A questo proposito, il cardinale Sepe ha ricordato la parabola del ricco epulone e di Lazzaro: “Non è una mia interpretazione. Alla fine, il ricco epulone è andato nel profondo degli inferi e Lazzaro è stato esaltato. Questo è un insegnamento evangelico che deve farci riflettere nel valutare le azioni di queste persone che disprezzano l’uomo”. Il porporato ha, quindi, ribadito: “Come fai a dare la comunione a chi distrugge? Se io offendo una creatura di Dio è chiaro che io offendo anche Dio. Quando io commetto questi delitti, che facilitano o creano processi che possono riguardare anche la vita: Il mafioso che attenta alla vita è come il piromane o l’affossatore di veleni nelle terre che inquinano l’aria e le falde acquifere. Questi sono attentati alla vita e chi attenta alla vita è contro Dio”. Dunque, “se non c’è nessun segno di pentimento, niente sacramenti in chiesa per queste persone”. Rispondendo a una domanda sui 50 anni dell’enciclica di Paolo VI, “Ecclesiam suam”, il porporato ha evidenziato: “È stata un’enciclica che ha creato una svolta all’interno non solo della pastorale della Chiesa, il dialogo a fondamento di tutte le attività che la Chiesa può svolgere, ma anche per esempio un influsso enorme sulle relazioni ecumeniche e sul piano sociale. È un merito di Paolo VI e sono contento che tra qualche settimana sarà dichiarato beato da Papa Francesco”. Fonte: Agensir