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Sai come abbandonarti alla Divina Provvidenza? (Terza parte)

Prosegue il nostro speciale dedicato alla Divina Provvidenza; in questa terza e conclusiva parte si affronteranno i temi del sacrificio a Dio per amore del dovere, la sua santa volontà e la potente azione della fede.

COME BISOGNA SACRIFICARSI A DIO PER AMORE DEL DOVERE. DIO FA TUTTO IL RESTO DA SOLO

Sacrificate sacricium justitiæ et sperate in Domino : offrite, ha detto il profeta, un sacrificio di giustizia e sperate nel Signore . Il grande e solido fondamento della vita spirituale è dunque nel darsi a Dio per essere l’oggetto del suo beneplacito in ogni cosa, all’interno e all’esterno, e nel dimen ticare se stessi così perfettamente da considerarsi come una cosa venduta e consegnata, alla quale non si ha più nessun diritto. In tal modo tutto verrà dal beneplacito di Dio ed egli costituirà tutta la nostra gioia, e la sua felicità e la sua gloria e il suo essere saranno il nostro unico bene. Posto questo fondamento, l’anima non ha che da trascorrere tutta la sua vita a rallegrarsi del fatto che Dio è Dio, sottoponendo tutta se stessa al suo beneplacito in modo tale da essere ugualmente contenta di fare questo o quello o il contrario, a seconda di quel che disporrà il divino beneplacito, non facendo nessuna riflessione sull’uso che tale beneplacito stabilisce. Il beneplacito di Dio usa del nostro essere in due modi : o lo spinge a fare certe cose, o opera spontaneamente in lui. La prima via esige da noi una fedele applicazione al beneplacito manifestato o ispirato; la seconda una semplice e passiva sottomissione agli impulsi del beneplacito di Dio. L’ abbandono racchiude tutto ciò, non essendo altro che una perfetta sottomissione all’ordine di Dio secondo le esigenze del momento presente. Poco importa all’anima di sapere in qual modo essa viene indotta ad abbandonarsi e quali sono le esigenze del momento presente; le importa soltanto essere abbandonata senza riserva. L’ abbandono del cuore racchiude tutte le maniere possibili 4, Perchée essendo il proprio essere affidato al beneplacito di Dio, questa disposizione realizzata dal puro amore vale per tutta l’estensione delle operazioni di questo beneplacito. Così l’anima esercita a ogni momento un abbandono all’infinito; tutte le qualità e tutte le manifestazioni possibili sono racchiuse nella sua virtù. Non è all’anima, quindi, che spetta determinare l’oggetto della sottomissione dovuta a Dio, ma la sua sola occupazione è di essere sottomessa in ogni cosa e pronta a tutto. L’essenza dell’abbandono sta qui, questo è ciò che Dio esige dall’ anima, questo il libero dono del cuore che egli domanda, cioè l’abnegazione, l’obbedienza, l’amore: il resto riguarda Dio. E sia che l’anima agisca con sollecitudine per adempiere il dovere al quale il suo stato e i suoi impegni la obbligano, sia che segua con dolcezza un’ispirazione o che si sottometta in pace agli impulsi della grazia per il corpo e per l’ anima, in tutto ciò essa esercita nell ‘ intimo del suo cuore uno stesso atto universale, generale di abbandono, che non è affatto limitato dal fine e dall’effetto speciale che si manifesta in quel momento, ma che ha tutto il merito e l’ efficacia che la buona e sincera volontà ha ogniqualvolta l’effetto non dipende da essa. Quel che essa ha voluto fare è considerato come fatto davanti a Dio. Se il beneplacito di Dio mette dei limiti all’esercizio delle facoltà particolari, non ne mette affatto a quello della volontà. Il beneplacito di Dio, l’essere e l’essenza di Dio costituiscono l’oggetto della volontà e attraverso l’e sercizio dell’amore Dio si unisce ad essa senza limiti, senza determinazioni, senza misura. Se quest’ amore arriva nelle facoltà solo in questo o quel caso particolare, è per che la volontà stessa di Dio arriva, si limita, per così dire, e si abbrevia nella limitatezza del momento presente e passa così