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Tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno

predicaRIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO LUNEDI –  Quanto è difficile cambiare i pensieri. Eppure tutta la storia di Israele è stupendo strumento perché questo avvenga. Forse che il grande re Davide non era prima persona umile, tanto umile da non essere neanche convocato dal padre per presentarsi all’offerta del sacrificio che Samuele fece in onore del Signore insieme a tutta la sua famiglia? Perché un umile Davide poté divenire il grandissimo re d’Israele e l’umilissimo Cristo Gesù non può essere il Messia di Dio? Quale arcana logica separa le due cose a tal punto che Gesù rischia oggi di essere addirittura ucciso? La storia di Davide dovrebbe invece aiutarci a pensare in modo diverso. L’umiltà umana è la materia attraverso la quale il Signore crea i grandi uomini nella nostra storia.

Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare al Signore”. Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È pacifica la tua venuta?». Rispose: «È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio». Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio. Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. Samuele si alzò e andò a Rama. (1Sam 16,1-13). 

Noi leggiamo la Scrittura, ma essa per noi non ha alcun valore di rivelazione. La consideriamo cosa del passato. Non riusciamo a vedere in essa le orme sante di Dio che sono quasi sempre le stesse per il passato, per il presente, per il futuro. Cambia la storia, ma le orme sono quelle di ieri. Cambia la missione del Re d’Israele, non cambia invece la materia di cui si serve il Signore per creare il suo nuovo Re: l’umiltà sociale, economica, familiare di Gesù di Nazaret. Quest’uomo è tanto umile da essere considerato non idoneo ad essere il Re d’Israele.

Non è difficile conoscere le orme di Dio sulla nostra storia. Basta osservare non la grandezza di un uomo, ma la sua grande umiltà. Più una persona è umile e più può essere assunta dal Signore per compiere la sua opera. Dio non si serve né dei grande, né dei dotti, né dei potenti di questo mondo. Prende la più umile, piccola, insignificante creatura agli occhi del mondo e la costituisce suo strumento di vera salvezza per tutto il genere umano. Nell’umiltà è il Signore che agisce. Nella superbia è l’uomo. di Movimento Apostolico

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