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Addio a mamma Margaret, l’infermiera che viaggiava per curare i bimbi. Ultimo abbraccio a marito e figli

Le sue mani hanno salvato molte vite. Le sue parole hanno dato conforto a tanti facendo ritrovare la felicità della guarigione o trascorrere il periodo del ricovero o dell’addio in modo meno pesante.




Negli ultimi istanti, scrive Michelangelo Cecchetto su Leggo.it – seppur grave, ha trovato una forza che ha stupito tutti, riuscendo ad incontrare per l’ultima volta nel modo più sereno possibile, i suoi “gioielli”, i figli Filippo Elia e Ilaria, di 9 e 5 anni, assieme al marito Francesco Angiolin.

Si è seduta in poltrona anzichè rimanere sul letto della stanza dell’ospedale. Carezze, abbracci, baci e parole. Come fosse nel salotto di casa. Poi in poche ore il male ha avuto il sopravvento portandosi via a 47 anni, Margaret Zorzo infermiera all’ospedale di Cittadella, originaria di Tombolo, ma residente a San Martino di Lupari (Padova).

CHI ERA 

Margaret aveva lavorato nella terapia intensiva cardiologica dell’ospedale di Cittadella, poi come tecnico di anestesia e rianimazione nel reparto di terapia intensiva sempre nel nosocomio della città murata. Lavoro impegnativo e complesso quello dell’infermiera. Per lei era di fatto una missione. Ha fatto l’infermiera volontaria in America Latina, in Guatemala, con Medici con l’Africa Cuamm di Padova.

Non aveva ancora una sua famiglia. Mentre era fidanzata, è stata in servizio per sei mesi con Emergency, nel centro cardiologico gestito dall’associazione in Africa, in Sudan, nella capitale Khartum. «Essere infermiera per lei non era una professione – ricorda il marito Francesco che si è sposato nel 2010 – Margaret era infermiera fin nel midollo, una missione». Sentiva dal profondo della sua anima il desiderio di dare la sua competenza anche a chi si trovava nei luoghi più disgraziati del pianeta e non per sua colpa, a cominciare dai più piccoli. Impegno questo, come del resto gli altri, che non ha mai assolutamente esibito e sbandierato. Margaret era una persona modesta, con il massimo rispetto verso il prossimo, dal basso profilo, ma dai valori umani profondissimi.

LA MALATTIA 

Nel marzo del 2019 la diagnosi a Padova di un tumore cerebrale. Malattia affrontata sempre con determinazione, senza mai un lamento per terapie, dolore o altro. Era ricoverata a Bassano del Grappa. Ha fatto un’emorragia cerebrale che è diventata sempre più massiva. Prima del trasferimento a Vicenza per valutare un intervento d’urgenza, l’incontro con i figli.

Nel nosocomio berico gli esami non hanno lasciato nessuna speranza. Alle 17 di giovedì è mancata. Ha lasciato anche la mamma Liduina, i fratelli Graziano, Giacomo e Venanzio, la cognata Elisabetta ed il cognato Emanuele. “Non mi ha mai parlato di aver paura di morire – le parole del marito – ma di lasciare solo me ed i bambini. Se n’è andata in punta di piedi, senza farsi vedere sofferente o triste, senza voler disturbare anche fino all’ultimo”.

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