi l’Eucaristia?
S. Tommaso distingue tre momenti: 1) consacrazione del Corpo del Signore, 2) possesso del Corpo del Signore, 3) ricevere, mangiare il Corpo del Signore. In questi tre momenti infatti, dice S. Tommaso, noi consacriamo il Signore; lo possediamo nei nostri tabernacoli, nelle nostre pissidi, nei nostri ostensori; lo mangiamo.

In consecratione consideranda sunt et credenda tria mirabilia – nel momento della consacrazione noi dobbiamo considerare tre miracoli. Primo miracolo: quod ibi sub specie panis est verum Corpus Christi – che sotto le specie del pane c’è il vero Corpo di Cristo. Non è un corpo diverso da quello nato dalla Vergine Immacolata, non è un corpo diverso da quello che Egli glorioso ha in cielo, ma sub specie panis – sotto le specie del pane, c’è la realtà del Corpo di Cristo. Secondo: quod tota substantia panis mutatur in Corpus Christi – che tutta la sostanza del pane è stata trasformata in Cristo e, quindi, non abbiamo più il pane, ma abbiamo unicamente il Corpo di Cristo. Terzo miracolo: quod mutatur in Corpus Christi tota substantia panis, manent accidentia panis – che la sostanza del pane viene trasformata nel Corpo di Cristo, ma rimangono gli accidenti, le qualità del pane.

Primum est mirabile – il primo elemento è una cosa meravigliosa, è un miracolo, secundum mirabilius – il secondo punto è ancora più meraviglioso; tertium mirabillimum – il terzo è quanto mai meraviglioso, al massimo.

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Questi sono i tre miracoli che S. Tommaso ci fa vedere nell’Eucaristia: tre miracoli nella consacrazione. Pensate: nel momento della consacrazione, sotto i vostri occhi, tra le nostre mani si compiono tre miracoli. 

De tribus mirabilibus, quae considerantur in Corporis Christi possessione – i tre miracoli che avvengono nel possesso, nella conservazione di Gesù Eucaristia. Il fatto che noi nei nostri tabernacoli possediamo Gesù implica l’esistenza di altri tre miracoli: Primum mirabile signum, quod in possessione Domini corporis magna res, scilicet Corpus Domini, continetur sub tam parva specie panis.

Nell’Eucaristia noi abbiamo quella piccola Ostia bianca, quel frammento di pane, cosa infinitesimale, che possiamo misurare con un piccolo decimetro, e sotto una cosa tanto piccola e fragile c’è l’immensa realtà del Corpo di Cristo, cioè dell’Uomo-Dio. Ecco il primo miracolo: che Dio diventato Uomo e rimanendo uomo completo – notate, con le sue proporzioni fisiche – sia realmente esistente in quella piccola Ostia che posso spezzare tra le mie mani.

Secundum signum – secondo miracolo – quod unum et idem corpus est in pluribus locis, in pluribus portionibus. E qui tocchiamo un punto che è semplicemente delizioso. La realtà eucaristica è in ogni tabernacolo del mondo. E non si tratta di moltiplicare Gesù, ma si tratta di moltiplicare la presenza di Gesù. Quello che Gesù non può avere in quanto Uomo, cioè l’ubiquità, la onnipresenza, perché questa l’ha solo in quanto Dio, in un certo qual modo lo realizza attraverso l’Eucaristia: ecco il secondo miracolo. Voi siete a casa, avete la Chiesa vicino, avete un tabernacolo, avete l’Eucaristia, Gesù che sta accanto a voi. Venite in questa cappellina: c’è Gesù Eucaristia; andate per i vostri lavori e incontrate una Chiesa: c’è Gesù Eucaristia; vi allontanate, andate in villeggiatura in un posto lontano: ecco questo contatto continuo con Gesù Eucaristia, che ci fascia del suo sguardo, che ci segue istante per istante. Pensate questo sguardo molteplice di Gesù da ogni tabernacolo.

