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1993: Giovanni Paolo II in viaggio tra la sofferenza e il riscatto

Luigi Accattoli famoso vaticanista così commentò nel 1993, il Viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Lituania, Lettonia ed Estonia. Un pellegrinaggio nel cuore ferito dell’Europa. I segni del totalitarismo comunista hanno lasciato una lunghissima scia di morte. Ora il Papa della riconciliazione e del messaggio evangelico cerca di ricucire le ferite, con l’olio dell’ascolto e il vino della speranza: “Il Papa polacco, al secondo giorno della visita in Lituania, e’ riuscito a compiere ben tre gesti di mano tesa verso la Russia e verso la Chiesa ortodossa russa. Fu Mosca a impedire a Wojtyla di venire in Lituania, per tanti anni, ed ecco il contropiede della storia: caduto il Muro, e’ da Vilnius che il Papa tende la mano a Mosca. Di prima mattina, al cimitero di Antakalnis, ha pregato sulle tombe dei martiri dell’ indipendenza lituana, mandando un pensiero di pieta’ anche ai loro “avversari”: cioe’ ai russi che li’ sono sepolti. A mezzogiorno, di fronte a centomila persone, al Vingio Parkas, ha salutato la Russia, la Chiesa ortodossa e il “venerato Patriarca” che la guida: cioe’ Alessio II, che spera di incontrare a Roma o a Mosca, ma con il quale fino a oggi sono stati piu’ i contrasti che i contatti. Il pomeriggio, infine, ha detto la parola piu’ concreta e piu’ generosa: ha affermato il diritto dei russi che vivono in Lituania e negli altri Paesi baltici a restarvi e a vedersi riconosciuti pieni diritti di cittadinanza. Ed e’ un grave problema e c’ e’ il rischio di nuove sopraffazioni e di vendette. Una parola del Papa era attesa ed e’ venuta. Nell’ insieme dei Paesi baltici vivono piu’ di un milione e mezzo di russi. In Lituania sono il 9 per cento della popolazione. Ve ne sono di antica data e ve ne sono che furono mandati qui dal regime comunista, per “russificare” queste terre. Parlando al corpo diplomatico (a Vilnius vi sono gia’ 20 ambasciate, tra cui quella italiana, con l’ ambasciatore Franco Tempesta) Wojtyla ha invitato i baltici ad affrontare “in prospettiva di fraternita’ e di amicizia” la questione delle minoranze. E ha affermato che “la Santa Sede riconosce l’ aspirazione dei cittadini di origine russa che chiedono di poter godere dei diritti dell’ uomo nel loro Paese di residenza”. All’ “Angelus” aveva parlato in lituano, in polacco (i polacchi di Lituania sono circa 300 mila) e in russo. In russo aveva indirizzato il suo messaggio a Mosca. “Da queste terre . aveva detto a una folla che era restata tre ore sotto una pioggia sottile . che formano come un ponte naturale tra l’ Europa del Centro e del Nord e quella dell’ Est, rivolgo uno speciale saluto alla vicina Russia, e in particolare alle comunita’ cristiane tra cui, per la sua importanza storica e la rilevanza di una gloriosa tradizione emerge la Chiesa ortodossa a cui presiede nella carita’ il venerato Patriarca di Mosca”. Le parole di omaggio al patriarca Alessio II non erano casuali: tra le delegazioni ecumeniche che il Papa aveva incontrato di prima mattina, nella sede della Nunziatura, c’ era anche un rappresentante del patriarcato, venuto da Mosca. Bastera’ ricordare l’assenza del patriarcato dalla giornata di Assisi del gennaio scorso e dal Sinodo europeo del 1991 per intendere il significato di questo gesto di Alessio e delle parole di Giovanni Paolo II. Il cimitero di Antakalnis ha commosso lo stesso, fino al groppo in gola, quando ha dovuto parlare. C’e’  in quel cimitero la zona lituana, quella sovietica, quella polacca e ci sono le tombe di 17 “martiri dell’ indipendenza”: otto soldati e nove civili (tra cui una ragazza) uccisi dai sovietici negli ultimi scontri del gennaio 1991. Il Papa ha posato due mazzi di fiori bianchi sotto le croci dei soldati e dei civili e ha pregato per tutti: per i morti e per i loro uccisori, per i polacchi e i russi. Era turbato dalla vista delle tombe sovietiche prive di croce, ma anche a quei morti voleva estendere la sua inesauribile paternita’ : “Vengo a proclamare, Signore, la fede nella Tua e nella nostra Resurrezione davanti ai sepolcri degli ultimi martiri della Lituania, dei loro antenati e dei loro antichi avversari. “Prego anche per coloro che sulla tomba non hanno il segno della croce. Insieme con i fratelli e le sorelle lituani, desidero pregare, rinnovando la fede nella forza dell’ amore e ripudiando la tentazione della vendetta”. Parole sobrie: ma quelle che un cristiano dice per i morti, sono sempre le piu’ importanti. Tra i concelebranti c’ erano anche i cardinali Lustiger di Parigi e Saldarini di Torino, venuti a portare la solidarieta’ dei cattolici francesi e italiani a quelli della Lituania”.

