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Uscire dall’autismo (e capire come si è entrati). Testimonianza di una mamma

Senta Depuydt è una mamma belga che è riuscita a forza di informazione e determinazione a far perdere completamente la diagnosi di autismo al suo bambino. Mentre la medicina ufficiale esorta i genitori dei bambini affetti da autismo regressivo ad elaborare il lutto del loro “bambino di prima”, facendoli sprofondare in un fatalismo deleterio, il caso di Senta e di suo figlio, di cui nessuno riuscirebbe oggi ad immaginare ciò che ha dovuto passare, dimostra ampiamente l’importanza di capire e i motivi di speranza.

 

Che cosa intende con ‘guarire’ dall’autismo? Eppure si dice che sia incurabile.
S.D : In effetti, ci tengo molto a questa parola tabu, perché sconvolge e suscita interrogativi. Oggi non c’è più il diritto di guarire. I medici possono “trattare” e fare prevenzione e i malati possono solo migliorare, stabilizzarsi, al massimo essere in via di recupero. Quando qualcuno guarisce da una malattia cronica o considerata incurabile, solitamente è mal visto e si evita di parlarne. Benché umanamente bisognerebbe rallegrarsene e interessarsi a ciò che è accaduto, spesso avviene esattamente il contrario. Nel caso del’autismo poi si raggiungono i limiti dell’assurdo. Per decenni il discorso fatto ai genitori si riassumeva pressappoco così: non ne conosciamo la causa, ne ignoriamo il meccanismo, per contro la nostra grande esperienza scientifica ci permette di assicurarvi che vostro figlio non guarirà mai. Il colmo è che il primo paziente diagnosticato come autistico ne è uscito. Si tratta di Donald T., uno degli 11 pazienti della coorte iniziale a partire dalla quale Leo Kanner ha descritto la sindrome autistica. Nessuno ne ha parlato.

Come lo sa?
S.D : Marc Blaxill e Dan Olmsted, due ricercatori americani, si sono interessati al legame tra l’autismo e le intossicazioni da mercurio. Nel corso del loro lavoro, si sono occupati dei primi casi documentati. La loro opera ‘Age of Autism’ è appassionante e molto ben documentata.

Passiamo alla storia di suo figlio…
S .D : Da piccolissimo, era un bambino assolutamente normale, facile da gestire, raggiante persino. Lo chiamavamo ‘piccolo buddha’. Stava seduto a 5 mesi, ha camminato a 12 mesi e cominciava a parlare. Avevo già smesso di lavorare per la nascita del primogenito. Ero a casa e ho potuto allattarlo per un anno. Non si è mai ammalato, eccetto quando ha fatto le prime vaccinazioni…Alla prima iniezione di Tetravac (polio-pertosse-difterite-tetano) ha avuto attacchi di febbre a quaranta per vari giorni. (Per chi pensa sia solo una questione di tracce leggete questo, n.d.t.). Lo tenevo tra le mie braccia per ore, era steso, come un vegetale. La seconda dose ha avuto lo stesso effetto e allora mi sono detta che dovevamo rinviare il seguito del programma vaccinale. Poi verso i 18 mesi, ha dovuto fare i richiami. Per precauzione, abbiamo deciso di fargli fare solo due iniezioni separate per la polio e il tetano.
Questa volta, non ha avuto più febbre o sintomi evidenti. Ma poco dopo il suo comportamento è cambiato. Nel giro di poche settimane è diventato un inferno. Ha cominciato ad avere problemi di otite cronica. Pensavamo che curando le otiti sarebbe stato meglio, invece ha continuato a regredire da ogni punto di vista. All’età di tre anni, la situazione era fuori controllo. Aveva perso ogni contatto visivo, scomparsa completa del linguaggio, nessuna interazione sociale. Era aggressivo, irritabile, gettava tutto a terra. Diventava incosciente, saltava sfarfallando con le mani, o si nascondeva in un angolo per ore. Non c’era verso di farlo obbedire. Avevo l’impressione che il mio gatto fosse più presente. Si risvegliava urlando, fino a otto volte per notte. L’hanno diagnosticato come un caso di autismo regressivo con ritardo mentale e ci hanno consigliato di iscriverlo in una classe speciale. Eravamo annientati.

Dopo lo shock della diagnosi, cosa avete fatto?
S .D : Navigando in rete abbiamo scoperto dei video di bambini che erano guariti grazie a un approccio detto ‘biomedico’. Consiste nel trattare i problemi di salute cronici che perturbano il metabolismo dei bambini e ne frenano lo sviluppo. Si parlava di diete, d’intossicazione da metalli. Anche con una possibilità su 1000, dovevamo tentare. L’abbiamo messo a dieta senza latte, senza glutine, senza soia e senza zucchero. Risultati immediati: in 48 ore abbiamo recuperato un contatto visivo e in tre settimane ha smesso di fracassarsi la testa per terra. A quel punto, abbiamo capito che avevamo una pista.

