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300 giovani per i Corpi civili di pace. Riparte il futuro, se vuoi

corpi-civili-di-pace1-640x545LAZIO – ROMA – Partiranno entro il 2015. Per il ministro Giuliano Poletti «in Italia grande forza di volontariato, che non deve essere pronto soccorso ma parte essenziale di scelte politiche»

 

Partiranno entro la fine dell’anno i primi 300 giovani dei Corpi civili di pace, istituiti in via sperimentale con la legge di stabilità dello scorso anno (n. 147/2013, art. 1 comma 253), attuata con il decreto ministeriale firmato venerdì scorso dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, di concerto con il ministro degli Affari esteri Paolo Gentiloni. A darne l’annuncio, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, sono intervenuti questa mattina lo stesso ministro Poletti, insieme al sottosegretario la Lavoro Luigi Bobba e al sottosegretario agli esteri Mario Giro.

«Questa iniziativa – ha detto Poletti – si inserisce tra le azioni che il governo sta realizzando per lo sviluppo della partecipazione attiva dei cittadini alla vita della società, in un Paese che ha una forte cultura del volontariato e dell’associazionismo. L’intento del governo è che questo settore non si a residuale, né un pronto soccorso per i casi in cui lo Stato non ha risorse e il mercato non ci guadagna: piuttosto, l’associazionismo e la partecipazione devono essere incorporati nelle scelte politiche come parte essenziale». E’ questo dunque il contesto in cui la nuova iniziativa va ad inserirsi, «accanto e in collegamento con il grande impegno per lo sviluppo del servizio vivile: nei prossimi mesi – ha riferito ancora Poletti – i giovani impegnati in questa esperienza arriveranno a 50 mila. E sono 400 mila quelli che, in meno di un anno, si sono registrati al programma Garanzia Giovani».

Sulle peculiarità della nuova iniziativa, si è soffermato Bobba,che ha ricordato innanzitutto quanto previsto dalla norma: «La formazione e la sperimentazione della presenza di 500 giovani volontari tra i 18 e i 28 anni, da impegnare in azioni di pace non governative in aree di conflitto, o di rischio conflitto, o post-conflitto o di emergenza sociale e ambientale – ha detto – con 9 milioni di euro destinati in 3 anni, dal 2014 al 2016. A questo punto – ha precisato – lo stanziamento relativo al 2014 sarà accorpato a quello per il 2015». L’esperienza ha dei precedenti «in Germania, negli Stati Uniti, in Argentina e sopratutto in Albania – ha ricordato Poletti – con i Caschi bianchi oltre le vendette, presenti tra il 2011 e il 2012». Il ministro ha quindi sintetizzato le aree di intervento in cui questi giovani saranno impiegati: «sostegno a processi di democratizzazione, supporto alle capacità della comunità, monitoraggio del rispetto dei diritti umani, attività umanitaria, anche con rifugiati e profughi, educazione alla pace e sostegno alla popolazione civile in situazioni di emergenza sociale e ambientale».

Attori del progetto saranno «enti già accreditati presso il dipartimento del Servizio civile, con almeno 3 anni nei settori e nei paesi a cui il progetto si riferisce». I giovani riceveranno «una formazione rafforzata rispetto a quella già prevista per il servizio civile, così come una formazione specifica sarà rivolta ai formatori, sopratutto sui temi della sicurezza. Avverrà poi un’azione di monitoraggio da parte di centri speciali e università, così che tra due anni, al termine della sperimentazione, possiamo avere una valutazione completa, che aiuti eventualmente a riprogrammare l’iniziativa». Bobba ha infine ricordato che i giovani dei Corpi civili di pace «saranno sotto la responsabilità degli enti che li ingaggiano, ma è prevista anche una procedura rafforzata, per cui in caso di difficoltà o di emergenza, il ministero degli Esterni potrà disporne il rimpatrio». Si tratta, ha concluso Bobba, «di un piccolo esperimento, da cui però ci aspettiamo progetti veri, per l’allargamento della capacità politica del nostro Paese nella cooperazione, la pace e la solidarietà».

Per Mario Giro, infine, «nell’ingrigimento generale delle istituzioni europee, noi stiamo presentando il mondo non come minaccia, ma come opportunità. E proponiamo un rovesciamento dell’immagine dei giovani, di cui e a cui si parla oggi troppo male, con il diffondersi di quella ‘dottrina del bubbone giovanile’ che va diffondendosi’. Noi vogliamo dimostrare che nei giovani c’è forte la ricerca di qualcosa che sia più bello e più giusto».

Fonte: Redattore Sociale

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