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Sai cosa vorrebbe insegnarti oggi Padre Pio ? Prima di tutto a pregare bene!

Così amava definirsi. Il suo carisma nelle parole di Papa Wojtyla, che lo ha elevato alla gloria degli altari. Padre Pio, umile testimone di Cristo vissuto nell’obbedienza, ha offerto la sua sofferenza per espiare i mali del XX secolo. Che cosa ci insegna a quarant’anni dalla morte.

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«La vita e la missione di Padre Pio testimoniano che difficoltà e dolori, se accettati per amore, si trasformano in un cammino privilegiato di santità, che apre verso prospettive di un bene più grande, noto soltanto al Signore». Con queste parole Giovanni Paolo Il, domenica 16 giugno 2002, in una affollatissima piazza San Pietro, ricordava la figura del frate del Gargano nell’omelia della messa di canonizzazione. Dopo quasi 19 anni dall’inizio del processo canonico (20 marzo 1983), dopo la proclamazione della sua venerabilità (18 dicembre 1997) e la sua beatificazione (2 maggio 1999), il religioso nato a Pietrelcina (in provincia di Benevento) il 25 maggio 1887, e morto a San Giovanni Rotondo (in provincia di Foggia), il 23 settembre 1968, al secolo Francesco Forgione, era finalmente santo anche per la Chiesa, dopo il riconoscimento della fama di santità da parte delle legioni dei suoi devoti.

All’ombra della Croce
«Non è forse proprio il “vanto della Croce” ciò che maggiormente risplende in Padre Pio?» – aggiungeva Papa Wojtyla- «Quanto attuale è la spiritualità della Croce vissuta dall’umile Cappuccino di Pietrelcina! Il nostro tempo ha bisogno di riscoprirne il valore per aprire il cuore alla speranza. Nel piano di Dio, la Croce costituisce il vero strumento di salvezza per l’intera umanità e la via esplicitamente proposta dal Signore a quanti vogliono mettersi alla sua sequela». Nell’esistenza terrena di Padre Pio «la Croce non è un episodio, ma un atteggiamento di vita, perché tutta la sua vita è vissuta all’ombra della Croce». Lo dirà il cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, sintetizzando l’essenza della santità del Padre, al congresso internazionale: Padre Pio, l’uomo, il cristiano, il santo, organizzato a Roma dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione con il coordinamento diocesano dei Gruppi di preghiera di Padre Pio. Il cardinale spiega che “Padre Pio sapeva e ripeteva che il dolore per sé è un male, non è appetibile, non è conforme alla natura umana, che istintivamente lo rifugge come contrario alla felicità»; ma la sua missione era di proporre «i motivi teologali e soprannaturali» della sofferenza. La Croce è strettamente unita alla preghiera. Perché, tornando alle parole di Giovanni Paolo II il giorno della canonizzazione, «la ragione ultima dell’efficacia apostolica di Padre Pio, la radice profonda di tanta fecondità spirituale, si trova in quella intima e costante unione con Dio di cui erano eloquenti testimonianze le lunghe ore trascorse in preghiera.
Amava ripetere: “Sono un povero frate che prega”, convinto che “la preghiera è la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il Cuore di Dio”».

«Ha stupito il mondo con la sua vita»
Poco più di tre anni prima, la domenica 2 maggio 1999, nell’omelia per la beatificazione, sempre in piazza San Pietro (collegata con San Giovanni Rotondo, dove erano radunati migliaia e migliaia di seguaci del fraticello), lo stesso Papa Wojtyla aveva sottolineato «la gioia di tanti fedeli, che da tempo attendono l’elevazione agli onori degli altari di Padre Pio da Pietrelcina», l’umile frate che «ha stupito il mondo con la sua vita tutta dedita alla preghiera e all’ascolto dei fratelli». E aveva anche ricordato che «innumerevoli persone si sono recate ad incontrarlo nel convento di San Giovanni Rotondo e il pellegrinaggio, anche dopo la sua morte, non è cessato». Non è mancato il ricordo personale: «Quando ero studente, qui a Roma, ebbi io stesso occasione di conoscerlo personalmente e ringrazio Iddio che mi dà oggi la possibilità di iscriverlo nell’albo dei Beati». Ricordiamo che Wojtyla, da vescovo, chiese e ottenne – grazie all’intercessione del Padre – la guarigione di un’amica, la dottoressa Wanda Poltawska, madre di famiglia, ammalata di cancro.