Vorrei chiamare questo secondo miracolo il miracolo dello “sguardo eucaristico” di Gesù.

Tertium mirabile est, quod Corpus Domini licet sit in pluribus licis vel hostiis, aut portionibus, tamen per partes non est divisum sed manet in se integrum et conjenctum – quando io spezzo il Corpo di Gesù non ho due Gesù, non ho spezzato il suo Corpo, ma ho ancora la identità di Gesù.

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Ecco il terzo miracolo: Gesù che non può essere spezzato, Gesù che rimane intatto pur nella sua molteplicità. 

E ancora tre miracoli: De tribus mirabilibus in Corporis Christi perceptione. Quando noi mangiamo, troviamo altri tre miracoli, quelli che vorrei chiamare i miracoli del Corpo mistico.

Primum, quod Corpus Domini dum manducatur, non minuitur – il corpo del Signore, quando viene mangiato, non diminuisce. Questo – dice S. Tommaso – è contro i protestanti, è contro quegli eretici i quali dicono che se il Corpo di Cristo fosse più grande di qualsiasi monte, a forza di mangiarlo, noi lo avremmo consumato. Corpus Christi non minuitur – il Corpo del Signore non diminuisce.

Il secondo miracolo: se non viene mangiato in qualche modo diminuisce. Qui c’è un pensiero meraviglioso che vorrei conservaste: Ad intelligentiam tam mirae rei sciendum – per l’intelligenza di questo bisogna sapere, quod duo sunt corpora mystica in hoc mundo – che in questo mondo ci sono due corpi mistici, scilicet corpus mysticum Christi – cioè il Corpo mistico di Cristo, et corpus mysticum diaboli, sive Antichristi – e il corpo mistico di Satana, il diavolo, e cioè dell’Anticristo; ad quorum alterutrum pertinent omnes homines mundi – e tutti gli uomini di questo mondo appartengono o all’uno o all’altro di questi due corpi mistici.

Il terzo miracolo è la conseguenza che, se il Corpo di Cristo viene mangiato dai fedeli, aumenta. Quindi non solo mangiandolo non diminuisce, ma se non ne mangiamo diminuisce e se ne mangiamo aumenta.

Il Corpo di Cristo fisico ci porta alla realtà del Corpo mistico di Gesù: di questo parleremo, tenendo presenti i nove miracoli nella realtà della Eucaristia. La onnipotenza di Dio è stata messa a disposizione del suo amore: e lo vogliamo vedere ancora più a fondo questo amore di Dio, più ancora che la onnipotenza, l’amore di Gesù? È il semplice fatto che Egli si sia degnato restare in mezzo a noi nella Eucaristia; Egli, che di nulla ha bisogno, rimane qui in attesa che noi andiamo a trovarlo; poi il fatto che Egli sia diventato pane: quello che io chiamo il secondo miracolo morale.

Il primo, che Egli sia voluto restare in mezzo a noi, povere creature; il secondo, che sia voluto diventare pane; il terzo, che Egli voglia che noi lo mangiamo. Ecco la terza espressione del suo amore, il terzo miracolo morale: vuole, che si mangi di questo pane.
Il quarto miracolo morale è che Egli sopporti anche la Comunione sacrilega, purché possa esserci una persona che lo riceva con amore e per questo – ecco l’ultimo punto – Egli arriva perfino a sopportare l’abbandono, a volte più penoso, nelle Chiese purché ci sia qualche persona che vada a Lui, vada a trovarlo, vada a mangiarlo.

Ecco la realtà dell’amore di Gesù. Adesso possiamo comprendere come veramente Gesù ci ha amato: dilexit me et tradidit semetipsum pro me. Nel momento in cui il sacerdote vi dà l’Eucaristia Corpus Domini nostri Jesus Christi…, in quel momento in cui i nostri antichi rispondevano: Amen, pensate: dilexit me et tradidit semetipsum pro me, si lascia dare pro me.

di Guglielmo Giaquinta, Vescovo

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