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Assalto Lgbt all’infanzia arruolati Disney e Netflix

Star Butterfly, una principessa bionda che deve ancora imparare ad usare i suoi poteri, è la leader delle principesse ribelli. Chi cerca di arginare la loro ribellione è miss Heinous, ovviamente dipinta come una perfida dittatrice del riformatorio per principesse ribelli. Sono alcuni dei personaggi della serie di cartoni animanti “Marco e Star contro le forze del male” (“Star vs. the Forces of Evil”), in onda su Disney Channel.

Se la serie aveva già fatto clamore per aver rappresentato una scena di baci fra personaggi dello stesso sesso, ora è la volta di una principessa, Turdina, che si rivela invece essere un maschio. Proprio mentre lo sta per rivelare alle principesse ribelli, arriva sulla scena miss Heinous a svelare a tutti che Turdina è in realtà un maschio e urlando: “Guardate dove vi porta tutta questa libertà…quello che pensavate un eroe vi ha mentito. Perciò avete bisogno di me”. Ma fra le principesse si solleva una voce: “Cosa importa se è un maschio, nulla di quello che ci ha detto era sbagliato”. E un’altra: “Lui può essere una principessa se lo vuole”. Infine: “Turdina è uno stato mentale”. Poi, al grido di “forza ragazze” tutte le bambine inseguono la cattiva direttrice del riformatorio cacciandola via.
Così, mentre medici e scienziati lanciano l’allarme della crescita dei casi di disforia di genere nei bambini, sempre più confusi sulla loro identità sessuale, la Disney non solo normalizza la cosa ma spinge a credere che sia un bene. Perciò guai a quei cattivi che osano opporsi, mentre ovviamente le sostenitrici del “gender free” sono femmine dipinte come eroine capaci di ribellarsi ad una vecchia retrograda. Ma non solo perché in un’altra serie per adolescenti di Disney Channel i rapporti fra ragazzini dello stesso sesso sono trattati con un sentimentalismo finto-compassionevole che mira a far sentire cattivo chiunque, anche solo per istinto naturale, provi orrore nel vedere un 13enne che corteggia con un altro maschio aiutato dall’amica donna che pare più virile di lui.
Ma qual è la vera origine di tutta questa confusione? Lo si vede bene in un’altra serie, questa volta in onda su Netflix. “Big Mouth” è un cartone in cui un gruppo di ragazzini nella fase della pubertà vengono ridotti a perversi che non fanno altro che pensare al sesso. Si vedono oscenità di tutti i tipi, mentre la bellezza del corpo viene ridotta a qualcosa di bestiale e incontrollabile. Insomma, invece che spiegata a partire dal suo fine, la sessualità viene ridotta a mero istinto bestiale ingovernabile. Dove ci sono scene di approvazione anche dell’omosessualità, di cui, dice un genitore al figlio usando un linguaggio a dir poco scurrile, non bisogna vergognarsi. Sostanzialmente l’uomo sarebbe un animale schiavo del sesso. Perciò bisogna imparare ad accettare questa schiavitù per conviverci, tanto che gli stessi ideatori della serie hanno ammesso che il tentativo è di trovare del divertente nel periodo più orribile della vita di una persona: la pubertà, che definiscono “un incubo”.
Ma chi è che guarda l’uomo così? Chi gli fa credere che la sua sessualità, il dono più grande del Cielo, da proteggere più di ogni altro con pudore al fine di essere utilizzato per il suo fine, quello attraverso cui l’uomo arriva a somigliare a Dio, diventando creatore e generatore di vita, immagine della Trinità, sia qualcosa di bestiale (come lo diventa ogni cosa utilizzata irrazionalmente al di fuori del suo scopo)? Basta guardare chi è l’educatore dei ragazzini della serie: delle bestie con le corna, i demoni dell’ormone, che spiegano loro perché sia normale essere fissati con il porno e la masturbazione tutti ampiamente rappresentati nel cartone. Non importa se ormai sia una vera e propria piaga sociale.

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È questa la visione diabolica dell’uomo, che si è diffusa con la rivoluzione sessuale proprio disgiungendo la sessualità dal suo fine, ora arrivata solo al suo volto più espressivamente tremendo che fa apparire l’uomo come una bestia persino sessualizzando i bambini. Certo che ciascuno ha le sue responsabilità: perché se la macchina milionaria femminista ed Lgbt persegue i suoi progetti che piacciono al demonio, dall’altra parte i cristiani hanno contribuito a sostenere un sistema, quello in cui vivono, ormai evidentemente anticristico.
Per questo, il vescovo emerito di Corpus Christi (Texas), Rene Henry Gracida, ha deciso di interrompere l’abbonamento a Netflix “come dovrebbero fare tutti coloro che dicono di avere a cuore il benessere dei giovani americani” ma che magari lasciano i bambini soli davanti alla tv. Perché se non è sufficiente, sta diventando sempre più necessario.




Fonte www.lanuovabq.it

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