nelle facoltà e, di là, nel cuore perché‚ esso è puro, senza limiti e senza riserve, e si comunica ad esso a motivo della sua disponibilità infinita operata dalla purezza dell’amore che, avendolo svuotato di tutte le cose, l’ha reso capace di Dio. O santo distacco, sei tu che fai posto a Dio! O purezza, o sottomissione senza riserva, sei tu che attiri Dio nel profondo dei cuori! Le facoltà se ne vadano pure dietro a tutto quel che piacerà loro: tu, o Signore, sei il mio unico bene. Fa’ tutto ciò che vuoi di questo piccolo essere; che egli agisca, che sia ispirato, che sia l’oggetto dei tuoi interventi; tutto è uno in tutto, e il tuo tutto appartiene a te, è da te e per te. Io non ho più niente a che vedere né‚ a che fare; nemmeno un solo momento della mia vita è a mia di sposizione, tutto appartiene a te. Io non ho nulla da aggiungere, né da diminuire, né da cercare, né da riflettere; spetta a te amministrare tutto: la santità, la perfezione, la salvezza, la direzione, la mortificazione sono cose tue. Il mio compito è di esser contento di te e di non appropriarmi di alcuna azione, né passione, ma di lasciar tutto al tuo beneplacito. La dottrina del puro amore non si attua che per l’azione di Dio e non per lo sforzo dello spirito. Dio istruisce il cuore non con idee, ma con le pene e le avversità. Questa scienza è una conoscenza pratica con la quale si gusta Dio come l’unico bene.

Per possedere questa scienza bisogna essere distaccati da tutti i beni personaJi; per arrivare a questa mèta, bisogna sapersene privare. E dunque solo attraverso una continua avversità e una lunga serie di mortificazioni di ogni genere, di inclinazioni e affetti particolari che si viene stabiliti nel puro amore. Bisogna arrivare al punto che tutto il creato sia niente e che Dio sia tutto. Per questo bisogna che Dio si opponga a tutte le preferenze particolari dell’anima, di modo che, quando essa si rivolge a qualche metodo speciale, a qualche mezzo di perfezione o di devozione, con l’intento di seguire le vie che vi conducono; oppure è indotta a legarsi a qualche persona che ve la possa introdurre o, infine, a qualunque altra cosa, Dio sconcerta i disegni e permette che invece degli effetti sperati si trovi in tutto solo confusione, turbamento, vuoto, follia. Appena [l’anima] ha detto: “ E’ di qui che bi sogna andare, è a questa persona [che bisogna rivolgersi], è così che bisogna agire ”, subito Dio stabilisce il contrario e ritira la sua virtù dai mezzi prescelti dall’anima. Così, non trovando che semplice realtà creata e per conseguenza puro e semplice nulla, l’anima è costretta a ricorrere a Dio e a contentarsi di lui .solo. L’ anima che sa appropriarsi del bene e della felicità di Dio, non si affida più alle cose create per diletto, ma solo per fiducia; non le accetta che per dovere, per ordine di Dio e per precisa disposizione della sua volontà. Vive al di sopra di ogni abbondanza e di ogni indigenza, nella pienezza di Dio che è il suo bene incrollabile. Dio trova quest’ anima totalmente vuota delle proprie inclinazioni, dei propri movimenti, delle proprie scelte; è un soggetto morto e offerto in un’indifferenza universale. Il tutto dell’essere divino, facendo così la sua comparsa nell’intimo del cuore, diffonde sulla superficie degli esseri creati uno strato di nullità che assorbe tutte le loro di stinzioni e tutte le loro varietà. Così il creato si rivela privo di virtù e di efficacia e il cuore non prova più brame o inclinazioni verso di esso, perché la maestà di Dio ne colma tutte le facoltà. Il cuore, vivendo dunque di Dio, è morto a tutto il resto e tutto è morto per lui. Spetta a Dio, che dà vita a tutte le cose, vivificare l’anima nei riguardi del creato e il creato nei riguardi dell’anima. Questa vita è l’ordine di Dio. Il cuore è portato verso la crea tura da quest’ordine e, da questo stesso ordine, la creatura è portata verso l’anima e vi trova accoglienza. Senza la virtù del divino