È sorprendente, si dice spesso che le diete non funzionano
S .D : In base alla mia esperienza e a quella di molti altri, la dieta è assolutamente fondamentale ma insufficiente. Quando la dieta non funziona, di solito è perché non la si è seguita in modo abbastanza rigido o per un tempo sufficiente. Il primo mese c’è spesso una fase di disintossicazione nella quale i sintomi e i comportamenti si aggravano. Ma talvolta non si hanno risultati perché si continua o addirittura si aumenta il consumo di alimenti che non vanno bene. Non esiste una dieta, una ricetta standard che funzioni per tutti. Dipende dal profilo del bambino, ad esempio se sono predominanti i problemi di candidosi (dieta ‘dei carboidrati specifici’, dieta GAPS) o l’epilessia (dieta ‘chetogenica’, GARD, glutammato-aspartato). Alcuni hanno problemi con gli ossalati, altri con i salicilati. È piuttosto complesso. La chiave della dieta e di qualunque trattamento in generale risiede nell’osservazione e nell’adattamento al profilo individuale della persona. Tuttavia ci sono alcune cose che valgono per tutti: latte, glutine, soia, mais, zuccheri, coloranti, conservanti, edulcoranti etc sono banditi in tutte le diete. Si parte da lì poi si perfeziona.

Quali sono gli altri interventi che hanno aiutato suo figlio?
S.D : Fondamentalmente un approccio nutrizionale. Bisognava innanzitutto colmare le carenze del suo organismo. Anche se sembrava ‘in perfetta salute’, tuttavia aveva numerose carenze. Gli abbiamo dato vitamine, minerali (come zinco, calcio, magnesio), acidi grassi etc. Poi, ci siamo concentrati sugli agenti patogeni, su tutto ciò che provoca uno stato di infiammazione cronica. Si tratta dei lieviti intestinali (la candidosi), dei batteri, dei virus, dei parassiti. E l’ultima tappa è stata l’eliminazione dei metalli, nel suo caso piombo e mercurio. Detto così, sembra tutto molto semplice, ma è proprio il contrario. È un percorso di guerra.

Concretamente, come si è svolto?
S.D : Abbiamo contattato l’Autism Research Institute di San Diego che è all’avanguardia della ricerca sulle terapie dell’autismo. Loro ci hanno indicato un medico che a volte visita all’estero. Alla visita, che è avvenuta in Inghilterra, il medico ci ha detto: «Ho due notizie. Quella cattiva è che vostro figlio ha tanti problemi di salute. Quella buona, è che abbiamo dei mezzi per trattarli e che vostro figlio ha delle buone possibilità di recuperare tutte le sue facoltà.» Ma la dottoressa ha precisato che non è una cosa che possa dire a tutti i suoi pazienti. Era un trattamento davvero intensivo.
Tanto per cominciare, bisognava trovare i prodotti giusti, perché la qualità e i dosaggi fanno una differenza enorme. Poi abbiamo introdotto gli integratori separatamente aumentandone le dosi per osservare gli effetti. Fin dalla prima settimana, ci sono stati dei piccoli progressi. Per esempio, con lo zinco ha cominiciato ad essere più vigile e socievole. Aveva mandato una macchinina verso suo fratello e diceva qualche parola. Si fa fatica ad immaginare che la somministrazione di cose così semplici come minerali o vitamine possa influenzare il comportamento di un bambino.
Il problema è che molti tentano, ma spesso a dosaggi e per periodi insufficienti. Nel giro di poche settimane, la mia cucina si è trasformata in farmacia. Frantumavo le pillole, aprivo le capsule, mescolavo i liquidi e facevo ingoiare questo impiastro disgustoso a mio figlio con una di quelle siringhe per l’alimentazione forzata. Annotavo tutto: le assunzioni, gli orari, le dosi, i pasti, i comportamenti, i sintomi fisici, le feci. L’obiettivo numero 1 era recuperare un buon transito, cioè una defecazione al giorno! Bisogna riattivare il metabolismo e le naturali funzioni di eliminazione. Un’altra tappa molto importante è il miglioramento del suo ciclo di ‘metilazione’. Si tratta di un processo di scambio di atomi di carbonio all’interno del corpo che permette l’espressione dei nostri geni e che gioca un ruolo importante nella detossificazione. Per questo, ha ricevuto iniezioni di vitamina mb12 che abbiamo dovuto ordinare dall’Italia.

