Anticamente la settimana santa si chiamava “autentica”. Questa denominazione, tuttora mantenuta nel rito ambrosiano, ci aiuta a comprendere che la santità di Dio Padre si svela “autenticamente” – cioè realmente, pienamente – nella verità della vita del Figlio Gesù Cristo che muore e risorge per noi. I giorni di questa settimana – santa perché autentica, autentica perché santa – ci vengono donati per accogliere quella verità che non è un insieme di idee, non è una struttura di pensiero, ma un uomo. Ponzio Pilato dà voce alla domanda di ciascuno di noi, “cos’è la verità?” (Gv 18,38). La verità è una persona, la persona del Figlio di Dio che diviene criterio con cui leggere la nostra vita, la storia, il mondo. Ecce homo: ecco l’autenticità che siamo chiamati a celebrare in questi giorni. Tale celebrazione consiste nel porre dinnanzi ai nostri sguardi la storia di quei sette giorni come fossimo a Gerusalemme tra la folla che prima sventola palme gridando Osanna e dopo poco urla Crucifige. La Verità ci interpella e ci chiede sempre di prendere una posizione. E la celebrazione è esattamente stare dinnanzi a questa Verità-Persona e misurare la conformità o la distanza che abbiamo rispetto ad essa, per poi cercare di colmarlo: ecco l’adorazione.
La Chiesa in questi giorni ci pone davanti decine di voci: quelle dei commensali in casa di Lazzaro, quella dei sommi sacerdoti e di Giuda, le voci della folla, le voci di Pietro e di Pilato, la voce di Giuseppe d’Arimatea, del centurione e delle donne dietro a Gesù. Ognuna di queste voci si è confrontata con l’unica Parola che tace e che per questo diviene pietra di scandalo: su questo silenzio inciampa la nostra vita ed è chiamata a prendere posizione. Si può rimanere chiusi come la menzogna dei capi dei sacerdoti davanti al sepolcro vuoto o si può confessare la propria fede come il centurione romano: Davvero quest’uomo era Figlio di Dio, davvero in questo Uomo-Dio la vita trova la sua pace. Ogni giorno dell’anno dovremo sapere che c’è una settimana autentica, e quindi santa, a cui tornare sempre quando la gioia e il dolore si intrecceranno nella nostra esistenza. Avremo sempre un Uomo con cui confrontarci per decidere di noi: se morire o risorgere con Lui. Maria è l’unica che ha saputo stare intrepida accanto alla verità, dentro la realtà che ha scelto con amore. Come Giovanni, possiamo fare lo stesso solo se stiamo al braccio di lei.