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Quando a chiederti di fare un film è… Maria

Simone ed Emanuele hanno avuto la loro vita trasformata a Medjugorje e sono talmente legati a quel luogo, che hanno deciso di girare un film, su ciò che accade in quel remoto paesino bosniaco. Simone Visentini ed Emanuele Marzani, regista e attore protagonista, del film in questione, sono alle loro prime armi, ci credono talmente tanto, che stanno spendendo tutte le loro energie alla realizzazione di questo loro progetto.

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Hanno già iniziato i provini e presto torneranno a Medjugorje per incontrare padre Danko e Padre Marinko per ottenere l’ok definitivo, per le riprese nella Chiesa e durante l’adorazione  Eucaristica, i due momenti chiave del film.

Attorno al loro progetto hanno radunato molti volontari e professionisti e non mancano nomi di “convertiti famosi” come gli attori Beatrice Fazi e Pietro Sarubbi, i cantautori Roberto Bignoli e Debora Vezzani. L’idea del film e venuta a Emanuele, che ha avuto l’ispirazione, durante un’apparizione della Madonna a Vicka.

Incontrati da ZENIT, il regista e il protagonista, hanno raccontato il loro progetto cinematografico.

Simone, sei il regista di In fondo alla salita. Puoi raccontarci di questo vostro progetto?

Ci tengo a precisare che io non sono (ancora) un regista cinematografico. Ma se la Madonna ha scelto me per questo progetto, è perché forse Le interessa “usare” una persona convertita, che sente la necessità di testimoniare e che desidera divulgare i suoi messaggi.

Come è avvenuta questa tua conversione?

Ho 43 anni e sono di Mantova, ho avuto sempre due grandi passioni: il teatro e la musica. Una passione nata nell’oratorio del mio paese, fin dall’età di 11 anni. Nel 1990, ho dovuto fare una scelta cruciale: iscrivermi ad un’Accademia Teatrale oppure scegliere la più sicura facoltà di giurisprudenza. Alla fine ho scelto la seconda opzione. Negli anni di giurisprudenza a Milano, è iniziato il mio declino spirituale: il teatro diventa quello di estrema sinistra, la musica contesta la Chiesa, le letture sono un inno all’idolatria, tutto va nella direzione opposta rispetto al mio punto di partenza. Nell’aprile del ’97, ho scoperto che sarei diventato presto padre, così mi sono sposato. Dopo solo tre anni si consuma la rottura definitiva con mia moglie. Una separazione che era scaturita dalla mia decisione, da lei non condivisa, di fondare una cooperativa teatrale, invece che investire sulla mia carriera di avvocato.

Una vita di inquietudini e sofferenze, poi la svolta e la tua conversione, iniziata da un pellegrinaggio a Medjugorje…

Tutto inizia un po’ prima, quando ho incontrato Manuela, che aveva alle spalle, anche lei, una storia simile alla mia. Lei che lavora nella danza, ha avuto una figlia nel 1997 e un matrimonio civile naufragato. Iniziammo a convivere da subito e fondammo L’Officina delle Arti di Mantova. Poi nascono altri due figli, la nostra vita è apparentemente felice. Un giorno la Madonna “chiama” Manuela a Medjugorje, io non potevo andare per motivi di lavoro. Quel suo pellegrinaggio segnerà, per sempre, il futuro della nostra famiglia. Manuela, al ritorno dal pellegrinaggio, mi parla di veggenti, di una Madonna che appare, di miracoli fisici e spirituali, ma soprattutto mi dice che è necessario che anche io vada a Medjugorje.

Mi hai raccontato, che un po’ per curiosità e un po’ per l’insistenza di Manuela, alla fine vai a Medjugorje, anche tu.

Sì, partiamo con tutta la famiglia, poi quel mondo che, solo raccontato, mi aveva fatto incuriosire, trasforma la nostra vita. A Medjugorje però scopro, durante una confessione, che la Chiesa mi considera ancora legato alla mia ex moglie; avevo una fede tiepida ed ero anche ignorante sulle questioni dottrinali. Ha inizio il lungo e tortuoso cammino per richiedere l’annullamento del matrimonio. E fra rosari, Messe quotidiane e digiuni, non mancano gli appuntamenti con gli avvocati. Intanto una notizia meravigliosa riempie di luce la nostra famiglia, attendiamo il quinto figlio. Il 4 maggio un’ecografia rivela che la nostra bambina è affetta da trisomia 18 e che ha una gravissima forma di malformazione cardiaca, incompatibile con la vita. In quei momenti ci tornava in mente Medjugorje, il senso della croce, la consapevolezza che il Signore spesso ci prepara per le prove più difficili. Mi sovviene qui la frase di Don Bosco: “Se sei solo, ma hai Dio con te, siete la maggioranza”. Infatti quell’1% di possibilità di restare in vita, Maria Teresa se lo prende tutto fino all’ottavo mese, un vero miracolo. Maria Teresa nasce, tenta di respirare, ma se ne va. Un angelo in più che il Signore ha chiesto in cielo e un miracolo che ha deciso di realizzare in terra. Perché Maria Teresa è stata, ed è tuttora, una grazia per tante persone, è ancora viva nelle testimonianze che Manuela è chiamata a fare, con me a fianco. A tutto questo si aggiungono le difficoltà per l’annullamento del mio precedente matrimonio. Annullamento che si concretizzerà solo dopo tre anni. Sabato 18 aprile 2015, con Manuela ci uniamo finalmente in matrimonio. Pochi giorni dopo le nostre nozze, ho un appuntamento sugli Appennini reggiani. All’inizio di quel mese, infatti, mi aveva cercato un ragazzo di nome Emanuele [lo guarda e ride compiaciuto, ndr], aveva un progetto importante, forse folle: un film su Medjugorje, che gli aveva chiesto direttamente la Madonna. Gli serviva un regista… convertito. Io avevo tutte le caratteristiche che cercava. Quando Maria chiama … Così è iniziata questa nostra avventura.