L’identificazione con Cristo
Quale altro scopo ha avuto la durissima ascesi a cui Padre Pio si è sottoposto fin dalla prima giovinezza, se non la progressiva identificazione con Gesù? «Chi si recava a San Giovanni Rotondo per partecipare alla sua Messa, per chiedergli consiglio o confessarsi», sono sempre le parole di Giovanni Paolo Il il giorno della solenne beatificazione, «scorgeva in lui una immagine viva del Cristo sofferente e risorto. Sul volto di Padre Pio risplendeva la luce della risurrezione.
Il suo corpo, segnato dalle stimmate, mostrava l’intima connessione tra morte e risurrezione, che caratterizza il mistero pasquale». Non è mancata una sottolineature proprio sulle stimmate: «Per il Beato di Pietrelcina la condivisione della Passione ebbe toni di speciale intensità: i singolari doni che gli furono concessi e le sofferenze interiori e mistiche che li accompagnavano, gli consentirono di vivere una esperienza coinvolgente e costante dei patimenti del Signore».

Lo zelo per le anime e la carità fraterna
La vita del futuro santo non è stata priva di ostacoli e di difficoltà.
Infatti, «non meno dolorose, e umanamente forse ancor più cocenti, furono le prove che dovette sopportare in conseguenza, si direbbe, dei suoi singolari carismi. Nella storia della santità talvolta accade che l’eletto, per una speciale permissione di Dio, sia oggetto di incomprensioni. Quando ciò si verifica, l’obbedienza diventa per lui crogiuolo di purificazione, sentiero di progressiva assimilazione a Cristo, rinvigorimento dell’autentica santità». La sofferenza patita e accettata si trasformava nell’apostolato del perdono (passava intere giornate in confessionale) e in gesti di amore generoso verso i fratelli. Ancora Wojtyla: «La sua carità si riversava come balsamo sulle debolezze e sofferenze dei fratelli. Padre Pio unì così allo zelo per le anime l’attenzione per il dolore umano, facendosi promotore a San Giovanni Rotondo di una struttura ospedaliera, da lui chiamata Casa Sollievo della Sofferenza. Egli la volle un ospedale di prim’ordine, ma soprattutto si preoccupò che in esso si praticasse una medicina veramente umanizzata, in cui il rapporto con il malato fosse improntato alla più calda premura e alla più cordiale accoglienza». Padre Pio era consapevole che «chi è malato e sofferente ha bisogno non sola di una corretta applicazione dei mezzi terapeutici, ma anche e soprattutto di un clima umano e spirituale che gli consenta di ritrovare se stesso nell’incontro con l’amore di Dio e la tenerezza dei fratelli».
Con la Casa Sollievo della Sofferenza il santo Cappuccino ha voluto mostrare che i «miracoli ordinari» di Dio passano attraverso la nostra carità. Come? Rendendosi «disponibili alla condivisione e al servizio . generoso dei fratelli», concludeva Giovanni Paolo Il, «e avvalendosi .di ogni risorsa della scienza medica e della tecnica».

L’epoca dell’allontanamento dalla fede
Ma la vicenda personale di Padre Pio si è fortemente intrecciata con gli avvenimenti burrascosi del Novecento, il “secolo breve” che, nell’oblio di Dio, ha prodotto conflitti cruenti e ancor più sanguinose ideologie totalitarie. Un secolo in cui il male è salito in cattedra, un secolo perverso che non solo ha conosciuto l’orrore di due guerre mondiali, ma che, dopo il secondo conflitto e dopo la “rivoluzione culturale” del Sessantotto, è diventato il tempo della cultura della morte, della droga, dell’aborto, della negazione dell’identità sessuale, dell’eutanasia. Un secolo che, con l’ingegneria genetica, ha offerto la possibilità all’uomo di sostituirsi al Creatore. Padre Pio si muove in quest’epoca di allontanamento dalla fede, ma anche di grandi lotte, in cui la Chiesa cerca di non lasciarsi estromettere dalla vita pubblica. Due le date cruciali, come ha ricordato Marco Invernizzi in una recente conferenza (www.identitanazionale.it): il 1918 e il 1948. Il 1918 è l’anno in cui si conclude «la guerra forse più gravida di conseguenze nefaste per l’Occidente», perché segna la fine di un mondo in cui «la gente, ancora dedita in buona parte al lavoro agricolo, viveva all’interno di un orizzonte cristiano». Ebbene, il 20 settembre 1918 Padre Pio riceve le stimmate: vengono misteriosamente impresse nel suo corpo le stesse piaghe, alle mani, ai piedi e al costato, inflitte al Signore durante la Passione. Esse lo accompagneranno per mezzo secolo, fino alla morte. La persona stimmatizzata è «un testimone visibile della sofferenza del Signore, ma a lui è affidato anche il compito di combattente, nel senso che il suo dolore è reso misticamente efficace nella lotta che Gesù Cristo conduce per salvare le anime dall’eternità dell’inferno».