beneplacito, il creato non è accolto dall’anima e l’anima non si rivolge a esso. Questa riduzione di tutto il creato prima al nulla e poi alla virtù dell’ordine di Dio, fa sì che a ogni momento Dio sia per l’anima ad un tempo Dio e tutte le cose. Perché‚ ogni momento è un appagarsi di Dio solo in fondo al cuore e un abbandono senza riserve a tutto il creato possibile, o piuttosto al creato e al creabile nell’ordine di Dio. Ogni istante, dunque, racchiude tutto . La pratica di una teologia tanto mirabile consiste in una cosa così semplice, così facile, così a portata di mano che non c’è che da volerla per ottenerla. Questo distacco, que sfamore così puro, così universale, consiste in un’attività e in una passività, in quel che l’anima deve operare con la grazia e che la grazia deve operare in essa senza esigere altro che abbandono e consenso passivo. Cioè tutto quello che Dio vuol fare da se stesso ed è quanto la teologia mistica spiega con un’infinità di sottili distinzioni che spesso è meglio per l’anima non conoscere affatto, poiché‚ la pratica non esige che puro oblio e abbandono . Quindi all’ anima basta sapere ciò che deve fare , ed è la cosa più facile del mondo: amare Dio come il grande e unico tutto, esser contenta di ciò che egli è e adempiere il proprio dovere con somma cura e prudenza. Un’anima semplice, mediante questo solo esercizio, lungo questa via così diritta, così illuminata e sicura, cammina protetta e con sicurezza e tutte le cose meravigliose spiegate dalla teologia mistica, consistenti in croci e favoriinteriori, sono operate in lei a sua insaputa dalla volontà di Dio. E mentre l’anima non pensa che ad amare e a obbedire, facit mirabilia magna solus , Dio fa tutto e lo fa con mezzi ta li che, più l’anima si abbandona, si astrae e si separa da ciò che avviene in essa, più questa opera si perfeziona. E tutte le sue riflessioni, le sue ricerche, i suoi sforzi non potrebbero che opporsi al modo di agire di Dio, in cui sta tutto il suo bene, perché è lui che la santifica, la purifica, la dirige, l’illumina, la eleva, la dilata, la rende utile agli altri, la rende apostolica con modi e con mezzi nei quali la riflessione esteriore non farebbe vedere che il contrario . Nel momento presente tutto è di tal natura da attirare l’anima fuori dal suo sentiero d’amore e di assoluta obbedienza.




Sono necessari un abbandono e un coraggio eroici per mantenersi stabili nella totale fedeltà attiva e cantare la propria parte con sicurezza, mentre la grazia canta la sua su arie e toni che non fanno altro che lasciar credere all’anima di essersi ingannata e perduta. Essa sente solo questo canto nelle sue orecchie, ma se ha il coraggio di lasciar scatenare il tuono e i lampi, le tempeste e i fulmini, e di camminare con piede fermo sul sentiero del l’amore e dell’obbedienza al dovere e agli impegni del presente, si può dire che è simile all’ anima di Gesù e che porta l’immagine della sua Passione, durante la quale il divin Salvatore camminava con passo costante nell’amore del Padre e nella sottomissione alla sua volontà, lasciandogli fare le cose in apparenza più contrarie alla dignità di un’ anima santa come la sua. I cuori di Gesù e di Maria, [sfidando] il fragore di quella notte oscura, lasciano che si abbatta il temporale; un diluvio di cose, in apparenza tutte opposte ai disegni di Dio e ai suoi ordini, travolgono le facoltà di Gesù e di Maria, ma con la punta del cuore essi camminano senza vacillare sul sentiero dell’amore e dell’obbedienza. Fissano con fermezza gli occhi su quel che devono fare e lasciando che sia Dio a operare quanto li riguarda, portano tutta la pesantezza di quest’ azione divina. Gemono sotto il peso, ma non vacillano e non si fermano un solo istante. Sanno che tutto andrà bene, purché‚ il cuore si abbandoni a Dio e si tenga sulla sua via. Quando l’anima va bene, tutto va bene , perché quel che è di Dio, cioè la sua presenza e la sua azione, è