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Bruzzano – La parrocchia che già quest’estate ha ospitato 354 migranti

Il parroco don Paolo: «Per trentanove giorni nell’oratorio abbiamo ospitato siriani, nigeriani e altre persone in fuga da miseria e persecuzione. Grazie solo all’aiuto di 150 volontari»

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Che cosa hanno fatto i volontari?
Si sono divisi in turni e gruppi, autogestendosi con una segreteria. Arrivavano al mattino per preparare la colazione e pulire i bagni, poi c’era chi si occupava del servizio guardaroba, dove distribuiva i vestiti raccolti tra i parrocchiani, e chi teneva le lezioni d’italiano. Inoltre c’era chi ridava “nuova vita” ai cibi che ci sono stati donati da Milano ristorazione. Il pranzo era alle 12.45 ed era servito da altri volontari. S’è instarurato un clima di condivisione e di dialogo. Ad esempio dopo pranzo volontari e ospiti insieme sparecchiavano e ripulivano. Dalle quattro del pomeriggio c’era il “momento di socialità” e gli ospiti ne approfittavano per chiacchierare con i volontari, mentre i figli dei parrocchiani facevano giocare i bambini ospiti. Dopo cena si cantava insieme o si giocava a calcio.

Chi sono le 354 persone che avete ospitato?
La maggior parte degli ospiti erano di passaggio e si fermava al massimo per tre giorni, per rimettersi in “sesto” prima di riprendere il viaggio e raggiungere altri parenti, in Olanda, in Norvegia o in Germania. Per lo più eranosiriani ed eritrei, e tra i siriani c’erano molte famiglie con figli piccoli al seguito. C’è stata poi anche una minoranza, composta da pachistani, togolesi, ghanesi e nigeriani che chiedevano di rimanere qui. I pachistani erano in Italia già da un anno e sicuramente hanno ottenuto i primi permessi di soggiorno, mentre i nigeriani – tutti cristiani, per lo più battisti – ci hanno raccontato di essere scappati da persecuzioni politiche e religiose, anche se per fortuna non avevano direttamente conosciuto quelle di Boko Haram.

E i volontari del quartiere, chi sono?
Tutti i giorni ci sono state almeno 40 persone al giorno. C’erano parecchi giovani, dai 16 anni in su, e anche bambini. Posso dire che la stragrande maggioranza dei volontari era al di sotto dei 60 anni.

È successo qualcosa di particolare durante questo periodo di convivenza?
Con un gruppo di nigeriani sono arrivate anche alcune coppie e tra queste sei mamme in gravidanza. Una di loro ad agosto era ormai al termine: nel consultorio decanale è stata seguita passo passo e monitorata sino alle doglie. Il parto si è svolto all’Ospedale Sacco e così il 13 agosto, alle 21.04 è nata Sarah. È stata il più grande dono di quest’esperienza: abbiamo messo un fiocco rosa sull’oratorio e sull’atto di nascita è scritto che era residente in via Acerbi, l’indirizzo dell’oratorio. Quindi davvero ci siamo sentiti tutti coinvolti con lei, chi come “zio”, chi come “nonno”. Quella bimba è parte di quest’oratorio. Dopo qualche giorno, genitori e figlia sono andati in una casa famiglia, so che hanno richiesto il permesso di soggiorno in prefettura.

Papa Francesco ha chiesto che ognuna delle 27 mila parrocchie italiane accolga una famiglia di migranti. C’è un suggerimento che, in base a quanto successo a Bruzzano si sente di dare?
Anzitutto sottolineo che le 350 persone che abbiamo accolto non sono passate tutte insieme, ma suddivisi in gruppi al massimo di 90 persone. Bruzzano è un quartiere-paese, una periferia bella e buona, con le sue fasce di povertà e fatica, che la parrocchia conosce e accompagna da tempo. All’inizio qualcuno ipotizzava che ci sarebbe stata una reazione di paura, anche se per lo più confinata sui social network. A fronte di questi timori, non c’è però stata nessuna esperienza negativa. Il cancello dell’oratorio era sempre aperto e io spesso ho invitato i parrocchiani a venire e vedere, a sedersi e chiacchierare con i nostri ospiti. Ad ogni appello fatto in chiesa, le persone hanno risposto donando indumenti e giochi. La prima sera avevamo fatto preparare quaranta sedie: sono arrivate 130 persone. Sicuramente in quartiere qualcuno non sarà stato d’accordo, ma questo non è stato ostacolo, semmai ci ha aiutato a chiarire il senso di quest’esperienza.

E ora all’appello del Papa risponderete di nuovo?
Nella modalità che abbiamo vissuto quest’estate l’accoglienza non sarà riproponibile, perché d’inverno l’oratorio è impegnato per i bambini. Ma è stata un’esperienza che ci ha segnato e seriamente stiamo riflettendo, con il consiglio pastorale, per rispondere alle esigenze delle famiglie dei rifugiati. L’appello del Papa è stato molto concreto e anche il cardinale Angelo Scola ha già ripetutamente chiesto alle parrocchie di organizzarsi per l’accoglienza con la Caritas ambrosiana.




Redazione Papaboys (Fonte www.tempi.it/Chiara Rizzo)

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