Un anno devastante
Neppure nel 1948, trent’anni dopo, Padre Pio sarà spettatore inoperoso della guerra condotta dalle ideologie moderne contro ciò che restava della civiltà cristiana e contro la Chiesa cattolica, che aveva contribuito in modo determinante a edificarla nel mondo. Quando in Italia, il 18 aprile 1948, si svolgono elezioni politiche decisive per le sorti del Paese, il frate partecipa alla battaglia con la preghiera, la sofferenza e l’autorevole parola, chiedendo preghiere e invitando, in anticipo sull’evento, a ringraziare la Madonna per l’esito dello scontro.
Ma c’è anche una terza data da ricordare, il 1968, l’anno del transito del frate al Cielo. Si saprà solo negli anni successivi, vedendone le conseguenze, quanto importante e quanto devastante sia stato l’anno che ha dato nome a un’epoca, appunto il Sessantotto. Secondo un testimone attendibile, fratel Modestino, il frate cappuccino che fu per decenni accanto al Padre, il futuro santo avrebbe offerto la sua vita contro quel modo di vestirsi che proprio in quegli anni cominciava a diffondersi nell’ambiente femminile anche del Mezzogiorno, perché vedeva in anticipo i peccati che avrebbe favorito. Oggi questo episodio potrebbe far sorridere. Ma vedendo qual è il costume che ormai domina nel modo di vivere degli occidentali, quello fu sicuramente un segno profetico.

