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Alla ‘scuola di misericordia’ di Santa Faustina e Giovanni Paolo II

La storia della Chiesa conosce vari modelli di misericordia umana.

Ai giorni nostri nella vita della Chiesa ne è nato uno nuovo, che è stato portato da Santa Suor Faustina e da Giovanni Paolo II. In questi ultimi tempi poi ripreso ed anmpliato anche da Papa Francesco, che ne ha indetto addirittura un Giubileo.

I teologi lo definiscono un modello personalistico, perché é concentrato soprattuto sulla dignità dell’uomo e non sui suoi bisogni oppure sull’atto stesso di mise- ricordia come avviene negli altri modelli precedenti.

santa faustina giovanni paolo ii

Il Santo Padre Giovanni Paolo II lo inquadrò, dal punto di vista del linguaggio teologico, tra le altre, nell’enciclica ”Dives in misericordia”, mentre, dal punto di vista del linguaggio mistico e dal punto di vista pratico lo rappresentò descrittivamente Santa Suor Faustina nella sua opera intitolata ”Diario”.

Nel contenuto di quest’opera si può leggere non solamente la comprensione della misericordia da parte di Suor Faustina, ma anche il processo di formazione di questo atteggiamento durante la sua vita e i modi di praticare attivamente l’amore verso il prossimo.

Nella pratica della misericordia cristiana è straordinariamente importante la comprensione del significato della sua espressione, perché da questo dipende la qualità del bene esercitato verso il prossimo.

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Al giorno d’oggi vengono usate varie espressioni di misericordia, che spesso sono sinonimi di benevolenza, di pietà, di rinuncia alla giustizia; bisogna porre perciò molta attenzione al suo significato per comprendere in modo appropriato e approfondito la definizione che Santa Suor Faustina aveva della misericordia.

Per lei la misericordia umana era molto legata alla Misericordia di Dio che è fonte primaria, esempio e motivazione. Questa misericordia costitiuisce l’adempimento dell’esigenza di giustizia, ed è la misura elementare dell’amore che dà il suo frutto in un atto concreto. ”La misericordia è il fiore dell’amore” (D. 651) oppure un’opera dell’amore (cfr. D. 651) – scrisse Suor Faustina.

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Nella vita e negli scritti di Santa Suor Faustina la pratica della misericordia verso il prossimo deve tenere conto soprattutto della dignità dell’uomo bisognoso e in seguito delle sue necessità corporali e spirituali.

La dignità di ogni uomo, conferitagli da Dio già dalla creazione, e la salvezza sono dei valori che accomunano il bisognoso e la persona che opera il bene. Lo scorgere di questa dignità donatagli da Dio, e sottolineata da Cristo, nell’uomo bisognoso, ha un significato fondamentale per la pratica della misericordia e contraddistingue la scuola della misericordia personalistica di Santa Suor Faustina dagli altri modelli che sono apparsi nella storia della Chiesa.

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La misericordia intesa in questo modo, ossia che la sua fonte, il suo esempio e il suo modello sono in Dio e che si concentra sulla dignità dell’uomo, costituisce lo stile di vita di Suor Faustina. Quindi si tratta non di atti sporadici od occasionali compiuti nei confronti dei bisognosi, ma dell’attegiamento cristiano verso il prossimo in tutte le sue forme, spinto totalmente dall’amore misericordioso. Desidero trasformarmi tutta nella Tua Misericordia – pregò Suor Faustina – ed essere il riflesso vivo di Te, o Signore. Che il più grande attributo di Dio, cioè la Sua incommensurabile Misericordia, giunga al mio prossimo attraverso il mio cuore e la mia anima (D. 163).

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