Video dei Viaggi Apostolici del 1993:

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Nell’estate del 1993, mezzo milione di giovani si incontrano con Giovanni Paolo II a Denver (USA), per l’VIII Giornata Mondiale della Gioventù. Sullo sfondo imponente degli Rocky Mountains il Papa dice ai giovani: “Non soffocate la vostra coscienza! La coscienza è il vero cuore e santuario di una persona, dove siamo da soli con Dio. … Non abbiate paura di andare per le strade e sulle piazze … Questo non è il tempo di vergognarsi del Vangelo … Non temete di uscire dal vostro stile di vita comodo e abituale e rispondete alla sfida di far conoscere Cristo nelle ‘metropoli’ moderne. L’Ottava Giornata Mondiale della Gioventù è una celebrazione di vita. Questo incontro ha rappresentato l’occasione per una seria riflessione sulle parole di Gesù Cristo: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). Giovani di tutti gli angoli della terra, in ardente preghiera avete aperto i vostri cuori alla verità della promessa di Cristo di nuova Vita. Attraverso i Sacramenti, soprattutto la Riconciliazione e l’Eucaristia, e grazie all’unione e all’amicizia che si sono create tra tanti di voi, avete fatto un’esperienza reale e trasformatrice della nuova Vita che soltanto Cristo può dare. Voi, giovani pellegrini, avete inoltre dimostrato di capire che il dono di Cristo della Vita non è soltanto per voi. Siete diventati maggiormente consapevoli della vostra vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo. Per me, il nostro incontro è stata una profonda e commovente esperienza della vostra fede in Cristo, e faccio mie le parole di San Paolo: “Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi in voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione” (2 Cor 7, 4). Queste non sono parole di vuoto orgoglio. Confido che abbiate afferrato la portata della sfida che avete dinanzi e che avrete la saggezza e il coraggio di affrontarla. Molto dipende da voi”.

Video dei Viaggi Apostolici del 1993: 

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9 Maggio 1993. Viaggio storico in Sicilia. Ad Agrigento, Giovanni Paolo II, lancia un forte appello contro i mafiosi: “Dio ha detto una volta: Non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Lo dico ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”. “Si compie in modo inequivocabile il grande passo chiesto con le loro lettere da Agnese Borsellino e Maria Falcone e, con la loro commozione, dai genitori del giudice Livatino” scrisse il Corriere. “Sono martiri della giustizia” chiosò solennemente il Papa.  In Italia si recò in quell’anno in pellegrinaggio ad Assisi, Sabina Poggio Mirteto, Cortona e Arezzo, Macerata, Foligno e Gran Sasso ed infine alla Verna e Camaldoli. Mentre iquelli Internazionali ebbero come meta dal 3 al 10 febbraio 1993 il Benin, l’Uganda e Kartum. Il 25 Aprile, si recò in Albania, dove ordinò quattro nuovi Vescovi nella Cattedrale ricostruita del Sacro Cuore a Scutari. Ad Agosto la meta dei viaggi si sposto verso il sud mondo: visitò la Giamaica e il Messico concludendo a Denver (Colorado), l’VIII Gioranta mondiale della Gioventù, alla presenza di mezzo milione di ragazzi provenienti da tutto il mondo. di Giovanni Profeta

Video delle parole di Giovanni Paolo II ad Agrigento:


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