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Sobrietà, la sfida di Papa Francesco

Sobrietà, la sfida di Papa Francesco

La lotta alla fame non è fatta di statistiche (anche se la conoscenza serve), ma di azioni concrete. E tra queste il Papa mette al primo posto la sobrietà e il cambiamento degli stili di vita, il diritto all’acqua e la lotta contro l’accaparramento delle terre coltivabili da parte delle multinazionali. «Invece di impressionarci di fronte ai dati – afferma –, modifichiamo il nostro rapporto con le risorse naturali, l’uso dei terreni, modifichiamo i consumi senza cadere nella schiavitù del consumismo, eliminiamo lo sperpero e così sconfiggeremo la fame».

Francesco ne ha parlato ieri ricevendo in Vaticano i partecipanti alla 39ª Sessione della Fao. E nel suo discorso ha toccato i punti più caldi della questione, ricordando che «l’accesso al cibo necessario è un diritto di tutti» e che «i diritti non consentono esclusioni».

Modificare gli stili di vita.
È tra i punti maggiormente sottolineati dal Papa. Un impegno, «da assumere con più decisione» in modo da aver bisogno di meno risorse. «La sobrietà non si oppone allo sviluppo, anzi, è ormai evidente che è diventata una sua condizione». Collegata a questa necessità è la lotta agli sprechi. «Sotto questa voce finisce un terzo degli alimenti prodotti». Cosicché assistiamo al paradosso di un Nord del mondo costretto a «eliminare grassi» mentre il Sud cerca di «procurarsi almeno un pasto al giorno». Inoltre, aggiunge papa Bergoglio bisogna «riflettere sull’uso non alimentare dei prodotti agricoli, impiegati in grandi quantità per l’alimentazione degli animali o per produrre biocarburanti». Certo, «occorre garantire condizioni ambientali sempre più sane, ma possiamo continuare a farlo – chiede il Pontefice – escludendo qualcuno?».

Il diritto all’acqua.
Francesco si dice poi preoccupato per i cambiamenti climatici, anche perché forieri «di forzati spostamenti di popolazione» e di «tanti drammi umanitari per mancanza di risorse, ad iniziare dall’acqua già oggetto di conflitti che in prospettiva aumenteranno». E anche in questo caso il Papa punta il dito contro gli sprechi, per invocare invece un «consumo sostenibile di questo bene-risorsa». La Fao, dunque, «può contribuire a rivedere modelli di comportamento per garantire, oggi e in futuro, che tutti possano accedere all’acqua indispensabile alle loro necessità e alle attività agricole». E in questo senso «le soluzioni tecniche non sono utili se dimenticano la centralità della persona umana che è la misura di ogni diritto».

L’accaparramento delle terre coltivabili.
Il Papa non risparmia una stoccata anche alle multinazionali. «Preoccupa sempre più l’accaparramento delle terre coltivabili da parte di imprese transnazionali e di Stati». Una prassi, afferma il Pontefice, «che non solo priva gli agricoltori di un bene essenziale, ma intacca direttamente la sovranità dei Paesi». La conseguenza è che «sono molte ormai le Regioni in cui gli alimenti prodotti vanno verso l’estero e la popolazione locale si impoverisce doppiamente perché non ha né alimenti, né terra. E che dire poi delle donne che in molte zone non possono possedere i terreni che lavorano, con una disparità di diritti che impedisce la serenità della vita familiare perché si rischia da un momento all’altro di perdere il campo?». A questi problemi bisogna porre rimedio. Anche perché, aggiunge Francesco, «sappiamo che nel mondo la produzione mondiale di alimenti è in massima parte opera di aziende familiari. È perciò importante che la Fao rafforzi i progetti a favore delle aziende familiari, e stimoli gli Stati a regolare equamente l’uso e la proprietà della terra. Questo potrà concorrere a eliminare le disuguaglianze». In definitiva, nota il Papa, la lotta alla fame è possibile. E la Chiesa non mancherà di educare all’uso sostenibile delle risorse.

Di Mimmo Muolo per Avvenire

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