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Attentato terroristico nella sinagoga, strage a Gerusalemme

sinagoga-attentato-morti-20141118100234 (1)Attacco terroristico ad una sinagoga di Gerusalemme. Due terroristi arabi sono entrati nella sinagoga “Kehilat Yaakov” di Shimon Agassi Street, nel quartiere ortodosso di Har Nof a Gerusalemme Ovest, con pistole, coltelli e aste di metallo avventandosi contro i fedeli alle 7, l’ora della preghiera mattutina.

Gli attentatori sono palestinesi di Gerusalemme Est, sono arrivati in auto, e appena entrati hanno iniziato a sparare con delle pistole gridando «Allah hu-Akbar» durante l’attacco ai fedeli, che avevano indosso i tradizionali “tallit” e “tefillin” per le preghiere. Vi sono stati dei corpo a corpo con alcuni fedeli. I rapporti delle unità di emergenza del “Maghen David Adom” parlano di quattro vittime e 8 feriti – di cui 5 molti gravi – fra i fedeli. I feriti sono stati ricoverati all’ospedale Hadassah-Ein Kerem.

I due terroristi, che sono stati uccisi dall’intervento delle guardie di sicurezza, avevano le carte di identità blu che indicano cittadinanza israeliana. Sono due cugini, di 22 e 27 anni, del quartiere arabo Jabel Mukaer di Gerusalemme Est. Un paramedico racconta: «Ci hanno sparato addosso mentre stavamo soccorrendo i feriti». Polizia ed elicotteri militari stanno perlustrando l’area alla ricerca di altri complici. Fra le vittime vi sarebbe anche un esponente del partito ortodosso-sefardita “Shas”.

Per Micky Rosenfeld, portavoce della polizia, “si tratta di un attacco terroristico” e Hamas lo giustifica con il portavoce Mushir al-Masri: «È una vendetta per l’uccisione del guidatore di autobus palestinese». Il riferimento è al ritrovamento, domenica sera, della salma di Yusuf Hasan al-Ramuni, 32 anni, autista della linea “Eged”. L’uomo è stato trovato impiccato nella zona industriale di Har Hotzvim e l’autopsia, avvenuta ieri, ha escluso che sia morto per atti di violenza ma la famiglia ha detto di non credere alle conclusioni dei medici israeliani. I funerali del palestine si sono svolti ieri sera a Gerusalemme Est, con la partecipazione di migliaia di persone.

Il premier israeliano – riferisce la versione on line del quotidiano La Stampa – Bejamin Netanyahu punta l’indice sul presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen: «Incita all’odio contro di noi, è lui il responsabile e reagiremo con forza». Il ministro della Sicurezza Interna, Aharonovich, aggiunge: «L’Autorità palestinese diffonde odio e bugie contro di noi, su radio, tv, Internet e libri di scuola, queste sono le conseguenze, anche sulla morte dell’autista palestinese dicono menzogne perché l’autopsia ha accertato che è stato un suicidio». Il capo della Polizia, Yohannan Danino, ammette che «si tratta di singoli che decidono di colpire spinto dall’incitamento all’odio e non c’è una soluzione semplice a questa minaccia». Lo stesso Danino assicura che «la sicurezza sarà ripristinata» e chiede ai cittadini di «non cedere alla tentazione di farsi giustizia da soli perché saranno le forze di sicurezza a battere il terrorismo».

I PRECEDENTI –  Il 22 ottobre un palestinese uomo alla guida di un’auto ha investito un gruppo di pedoni a una fermata del tram a Gerusalemme, uccidendo una neonata di tre mesi ed una donna. L’attentatore, il 21enne Abdelrahman Shaludi ucciso dai poliziotti mentre tentava di fuggire a piedi.

Il 5 novembre un altro attentato con un auto contro la folla: muore un agente di polizia e vengono ferite 13 persone. L’uomo che al volante è stato identificato come Ibrahim al Akri, 48enne membro della Jihad islamica, ed è stato ucciso dagli agenti. L’attentato era avvenuto poche ore dopo i nuovi scontri tra palestinesi e agenti di polizia sulla Spianata delle Moschee che avevano portato a una breve chiusura dell’area.

Il 16 novembre nuovo attacco all’arma bianca contro un israeliano a Gerusalemme. Un uomo è stato accoltellato alla schiena ed è stato ricoverato in ospedale. La polizia indaga su “un giovane arabo, sui 32 anni, che poi è fuggito”. Il fatto è avvenuto vicino alla Porta di Damasco, il principale ingresso alla città vecchia.

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