per così dire il centro e il contraccolpo della fedeltà dell’anima; essa,sospinge l’anima e l’anima rìtorna di nuovo verso di essa. E il diritto dell’opera che si esegue a poco a poco come le meravigliose tappezzerie che si eseguono punto per punto e al rovescio. L’operaio che vi lavora non vede che il suo punto e il suo ago, mentre tutti quei punti eseguiti successivamente vanno formando figure magnifiche che compariranno soltanto quando, terminate tutte le parti, si espone il diritto alla luce. Ma durante il lavoro tutta la parte bella e meravigliosa sta nella oscurità. Accade lo stesso dell’anima abbandonata, la quale non vede che Dio e il suo dovere. Il compimento di questo dovere non è, a ogni istante, che un punto impercettibile aggiunto al lavoro, e tuttavia è con questi punti che Dio opera tali meraviglie di cui si hanno a volte dei presentimenti nel tempo, ma che non saranno disvelate appieno che nel gran giorno dell’eternità. Quanta bontà e sapienza nel modo con cui Dio conduce! Egli ha voluto riservare alla sua sola grazia e alla sua sola azione tutto quel che c’è di sublime e di elevato, di grande, di ammirevole nella perfezione e nella santità; e ha lasciato alle nostre anime, aiutate dal soccorso della grazia, quello che è piccolo, semplice, facile, tanto che non vi è al mondo nessuno cui non sia agevole arrivare alla perfezione più eminente. Tutto quel che riguarda lo stato, il dovere e la vita del corpo è alla portata di ogni cristiano. Eccezion fatta per il peccato, ecco tutto quello che Dio gli domanda per esercitare la sua fedeltà attiva. Egli non attende da noi che il compimento della sua volontà assegnataci dal dovere se condo le nostre forze fisiche e spirituali, e la fedeltà ai nostri obblighi secondo le nostre possibilità. C’è dunque qualcosa di più facile e di più ragionevole? . Che scusa allegare? Tuttavia è questo il contributo grande che Dio esige dall’anima nel lavoro della sua santificazione. Lo esige dai grandi e dai piccoli, dai forti e dai deboli, in una parola da tutti, in ogni tempo e in ogni luogo. E dunque vero che egli non richiede da parte nostra se non ciò che è agevole e facile, poiché basta possedere quest’unico capitale per arrivare a un’ eminente santità. Ma che cos’è dunque questo dovere che, da parte nostra, costituisce tutta l’essenza della nostra perfezione? Ce ne sono di due tipi: un dovere generale che Dio impone a tutti gli uomini e dei doveri particolari che egli prescrive a ognuno, con i quali impegna ogni uomo nelle diverse condizioni di vita e per conseguenza nell’adempimento dei doveri prescritti dai comandamenti di Dio che ci chiede di amarlo, oltre che proporci dei consigli che possono divenire l’oggetto delle attrattive della sua grazia. Quel che Dio chiede a ognuno è sempre conforme alle capacità ricevute, il che prova la sua equità. o voi tutti che tendete alla perfezione e siete tentati di scoraggiarvi di fronte a quello che si legge nelle vite dei santi, o a quanto prescrivono i libri di pietà; o voi che vi lasciate abbattere dalle idee complicate che vi fate della perfezione, è per vostra consolazione che Dio vuole che io scriva queste cose. Imparate dunque quello che sembrate ignorare.

Il nostro Dio di bontà ha reso facile tutto ciò che è ne cessario e comune nell’ordine naturale come l’aria, l’acqua e la terra. Niente di più necessario della respirazione, del sonno, del nutrimento, ma anche niente di più normale. In virtù del comandamento che Dio ne ha fatto, l’amore e la fedeltà non sono meno necessari nell’ordine soprannaturale; bisogna dunque che le difficoltà non siano così grandi come ce le rappresentiamo. Ora, Dio vuole accontentarsi di queste cose, anche se di poca importanza, nella parte che l’ anima deve avere nel lavoro della propria perfezione. Lo dice egli stesso assai chiaramente perché se ne possa dubitare: Deum lime et mandata ejus observa: hoc est enim omnis homo : ecco tutto quello che