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Come pecore in mezzo ai lupi, rimaniamo testimoni del Vangelo dell’amore

Cari amici lettori, ancora una volta un attentato terroristico ha sconvolto le nostre vite, mentre non si sono spenti gli echi della strage avvenuta all’aeroporto di Istanbul e delle due autobombe che a Baghdad hanno provocato 126 morti. Quanto è avvenuto a Dacca, in Bangladesh, ci ha colpito particolarmente perché sono stati coinvolti numerosi nostri connazionali.

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Una «barbarie insensata contro Dio e contro l’uomo», l’ha definita papa Francesco. Dietro questa violenza c’è quasi sempre lo Stato islamico, detto anche Isis o Daesh. Si tratta di una vera e propria strategia del terrore, che tende a farci cadere nella paura, nel sospetto, nella tentazione di rispondere con altrettanta violenza. Forse, come dicono alcuni, è un colpo di coda che serve a tener desta l’attenzione di fronte all’indebolimento territoriale dell’Isis, che si sta ritirando da molte città in Siria, Libia e Iraq.

Non voglio, però, entrare in analisi politiche, strategiche o ideologiche. Mi chiedo solo che atteggiamento possiamo adottare come cristiani e come comunità ecclesiale. La testimonianza di un missionario saveriano in Bangladesh, padre Giacomo Gobbi, che mi è stata inviata, può aiutarci a riflettere. Padre Giacomo rievoca la situazione dopo l’attentato di Dacca e mette in rilievo la confusione che regna nel Paese. «Noi stiamo tutti bene», conclude, «e, come succede sempre dopo fatti di questo genere, siamo protetti dalla polizia. Per farvi un esempio: domani mattina dovrò andare a celebrare la Messa in parrocchia qui a Khulna e la polizia mi accompagnerà. Come missionari, pur essendo preparati a eventi di questo genere, dobbiamo essere prudenti ed evitare rischi inutili. Ci fidiamo comunque della protezione del Signore e contiamo anche sulle vostre preghiere… Preghiamo per il popolo del Bangladesh perché possa vivere la pace». Padre Giacomo mi ha fatto venire in mente le parole di Gesù: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe». Bisogna essere prudenti, accorti, evitando rischi inutili. Ma in quanto cristiani, testimoni di Gesù, siamo «pecore in mezzo a lupi». Non possiamo diventare noi stessi «lupi».

Dacca 2




Ce ne sono già troppi nel mondo. No, dobbiamo rimanere come le pecore, anzi come l’Agnello di Dio che è Cristo stesso, lui che ha preso su di sé il male del mondo offrendo in cambio il bene, il perdono, la misericordia. È questo l’annuncio affidato a noi cristiani, il Vangelo, la buona notizia dell’amore. San Paolo ce lo insegna nella Lettera ai Romani: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (12,21).




Redazione Papaboys (Fonte credere.it/don Antonio Rizzolo)

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