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Sai che il santuario di santa Margherita a Cortona (Arezzo) protegge nascituri, fidanzati e vedove?

Alla scoperta della chiesa dove riposa la mistica che si convertì dopo una vita avventurosa, sempre segnata dall’amore e degna di una fiction televisiva. E che oggi protegge nascituri, fidanzati e vedove.

Una collina verde che domina l’intera Valdichiana, al cospetto della quale anche l’ultimo lembo del lago Trasimeno sembra volersi inchinare, incantato. Cortona è una piccola perla tra Toscana e Umbria, delimitata da una cinta muraria che segue il saliscendi di un antico impianto medievale, innestato a sua volta su un disegno che corre ancora più indietro nei secoli, fino agli Etruschi.

È qui che nel 1272, seguendo le orme di san Francesco, arriva la giovane Margherita, destinata a diventare una delle grandi sante italiane. Alle sue spalle c’era una storia fatta di un amore, di tormenti e di colpi di scena, tanto da poterne fare benissimo un perfetto soggetto per una moderna fiction televisiva.

Sul punto più alto della collina di Cortona sorgono una basilica, a lei dedicata, e un convento, che conservano la storia e la missione della santa. All’interno della chiesa, in un’urna sopra l’altare maggiore, è visibile il corpo di Margherita, preservato in condizioni pressoché perfette.

Un luogo che ogni anno accoglie migliaia di pellegrini da tutto il mondo. «Riceviamo continuamente lettere da tutti i continenti», racconta fra Stefano Giorgetti, rettore del santuario e guida della piccola comunità di Frati minori che vivono nel convento.

LA SANTITÀ CHE NON TI ASPETTI
«Il fascino di questa santa sta tutto nella sua storia», aggiunge fra Stefano. «Il percorso di Margherita ci dice che davvero non bisogna mai giudicare, perché anche dai cammini più accidentati può nascere la santità».

La vicenda di Margherita inizia con un amore, quello per Raniero del Pecora (conosciuto nella versione popolare come Arsenio), conte di Montepulciano. Per lui decide di fuggire dalla casa paterna, a soli 16 anni, anche perché attratta da una vita migliore di quella che fino a quel momento aveva vissuto nella piccola Laviano. «Era un amore vero, sincero, da parte di entrambi», racconta fra Stefano. Purtroppo però Margherita è di umili origini e la famiglia di Raniero non può accettare il loro matrimonio. I due non vogliono rinunciare al loro amore e decidono d’iniziare a convivere. Dalla loro relazione nascerà anche un figlio, Jacopo.

Ma la vita ha in serbo ben altro per Margherita: Raniero, infatti, viene ucciso in maniera cruenta. A quel punto Margherita resta sola, senza una famiglia: non quella dell’amato Raniero, che non l’ha mai accettata, non quella del proprio padre, che la ripudia. A?ffranta, una voce interiore le dice di andare a Cortona: una città già segnata dal passaggio di san Francesco.

LA CONVERSIONE
Margherita viene accolta dai Frati minori, assieme ai quali inizia una profonda conversione. La sua vita diviene a questo punto una completa donazione agli altri. «La nostra comunità oggi segue le orme della santa, spalancando le sue porte a tutti: la chiesa resta aperta per tutto il giorno e la nostra tavola è sempre molto affollata», sorride fra Stefano.

A Cortona Margherita è ricordata soprattutto per le sue opere di carità. La vicinanza ai malati l’ha portata a fondare anche un ospedale, la Casa Santa Maria della Misericordia. «Quando arrivò qui, c’era l’87 per cento di mortalità infantile. Margherita sapeva cosa significava avere un figlio e iniziò ad aiutare le donne a partorire. Ha fatto nascere tanti cortonesi, per questo c’è sempre stata una devozione del tutto particolare nei suoi confronti».

E forse è stato anche per questo motivo che il suo corpo è stato preservato dai trafugamenti di reliquie: «Era molto più di una madre, era la mamma di tutti e per questo doveva essere rispettata».

IN CERCA DI SPIRITUALITÀ
Alcuni pellegrini arrivano al santuario per caso, affascinati dalla bellezza del luogo; altri invece sono attratti proprio dalla figura di Margherita, ma tutti sono in cerca di qualcosa. «Ognuno ha la sua storia fatta di momenti belli e brutti, di errori e speranza. Noi siamo qui per ascoltare ciascuno».