l’uomo deve fare da parte sua, ecco in che cosa consiste la sua fedeltà attiva. Faccia dunque la sua parte, Dio farà il resto. Poiché‚ la grazia le riserva a se stessa, le meraviglie che opererà superano ogni intelligenza umana. Infatti né orecchio ha inteso, né occhio ha visto, né il cuore ha provato quel che Dio concepisce nella sua mente, decide nella sua volontà ed esegue con la sua potenza nelle anime che presentano questo semplice sfondo, questa tela così compatta, questo strato di colore così facile da applicare, que ste linee così chiare, precise e rifinite, queste figure così mirabili che solo le mani della divina Sapienza sanno ese guire. Egli lavora sul fondo di questa semplice tela d’ amore e d’obbedienza che l’anima tiene tesa senza pensare , senza indagare, senza riflettere per sapere quello che Dio vi traccia, perché si fida di lui, si abbandona, e tutta occupata nel suo dovere non pensa né a sé né a quello che le è necessario, né ai mezzi per procurarselo. Più l’anima si applica al suo piccolo impegno, per quanto semplice, nascosto, segreto e spregevole appaia all’esterno, più Dio lo trasforma, lo abbellisce, lo arricchisce con gli ornamenti e i colori che vi applica: Mirificavit Dominus sanctum suum . E’ vero che una tela totalmente abbandonata all’opera del pennello non sente, in ogni momento, che il semplice tocco del pennello; come ogni colpo di scalpello non può far sentire alla pietra che una punta crudele che la distrugge, e non certo la figura che l’artefice esegue in essa. Una misera pietra, per esempio, che si vuoI trasformare in un crocifisso, in una statua, e non lo sa, a chi le chiedesse: “ Che cosa avviene in te? ”, potrebbe rispondere: “ Non domandatelo perché‚ quanto a me non so altro e non posso fare altro che restare ferma sotto la mano del mio padrone, e amarlo, e subire la sua azione per il fine a cui sono destinata. Spetta a lui conoscere il modo di eseguirlo. Io ignoro quello che fa e quello che io divengo attraverso la sua opera, so soltanto che quanto egli fa è la cosa migliore e più perfetta, e ricevo ogni colpo di scalpello come se fosse la cosa più eccellente per me, benché, a dire il vero, ogni colpo non rechi nel mio sentimento che l’idea di una rovina, di una distruzione, di uno sfiguramento. Ma io non mi preoccupo di tutto questo e, contenta del momento presente, non penso che al mio dovere, e accolgo l’intervento di quest’abile maestro senza conoscerlo e senza preoccuparmene ”. Sì, care anime semplici, lasciate a Dio quello che spetta a lui e filate in pace e tranquillamente la vostra conocchia. Pensate che quel che accade sia interiormente che esteriormente, è la cosa migliore per voi. Lasciate fare a Dio e abbandonatevi a lui. Lasciate agire la punta dello scalpello e dell’ ago. Accogliete la gran varietà delle cose come una semplice applicazione di coloro che vengono a imbrattare la vostra tela; corrispondete alle operazioni divine nel modo totalmente uniforme e semplice dell’assoluta remissività, della dimenticanza di sé e dell’applicazione al vostro dovere. Camminate per la vostra strada senza conoscere la carta del paese, le terre circostanti, i nomi, le caratteristiche, i luoghi; camminate alla cieca su questa via e tutto ciò vi sarà attribuito passivamente. Cercate soltanto il regno di Dio e la sua giustizia nell’ amore e nell’ obbedienza e tutto vi sarà dato. Si vede un gran numero di anime che si preoccupano e si domandano: “ Chi mi darà la santità e la perfezione, la mortificazione, la direzione? ”. Lasciatele dire, lasciatele cercare sui libri i termini, le caratteristiche di questa opera meravigliosa, la sua natura e le sue parti. Quanto a voi, restate in pace, unite a Dio mediante il vostro amore e camminate alla cieca sul sentiero tracciato e diritto dei vostri doveri. Gli angeli stanno ai lati di questa notte e le loro mani servono da transenne. Se Dio vorrà di più da voi, la sua ispirazione ve lo farà sapere.