 




Allora mi sono resa conto dell’importanza della forma di somministrazione. Prima di trovare una farmacia che potesse fornirmi le iniezioni, avevo provato la forma orale, i cerotti, lo spray nasale….Non c’è paragone. Ma ne è valsa davvero la pena, perché è stato allora che ha cominiciato a fare dei veri progressi sul piano cognitivo. Il linguaggio è proprio decollato, anche se per molto tempo si trattava ancora di ecolalia (ripetizione) e avevo l’impressione che tutto questo non avesse senso, che restava un linguaggio da ‘autistico’. E infine, è grazie alla chelazione che il velo dell’autismo si è davvero potuto togliere. Con il ripristino della flora intestinale e l’intervento sulla metilazione, l’eliminazione del piombo e del mercurio è stata la tappa più cruciale del trattamento. Ma anche quella più delicata. Se fatta male e senza preperazione preventiva, si rischia di fare molti danni. Serve davvero un controllo medico scrupoloso. È anche vero che sono molto rari i medici che sono al corrente di questi protocolli nei paesi francofoni.

E i risultati? Come va adesso?
S .D : Ci sono voluti due anni di trattamento intensivo per ‘uscire’ dalla diagnosi e un altro anno supplementare per raggiungere il livello dei suoi coetanei. È un’evoluzione abbastanza rapida. Oggi [2014, N.d.T.] ha 9 anni, frequenta la terza elementare, fa sport e ha i suoi amici. Il suo QI, che era stato valutato a meno di 80, è probabilmente al di sopra della media. La settimana scorsa, mi ha chiesto « se c’è una data di scadenza sulle patatine, perché da un pezzo c’è un pacchetto nella dispensa e che bisognerebbe mangiarle».

Quindi basta diete?
S.D : Assolutamente. Basta diete, basta integratori o farmaci da ingoiare. Ma naturalmente bisogna stare attenti e continuare a mangiare frutta e verdura fresche, se possibile bio.

E le psicoterapie?
S.D : Non ne abbiamo fatte. Sono cresciuta in mezzo agli psicologi. Uno dei miei genitori era professore di psicologia clinica all’università di Louvain. Io stessa avevo già portato avanti una psicanalisi durata sette anni. Per me, era evidente che fosse lo spirito, la mente ad influenzare la materia. Con i primi risultati della dieta, ho dovuto adottare il punto di vista inverso. Ebbene sì, anche la ‘materia’ influenza lo spirito. Un bambino che soffre di candidosi ha dei prodotti neurotossici nel cervello. È come un alcolista e spesso si comporta nello stesso modo. Ride da solo, perde l’equilibriio, è indisciplinato, iperattivo, sensibile al rumore o al contrario stordito. Le terapie possono essere utili, ma i risultati sono di gran lunga migliori se c’è una presa in carico della condizione fisica del bambino. Per quanto riguarda mio figlio, è stato accolto in una scuola steineriana. Gli è stata data una grande opportunità, ha potuto evolvere al proprio ritmo e la scuola ha collaborato al suo tratamento rispettando la dieta e gli integratori. La sua maestra d’asilo era eccezionale e quando ho capito la ricchezza di questa pedagogia, ho ritenuto che valesse più di tante terapie.

Conosce altri casi di guarigione?
S.D : Ogni guarigione è un miracolo e cela sempre una parte di mistero. Non tutti guariscono, ma vale la pena di tentare. Perciò sì, conosco diversi altri casi, in particolare una bambina ‘autistica dalla nascita’ cui è stata diagnosticata la ‘sindrome di Kanner’ . Una bambina molto aggressiva. La sua unica prospettiva era la camicia di forza chimica e il ricovero a vita. Oggi ha quindici anni. Ha un ragazzo, fa judo, compone al pianoforte eil suo QI è passato da 60 a 140 (da ritardata a genio).

Perché non se ne parla? Perché si tratta di medicina alternativa?
S.D : Al contrario, è medicina d’avanguardia. Non esiste una biochimica ‘alternativa’. Del resto i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Semplicemente, questo da fastidio a tutti. Al mondo medico, agli psicologi, alle industrie alimentari e farmaceutiche etc. Negli USA ci sono alcune associazioni che fanno un lavoro eccellente e le persone si organizzano. Passavo le mie serate su dei forum dove ci sono 15.000 genitori che seguono questi approcci. È stato un aiuto formidabile per comprendere e applicare il trattamento. Ho imparato molto dall’esperienza altrui. Ho letto più di 100.000 messaggi, decine di articoli scientifici e seguito conferenze on line. È proprio per diffondere tutto questo che ho deciso di tenere delle conferenze e giornate di informazione.




Intervista sulla terapia di Matteo, figlio di Senta, apparsa sulla rivista Rebelle Santé

Fonte:   www.informasalus.it

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