Per mons. Nosiglia è importante che “la Magistratura italiana, nei due gradi di giudizio, abbia comunque sottolineato l’attenzione prioritaria alla tutela della persona più debole”. Tuttavia, aggiunge, “la crescita di questo bambino avverrà comunque in una situazione dove si incrociano diverse, obiettive difficoltà, legate in particolare all’assenza di un vero contesto familiare. È augurabile che l’affidamento congiunto alle due ‘mamme’ stimoli il reciproco senso di responsabilità degli adulti in questione; ma non si può non rilevare che proprio il merito della vicenda giudiziaria si caratterizza per le ‘assenze’ di vari presupposti: l’assenza di figure materne e paterne chiare, riconoscibili e ‘presenti’; l’assenza di un contesto sociale, culturale e normativo che metta in esplicito collegamento i diritti degli ‘individui’ con i doveri dei genitori e dei cittadini”. L’arcivescovo conclude la nota con un augurio: “Al di là della propaganda ideologica o politica, che cerca subito di tirare dalla propria parte la sentenza, ci auguriamo che nel buon senso della gente comune prevalga sempre il detto ‘di mamma ce n’è una sola’; e nessuna dichiarazione, anche trascritta nei registri come ‘madre A’ e ‘madre B’ potrà mai sostituire questa realtà nel cuore di un figlio”. Fonte: Agensir