Da sempre, il santuario di santa Margherita è sede di corsi e incontri dedicati ai giovani fidanzati. «A volte ci sono storie particolarmente belle, come quella di tre coppie che non pensavano di sposarsi e che recentemente hanno cambiato idea proprio qui».

Una particolare attenzione è rivolta a quelle persone che hanno avuto un grave lutto, rimanendo vedove proprio come Margherita. Tante iniziative sono poi rivolte alle famiglie e ai gruppi scout di tutta Italia. «L’obiettivo primario delle nostre iniziative è far riscoprire la bellezza della Parola: è stata proprio questa a risvegliare il cuore di Margherita». Una «Chiesa in uscita», che sa essere vicina a tutti con misericordia «proprio come ci chiede papa Francesco», sottolinea il frate rettore.

E a proposito di Pontefiici, anche Giovanni Paolo II nel 1993 volle inginocchiarsi di fronte al corpo della santa, pronunciando parole che i cortonesi difficilmente dimenticheranno: «Da lunghi anni ho sentito parlare della vostra Cortona come città di santa Margherita. Ancor prima, molto prima, di venire in Italia e di divenire Vescovo di Roma. Oggi per la prima volta mi trovo in questo luogo, in questa città meravigliosa dove tutto ci parla di Dio: la natura, le montagne, i boschi, la tradizione umana, francescana e cristiana molto ricca. Io non so se tutti gli italiani sono così ricchi. Certamente lo sono i cittadini di Cortona».

LA SANTA SAGGIA CUI SI RIVOLSE ANCHE DANTE
Nella città di Cortona santa Margherita era considerata un punto di riferimento anche per dissipare le dispute e portare la pace. In tanti si rivolgevano a lei per chiedere consiglio, non solo tra gli umili e i diseredati, ma anche tra i potenti. In un’epoca in cui la lotta tra guelfi e ghibellini dilaniava la società, la santa era in prima linea per cercare di riconciliare i suoi concittadini. La tradizione vuole che nel 1290 si rivolse a Margherita anche un illustre letterato di Firenze, che avrebbe cercato in lei conforto dopo la morte della sua amata Beatrice. Quel letterato era Dante Alighieri.

LA MISTICA CONVERTITA
Margherita nasce nel 1247 a Laviano, una piccola borgata di proprietà del Comune di Perugia, in diocesi di Chiusi. I suoi primi anni di vita sono particolarmente modesti. L’incontro con il conte Raniero del Pecora (popolarmente ricordato come Arsenio), rappresenta per Margherita un’occasione di svolta. I due s’innamorano e lei conosce gli sfarzi di corte e le agiatezze. Nonostante la famiglia di lui non accetti la relazione, Margherita e Raniero convivono senza sposarsi e danno al mondo un figlio, Jacopo. Un giorno, però, passeggiando con il cagnolino nel bosco, Margherita trova il corpo di Raniero senza vita. È la svolta: delle voci iniziano a parlare al suo cuore. Affida il figlio (che poi si farà egli stesso frate) ai Francescani e si consacra terziaria. A Cortona inizia un percorso di espiazione che la condurrà a vere e proprie visioni mistiche di Gesù, ora nelle sembianze di bambino, ora di un sofferente, ora in compagnia dell’arcangelo Michele e della Vergine. Con alcune compagne si dedica all’assistenza sanitaria e ostetrica. Muore nel 1297.

ORGANIZZARE LA VISITA
Situata ai confini tra Toscana e Umbria, in posizione collinare a 600 metri sul livello del mare, Cortona (provincia di Arezzo) è facilmente raggiungibile sia in treno – le stazioni ferroviarie di Terontola e Camucia distano solo pochi chilometri – che in auto. Per contattare il santuario: tel. 349/18.11.181.

LE FESTE
Il legame tra Margherita e i cortonesi viene rinsaldato da due grandi feste. La prima si celebra il 22 febbraio, giorno della sua morte. Migliaia di persone salgono al santuario per partecipare alle celebrazioni e sfilare in preghiera di fronte al corpo di Margherita. Quest’anno sarà anche inaugurata una piccola esposizione di ex voto raccolti dai Francescani nei secoli. La seconda festa, invece, ne ricorda la canonizzazione nel 1728 ad opera di Benedetto XIII e viene celebrata la domenica precedente la festa dell’Ascensione.
Testo di Lorenzo Canali. Foto di Simone Donati /TerraProject

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