Con grande partecipazione mons. Nosiglia afferma: “Sento di dover chiedere perdono. Sento di dover scuotere la mia coscienza e quella di tutti per trovare insieme una soluzione. Il nostro impegno c’è, sappiamo che a volte sono queste stesse persone che non vogliono essere aiutate. Ma questo non può diventare il nostro alibi. Non dobbiamo colpevolizzarci, ma dobbiamo assumerci tutti le nostre responsabilità perché non accada più”. Conclude evidenziando: “Tanto più in questo anno dell’ostensione e della celebrazione dei duecento anni di don Bosco in cui Torino emerge in questa forma di gratuità, di solidarietà, di amore verso le persone più umili. Un segno di questo genere è una carta di identità che non possiamo presentare a nessuno, tanto meno a Papa Francesco”. Fonte: Agenzia Sir