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CRONOLOGIA DI PADRE PIO

1887 25 maggio: Alle ore 17, Francesco nasce a Pietrelcina (Benevento) da Grazio Forgione e da Maria Giuseppa De Nunzio. Alle 8 del giorno successivo riceve il battesimo.
1892 Estate: All’età di cinque anni promette di consacrarsi per sempre al Signore e ha le prime visioni della Madonna e dei diavoli.
1899 27 settembre: Riceve il sacramento della cresima. Nello stesso anno fa anche la prima comunione.
1903 6 gennaio: Entra nel noviziato cappuccino di Morcone (Benevento). Dopo tre settimane, il 22, veste i panni di probazione e assume il nome di fra Pio da Pietrelcina.
1904 22 gennaio: Emette la professione dei voti semplici.
1907 27 gennaio: Emette la professione dei voti solenni.
1908 19 e 21 dicembre: A Benevento, riceve gli ordini minori e l’ordine del suddiaconato.
1909 Primavera: Torna a Pietrelcina per motivi di salute, che lo costringeranno più volte a fare rientro nella casa nativa sino al febbraio 1916.
18 luglio: Riceve l’ordine del diaconato.
1910 22 gennaio: Scrive al Padre Provinciale, pregandolo di chiedere alla Santa Sede la dispensa per anticipare “ordinazione sacerdotale, che il 10 luglio successivo verrà concessa dalla Sacra Congregazione per i religiosi.
10 agosto: Nel duomo di Benevento, viene ordinato sacerdote dall’arcivescovo Paolo Schinosi.
8 settembre: Appaiono per la prima volta le stimmate.
Successivamente continuerà a sentire episodicamente l’acutissimo dolore delle piaghe, ma senza manifestazioni esterne.
1912 26 agosto: Sente il cuore trapassato da un dardo di fuoco.
1915 25 febbraio: Costretto ancora dall’oscura malattia a Pietrelcina, chiede e ottiene il permesso di restare fuori dal convento mantenendo però l’abito cappuccino.
6 novembre: È chiamato alle armi, ma per motivi di salute ottiene, il 18 dicembre, la licenza di convalescenza di un anno.
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1916 17 febbraio: Insieme con padre Agostino da San Marco in Lamis, suo confessore fino al 1963, giunge a Foggia, dove risiede per sette mesi nel convento di Sant’Anna.
28 luglio: Accompagnato da padre Paolino da Casacalenda, arriva per la prima volta a San Giovanni Rotondo.
Dopo un’altra breve permanenza a Foggia, il4 settembre successivo vi tornerà definitivamente sino alla morte.
18 dicembre: Rientra al corpo militare di Napoli, ricevendo, il 30 dicembre, una nuova licenza di sei mesi.
1917 1 luglio: Si reca in pellegrinaggio con i giovani studenti cappuccini al santuario di San Michele arcangelo sul Gargano.
4 settembre: Viene dichiarato idoneo al servizio militare, ma il 5 novembre ottiene altri quattro mesi di convalescenza.
1918 16 marzo: Definitivo esonero dal servizio militare.
5-7 agosto: Un personaggio celeste lo trafigge nell’anima: è il fenomeno della trasverberazione.
20 settembre: Lo stesso personaggio gli appare con mani, piedi e costato sanguinanti. Subito dopo, anche lui si ritrova sul corpo le stimmate della Passione di Cristo.
1919 9 maggio: Un giornale pubblica la prima notizia relativa alle stimmate di Padre Pio.
Maggio-ottobre: Viene separatamente visitato dai medici Luigi Romanelli, Amico Bignami e Giorgio Festa, che esprimono pareri contrastanti.
1920 18 aprile: Giunge a San Giovanni Rotondo padre Agostino Gemelli, che però non è autorizzato a vedere le stimmate.
Ciò nonostante, il giorno dopo scrive un rapporto per il Sant’Uffizio, dando un giudizio negativo sul frate.
1922 2 giugno: Il Sant’Uffizio chiede al Ministro generale dei Cappuccini di mettere ordine nel convento di San Giovanni Rotondo e di «stare in osservazione» intorno a Padre Pio.
1923 31 maggio: Il Sant’Uffizio afferma «non constare della soprannaturalità dei fatti attribuiti a Padre Pio ed esorta i fedeli a conformarsi nel loro modo di agire a questa dichiarazione».
luglio-agosto: La voce che Padre Pio verrà spostato in un altro convento spinge i fedeli a organizzare contestazioni, tanto da costringere il Sant’Uffizio a differire il provvedimento.
1925 gennaio: Viene inaugurato a San Giovanni Rotondo il piccolo ospedale «San Francesco d’Assisi».
1929 13 marzo: Il Sant’Uffizio sollecita nuovamente il trasferimento di Padre Pio; il15 aprile successivo, in seguito alle proteste dei fedeli, il provvedimento viene sospeso.
1931 13 maggio: Il Sant’Uffizio ordina che Padre Pio, a partire dall’11 giugno, non celebri più la Messa in pubblico.
1933 16 luglio: Padre Pio viene autorizzato a celebrare nuovamente dinanzi ai fedeli.
1947 16 maggio: Si posa la prima pietra dell’ospedale «Casa Sollievo della Sofferenza». Il 10 maggio 1956 vi entrerà il primo malato.
1959 6-7 agosto: La statua della Madonna di Fatima fa tappa a San Giovanni Rotondo e Padre Pio guarisce dalla pleurite.
1960 30 luglio-17 settembre: Visita apostolica di monsignor Carlo Maccari, per disposizione del Sant’Uffizio.
1961 31 gennaio: il Sant’Uffizio emana vari provvedimenti nei riguardi di Padre Pio, fra cui il divieto di ricevere donne da solo.
1964 30 gennaio: Il cardinale Ottaviani, responsabile del Sant’Uffizio, comunica ai Superiori cappuccini che Paolo VI ha disposto «che Padre Pio svolga il suo ministero in piena libertà».
11 maggio: Padre Pio firma il testamento con cui nomina la Santa Sede erede di ogni sua proprietà.
1968 29 marzo: Comincia a utilizzare una sedia a rotelle, perché ha grande difficoltà a muoversi sulle gambe.
23 settembre: Alle ore 2.30, muore nella sua cella. Il corpo viene esposto al devoto omaggio della folla fino ai funerali celebrati alle 13.30 del 26 settembre.
1983 20 marzo: Dopo un intervento personale di Giovanni Paolo Il per sbloccare le perplessità del Sant’Uffizio, viene aperto il processo diocesano sulla vita e le virtù di Padre Pio, che si concluderà il 21 gennaio 1990.
1997 18 dicembre: Papa Wojtyla firma il decreto sulle virtù eroiche di Padre Pio, dichiarandolo venerabile.
1999 2 maggio: Padre Pio viene proclamato beato.
2002 16 giugno: Padre Pio viene proclamato santo.

(Saverio Gaeta – Andrea Tornielli, Padre Pio, l’ultimo sospetto. La verità sul frate delle stimmate, Piemme, 2008, pp. 231-234).

Dossier: Padre Pio quarant’anni dopo

IL TIMONE N. 72 – ANNO X – Aprile 2008 – pag. 36-38




Redazione Papaboys (Fonte www.cristianicattolici.net)

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