La disposizione di Dio dà a tutte le cose un valore soprannaturale e divino ; tutto quel che tocca, tutto quel che accoglie e tutti gli oggetti sui quali si diffonde divengono santità e perfezione, perché la sua virtù non ha limiti. Per divinizzare così tutte le cose e non deviare a destra o a sinistra, bisogna considerare se l’ispirazione che l’anima è persuasa di aver ricevuta da Dio, non l’allontani dai doveri del suo stato. In questo caso l’ordine di Dio dev’essere preferito. Non c’è niente da temere, da escludere, da distinguere. E’ per l’anima il momento più prezioso e più salutare, perché può esser si cura di compiere ciò che piace al suo Dio. Ogni santo è tale per [il compimento] di quei doveri ai quali la volontà divina lo chiama; non è dalle cose in se stesse, dalla loro natura e particolarità che bisogna misura re la santità, essendo solo il compimento di questo ordine che indica la santità dell’ anima e la produce in essa, illuminandola, purificandola e mortificandola . Tutta la virtù di ciò che si dice santo sta dunque in quest’ordine di Dio; così non bisogna cercare niente, respingere niente, ma prender tutto dalle mani sue e niente se non da lui. I libri, i consigli dei dotti, le preghiere vocali, gli affetti interiori quando sono predisposti da Dio, istruiscono, dirigono, uniscono. Ingiustamente il quietismo rifiuta tutti [questi] mezzi e tutto ciò che è sensibile, perché‚ vi sono anime che Dio vuol fare camminare per questa via e il loro stato e le loro tendenze lo indicano in modo molto evidente. In vano si immaginano dei modi di abbandono nei quali sia eliminata ogni attività propria e si sperimenti [un’assoluta quiete], Perché‚ se Dio vuole che ci si procuri certe cose da se stessi, l’abbandono consiste nel farlo. E’ inutile dare prescrizioni; la cosa più perfetta è la sottomissione all’ordine di Dio. Quest’ordine, per gli uni si limita ai doveri del loro stato e alle cose di provvidenza, senza nessuna attività: ecco la cosa più perfetta per loro; per gli altri, oltre alle cose di provvidenza senza attività, quest’ ordine indica parecchi doveri particolari, parecchie azioni che si estendono al di là del proprio stato. L’ attrattiva e l’ispirazione sono allora il segno della volontà di Dio e la perfezione per queste anime consisterà nell’ aggiungere alle azioni comandate tutte queste cose ispirate, ma con le precauzioni che l’ispirazione esige, [per non mancare] ai doveri di stato e alle cose di pura provvidenza. E pensare che queste anime siano più o meno perfette, precisamente a causa delle cose diverse alle quali si applicano, significa porre la perfezione non nella sottomissione all ‘ ordine di Dio ma nelle cose. Dio si forma i santi come gli piace; è il suo ordine che li conduce e tutti sono ad esso soggetti. Questa sottomissione è il vero abbandono, è la cosa più perfetta. I doveri dello stato e le cose di provvidenza sono comuni a tutti i santi ; questo Dio lo indica a tutti in generale. Essi vivono nascosti nell’oscurità, perché il mondo è così scellerato che essi ne evitano gli ostacoli, ma non pensano per questo di essere santi; solo in quanto sono soggetti a quest’ordine di Dio, tanto più si santificano. Ma non bisogna credere che coloro in cui Dio fa risplendere le virtù con azioni singolari e straordinarie, con attrattive ed ispirazioni autentiche del volere divino, il quale diventa un dovere, non camminino per questo nella via dell’abbandono. Se essi si contentassero dei doveri del loro stato e delle cose di pura provvidenza, non sarebbero abbandonati a Dio e alla sua volontà, ed essa non sarebbe padrona di tutti i loro momenti, e tutti i loro momenti non sarebbero volontà di Dio. Bisogna che essi si dilatino e si misu rino secondo l’estensione dei disegni di Dio in questa via imposta loro dall’attrattiva, e che l’ispirazione sia per loro un dovere e che vi siano fedeli. E come vi sono anime il cui dovere è tutto segnato da una legge esterna e si limitano ad esso perché l’ordine di Dio ve le lega, bisogna che gli altri, oltre al dovere esterno, siano anche fedeli alla legge interiore che lo Spirito Sapto imprime loro nel cuore. Ma quali sono i più santi? E pura e vana curiosità chiederselo. Ognuno deve seguire la via che gli è tracciata. La santità consiste nel sottomettersi all’ordine di Dio e a quel che vi è in esso di più perfetto; sapere il resto non ci giova niente, perché‚ non è nella quantità o qualità delle cose compiute che bisogna cercare la santità. Se il principio che li fa agire è l’amor proprio, se non lo si rettifica quando ci si accorge delle sue pressioni, si sarà sempre poveri in un’abbondanza che l’ordine di Dio non riempie. Tuttavia, per risolvere in qualche punto la questione, penso che la santità corrisponda all’amore che si ha per il beneplacito di Dio, e quanto più quest’ordine e questa volontà sono amati, di qualunque natura sia l’azione materiale che essi ordinano, tanto maggiore è la santità. E questo lo vediamo in Gesù, Maria, Giuseppe, perché nella loro vita privata c’è stata più grandezza e forma che materia, e non si trova scritto che queste persone così sante abbiano cercato la santità delle cose, ma solamente la santità nelle cose. Bisogna dunque concludere che non ci sono vie particolari e singolari da ritenere più perfette, ma che lacosa più perfetta in generale è la sottomissione all’ordine di Dio, per ciascuno [secondo] il proprio stato e la propria condizione.

