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Anniversario. Il 3 gennaio 1944 Suor Lucia scrive la terza parte del segreto di Fatima

L’esempio più bello a questo riguardo potrebbe essere offerto proprio da colei che ebbe il privilegio di sentire con le proprie orecchie questa promessa dalla bianca Signora sotto il sole di Fatima, la veggente Lucia.

Le parole del 13 giugno le si incisero così profondamente nell’anima che le avrebbe portate nel cuore per sempre, fino alla morte, e sarebbero venute in suo soccorso nei momenti più difficili della sua vita, al cospetto delle prove più dure nel compimento della sua celeste missione. Un solo esempio basterà a rendere l’idea.

Siamo all’inizio del suo lungo cammino di consacrazione religiosa. Deve lasciare il collegio di Vilar, in Portogallo, e partire per la Spagna per cominciare il postulandato, la prima tappa della formazione. Deve in pratica, giovanissima, lasciare tutto e lanciarsi verso un futuro quasi del tutto sconosciuto, con la sola intima certezza che il Cuore di Cristo e della Santissima Vergine non l’avrebbero mai abbandonata.

Ascoltiamo il racconto e le riflessioni delle consorelle di suor Lucia del Carmelo di Coimbra, autrici della preziosa biografia della Serva di Dio.

«Lucia dunque si mise in cammino, con gli occhi puntati solo su Cristo e solo per Lui, pur senza grandi fervori. Sapeva che chi si consegna a Dio può contare sul fatto che Lui non l’abbandonerà mai. Con gli occhi fissi in Cristo e in Maria, nel cui Cuore si trova un rifugio sicuro, andò ancora una volta incontro all’ignoto, in terra straniera.

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Soffriva di nostalgia come qualsiasi postulante, il che è naturale. Lei stessa dice che “nessuno si meraviglia di vedere una postulante piangere, la nostalgia è così naturale!” […]. Il taxi lasciò i tre viaggiatori in fondo a una scalinata» (1).

Entrata in casa, scorse la cappella del convento nella quale vi era una bella immagine della Madonna di Lourdes: «Rimase lì molto a lungo. Ebbe la sensazione che l’avessero dimenticata e le lacrime cominciarono a scorrere abbondanti.

Che nostalgia! Le sue amiche e benefattrici di Oporto, le sue compagne di collegio, sua madre, che adesso era più lontana e avrebbe sofferto, perché la distanza rendeva più difficili le visite già così rare […].

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