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Bolzano-Bressanone, il sinodo affronta i ‘temi tabù’

SinodoTRENTINO ALTO ADIGE – BOLZANO – “La Chiesa di Bolzano-Bressanone guarda al futuro. Senza restrizioni e senza tabù. Così come ha voluto il vescovo Ivo Muser, aprendo un anno fa il secondo Sinodo diocesano”. È quanto si legge in un articolo che viene pubblicato sul numero in uscita del settimanale diocesano, “Il Segno”. Lo scorso fine settimana a Bressanone i sinodali si sono confrontati su varie questioni. Diversi i temi che hanno acceso il dibattito. Ad essere teatro di aperto confronto è stato in particolare il documento della commissione n. 4, quella chiamata a rispondere alla domanda “Come possono essere preparati, celebrati e vissuti oggi i sacramenti?”. All‘interno del testo, infatti, erano inserite alcune “visioni” legate a temi “sovradiocesani”, per i quali cioè il vescovo diocesano non ha competenza. “In un‘ottica di dialogo aperto e senza tabù – riferisce il settimanale -, tali argomenti sono stati affrontati nei mesi di preparazione del documento, anche attraverso momenti di confronto pubblico organizzati dalla segreteria del Sinodo”. L‘assemblea sinodale ha respinto la proposta della presidenza del Sinodo, che aveva evidenziato questi “passaggi caldi” con degli asterischi, rimandandone la trattazione alla fine della quarta sessione del Sinodo, quando si sarebbe discusso il documento della commissione 12, incaricata di redigere un documento in cui sono raccolte le istanze del territorio in materia di questioni che esulano dai poteri del vescovo. 

“Un documento, questo – precisa il Segno -, che monsignor Muser si è fin da subito detto disponibile a presentare ai vertici della Chiesa, una volta terminato il Sinodo”. Sabato i sinodali – poco meno di 200 a fronte dei complessivi 259 – si sono confrontati su temi quali “l‘abolizione del celibato sacerdotale, il diaconato femminile, l‘ordinazione femminile, la comunione per i separati divorziati e l‘amministrazione dell‘unzione degli infermi da parte di laici”. Su questi temi l‘assemblea sinodale non poteva votare (essendo questioni “sovradiocesane”), ma ha espresso “un parere chiaro su quello che è il suo pensiero”. In particolare, “il punto che afferma che ‘il sacramento dell‘Eucaristia è aperto a tutti i battezzati‘ ha raccolto il 67% dei consensi (26% i contrari, 7% gli astenuti)”. Inoltre, “il 79% dei presenti ha votato a favore della somministrazione del sacramento dell‘unzione ‘indipendentemente dal sacramento della riconciliazione; uomini e donne che accompagnano malati possono somministrare l‘unzione degli infermi su incarico‘ (contrari sono stati il 18% dei presenti e 3% gli astenuti)”. Per la comunione ai divorziati risposati (“dopo un processo di maturazione in cui la persona impara di suoi fallimenti, ammette le proprie responsabilità e s‘impegna per una conclusione riconciliata del rapporto fallito”) “si è detto favorevole l‘85% dei presenti (contrari l‘11%, astenuti 4%)”.

Di fronte alla visione in cui si prevede che “l‘ordine è aperto a tutti i battezzati e cresimati, donne e uomini”, “si è espresso a favore il 62% dei presenti (contrario il 33%, astenuto 5%)”. Non solo: “È desiderio del 62% dei sinodali altoatesini che ‘l‘ordine‘ non sia ‘legato a una forma di vita vincolante‘, ossia che i sacerdoti non siano vincolati al celibato ma che possano scegliere se sposarsi o meno (contrario si è detto il 33% e si è astenuto il 4%)”. Il tema del “diaconato femminile” è stato affrontato in un passaggio del documento programmatico della commissione 5: “A favore si è detto il 79% dei presenti, contrario il 14% e si è astenuto il 7%”. Ora, spiega il settimanale, “l‘esito della raccolta di opinioni di sabato scorso sarà fatto confluire nel documento della commissione 12 e andrà ad integrare quanto finora elaborato nel documento sui ‘temi sovradiocesani‘”. Tra le decisioni prese dall‘assemblea sinodale “anche quella che riguarda le liturgie della Parola, che si celebrano in quelle comunità in cui non è presente un sacerdote. I sinodali hanno deciso che nelle liturgie della Parola non venga distribuita la comunione, così come chiesto in un emendamento al documento programmatico sulla liturgia (il 64% dei presenti si è detto contrario alla liturgia della Parola con la comunione, il 30% era favorevole e il 6% si è astenuto)”. Fonte: Agensir

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