Emanuele tu sei molto giovane, hai solo 18 anni, però tutto è iniziato da te: il desiderio di fare il film, la ricerca e la scelta di un giovane regista, convertito a Medjugorje. Anche tu hai una storia di vita particolare, puoi raccontarcela?

Sono cresciuto in mezzo ad amici coinvolti in storie di droga, alcool e sesso facile. Queste cose, mi rendevano molto triste, erano ragazzi di animo buono, ma fragili, caduti in quel vortice di sofferenza. Da quando avevo quattro anni d’età, ogni anno andavo in pellegrinaggio a Medjugorje, con tutta la mia famiglia. In quei pellegrinaggi, ho avuto occasione di ascoltare tante testimonianze di conversione e di fede; mi colpivano quelle dei ragazzi ex tossicodipendenti, che vivevano nelle comunità. Il mio sogno, fin da bambino, era quello di diventare un attore per qualche importante produzione cinematografica. Il 21 giugno 2014, ero all’incontro con Vicka, una delle veggenti di Medjugorje. Durante l’apparizione, ho guardato la statua della Vergine, ho fatto una preghiera e ho chiesto a Maria: “Mamma, io non so se tu mi stai ascoltando, però voglio chiederti una cosa. Ti prego, sai che desidero fare l’attore, dammene la possibilità”. Subito dopo, ho avvertito nel mio cuore, come una voce materna, che mi diceva: “Figlio mio, voglio che tu realizzi un film su Medjugorje”. Ad un tratto, nella mia mente, vedevo le scene del film, era come se lo stessi guardando alla televisione. La trama, veniva impressa nell’intimo del mio cuore. In quel momento dissi con immensa gioia e gratitudine il mio sì a quel progetto, con la piena convinzione che Lei mi sarebbe stata sempre accanto e mi avrebbe aperto la strada per realizzarlo. Infatti dopo poco tempo mi ha fatto conoscere Simone, che ha accolto con gioia e forte entusiasmo questo mio progetto. Insieme vogliamo realizzare questo film, affinché possa essere uno strumento per diffondere il messaggio della nostra Madre Celeste”.

Simone fare un film, non è una cosa semplice, se poi il film ha un tema religioso, è ancora più difficile, vedo che siete molto determinati. Puoi raccontarci brevemente la trama?

Il personaggio principale, che sarà interpretato da Emanuele, è un ragazzo di 17 anni che vive con la madre, interpretata da Beatrice Fazi. Il padre del ragazzo, ha abbandonato la famiglia cinque anni prima. Emanuele, intelligente e sensibile, è comunque coinvolto in storie di droga, alcool, sesso e musica satanica. Eccezionalmente e, quasi per sbaglio, viene a contatto con delle realtà cristiane. Incontra un ragazzo disabile, Luca Ongaro, che nel film, interpreta se stesso, che lo invita a lasciare quella cattiva strada. La madre Beatrice, già da tempo in un cammino di fede e di preghiera, scopre di avere un cancro in stato avanzato. Ne parla con il parroco Don Pietro, interpretato da Pietro Sarubbi, è molto preoccupata, non tanto per sé, quanto per il figlio. In accordo con Don Pietro, mamma Beatrice dà la notizia della malattia al figlio, invitandolo a recarsi a Medjugorje. Emanuele arrivato in Bosnia vive una settimana di rivoluzione interiore totale. Il pellegrinaggio al Podbrdo, la Confessione, la Santa Messa, la convivenza obbligata nella stessa stanza con il disabile Luca, le chiacchierate sulla castità, gli fanno scoprire un mondo per lui sconosciuto. Emanuele torna a casa. Ha capito che la “medicina”, che la madre chiedeva di cercarle a Medjugorje, quella che l’avrebbe fatta guarire, era semplicemente la Madonna. Ma quella medicina non era per lei, ma per lui, era lui che voleva salvare. Il seguito e il finale, speriamo che tutti, lo possano vedere su uno schermo cinematografico e televisivo.

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Sicuramente un progetto interessante, come pensate di riuscire a trovare i finanziamenti necessari alla sua realizzazione?

Abbiamo pensato anche di muoverci attraverso una campagna di fundrising, ovvero una raccolta di donazioni, fatta tramite internet, facendo leva sul fatto che Medjugorje attira migliaia di persone. “In fondo alla salita” è un film senza fini di lucro, il cui soggetto è di proprietà della Associazione “Una Mano dal Cielo”. Ora il nostro obbiettivo è quello di riuscire a reperire i fondi necessari, lo stiamo facendo anche mediante sottoscrizioni. Anzi invitiamo tutti a visitare il nostro sito www.infondoallasalita.com e la nostra pagina Facebook perché anche un piccolo contributo è fondamentale per poter iniziare questa meravigliosa avventura. Inoltre abbiamo fatto appello a qualsiasi privato, società, fondazione o associazione, che nel rispetto delle finalità del nostro progetto, possa proporsi come produttore. Per realizzare questo progetto occorrono i soldi, è giusto avere il coraggio e l’umiltà di chiederli a tutti coloro che credono in Medjugorje, che sentono il legame forte con la Gospa.




Il servizio e l’intervista sono stati realizzati da Roberto Lauri (Fonte it.zenit.org)

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