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A Beirut, frati e giovani ripuliscono il convento dopo le bombe. Per miracolo nessuno si è ferito

Frati e giovani ripuliscono il convento dopo le bombe

Beirut dopo la forte esplosione prova a ripartire, noi preghiamo per tutti loro!

(Fonte sanfrancescopatronoditalia.it – Gelsomino del Guercio)

LIBANO – Giovani libanesi all’opera per ripulire il convento francescano di San Giuseppe della Custodia di Terra Santa, situato nel quartiere di Gemmayzeh, reso inagibile dall’esplosione del 4 agosto nel porto di Beirut che ha provocato più di 200 morti, 5mila feriti e 300mila sfollati.

Fortunatamente nessuno dei 7 frati, dei loro collaboratori e degli ospiti è rimasto ferito – e questo è davvero miracoloso, considerato che il quartiere ha contato numerosi morti e feriti – ma i danni materiali prodotti dall’evento ammontano ad almeno 50 mila euro.

Una cifra modesta se paragonata ai 10-15 miliardi di dollari stimati di distruzioni inflitte alle strutture portuali e alle abitazioni civili della capitale libanese, ma importante quando si considerano le sue conseguenze, il fatto cioè che comporta la sospensione delle attività pastorali e caritative della comunità francescana.

In un video pervenuto al Sir dalla Custodia di Terra Santa si vedono diverse persone, tra cui molti giovani impegnati a rimuovere vetri infranti, suppellettili distrutte e a mettere al sicuro gli arredi sacri.

Su Tempi.it, Andrea Avveduto, responsabile per la comunicazione di Pro Terra Sancta, ha dichiarato: «I frati e i loro collaboratori si sono dovuti trasferire nel convento di Harissa (località 20 chilometri a nord-est di Beirut, dove sorgono il santuario e la grande statua di Nostra Signora del Libano, ndr) e l’ufficio di Pro Terra Sancta, gravemente danneggiato da crolli, è chiusoQuesto comporta la sospensione delle attività cultuali, pastorali e caritative: i frati aiutano famiglie povere libanesi e di immigrati con pacchi alimentari, pagamento di bollette e di canoni di affitto, che a Beirut sono particolarmente elevati».

Pro Terra Sancta intende riparare al più presto il convento di Gemmayzeh e aprire una linea di aiuti destinata alla popolazione libanese, che viveva in condizioni materiali molto scadenti già prima del disastro del porto di Beirut, anche a causa della grave crisi economica che attanaglia il Libano.

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