Il primo dovere sta nel necessario a cui ci si deve anche costringere ; il secondo è il dovere dell’abbandono e della pura passività; il terzo richiede molta semplicità, dolce e soave cordialità, mobilità dell’animo al soffio della grazia che fa fare tutto, perché non si tratta che di lasciar si andare e obbedire semplicemente e liberamente alle proprie suggestioni. E perché queste non traggano in inganno, Dio non cessa di dare alle anime guide sagge che indicano la libertà o la cautela che si deve avere nel fare uso di queste ispirazioni. E’ questo terzo dovere che propriamente supera ogni legge, ogni forma e ogni schema determinato; esso esegue nelle anime il disegno singolare e straordinario, regola le loro preghiere vocali, le loro parole interiori, il sentimento delle loro facoltà e tutto quanto c’è di grande nella loro vita: le austerità, lo zelo, la donazione generosa di se stessi al prossimo. E poiché‚ queste cose provengono dalla legge interiore dello Spirito Santo, nessuno deve offrirvisi e prescriversele, né‚ desiderarle, né gemere perché non ha queste grazie che fanno intraprendere ogni genere di virtù non comuni, perché esse non devono compiersi che per ordine di Dio. Senza di ciò, come abbiamo detto, ci sarebbe da temere che il nostro spirito cada nell’illusione. Bisogna notare che ci sono anime che Dio vuoI tenere nascoste, oscure e piccole ai loro occhi e a quelli degli altri e che il suo ordine, ben lontano dall’imporre loro cose appariscenti, chiede anzi il contrario. E se sono bene istruite, [sanno che] si ingannerebbero se volessero andare per un’altra via: la loro via è la fedeltà nel proprio cammino, e trovano la pace nella loro bassezza. Non vi è dunque differenza tra le due vie, se non quella che potrebbe nascere dall’amore e dalla sottomissione alla volontà di Dio. E le anime che superassero [in ciò] coloro che sembrano lavorare più di esse negli impegni esterni, come non godrebbero di una santità più eminente? Questo mostra che ogni anima deve contentarsi dei do veri del suo stato e degli ordini di pura provvidenza; que sto, Dio lo esige da tutte le anime. Per quel che riguarda l’attrattiva e le ispirazioni particolari nell’anima, non bisogna determinarvisi da se stessi, né alimentarne il desiderio interiore. Lo sforzo naturale è direttamente opposto e contrario alla infusione; ciò deve venire nella pace. La voce dello Sposo viene a svegliare la sposa [che non deve] camminare se non quando il soffio dello Spirito Santo la spinge. Se esce di sua volontà non farà assolutamente niente. Quando dunque non sente attrattiva e grazia per tante meraviglie che rendono ammirevoli i santi, bisogna che faccia giustizia a se stessa e dica: “ Dio ha voluto questo dai santi e non lo vuole da me ””. lo credo che se le anime pie fossero istruite sulla giusta condotta da tenere, si risparmierebbero molta pena . Dico questo per le persone del mondo e per le anime di elezione. Le prime sappiano che la santità sta in quel che hanno tra le mani da fare in ogni momento, voglio dire i loro doveri quotidiani e le azioni del loro stato; le seconde sappiano che sta nelle cose di cui non fanno caso e che considerano inutili ed estranee alla santità, di cui si formano idee che le lasciano inquiete e che, per buone che sia no, non mancano di nuocere loro perché le limitano a quello che esse immaginano di strepitoso e di meraviglioso. Se tutte sapessero che la santità consiste in tutte le croci provvidenziali che il loro stato fornisce loro in ogni momento, e che non è uno stato straordinario quello che conduce alla più elevata perfezione, e che la pietra filosofale è la sottomissione agli ordini di Dio che trasforma in oro divino tutte le loro occupazioni, ecc… quanto sarebbero felici! Come capirebbero che per esser santi non debbono fare più di quello che fanno e soffrire più di quello che soffrono! Che ciò che lasciano perdere e non valutano affatto basterebbe per acquistare una santità eminente! Come desidererei essere missionario della tua santa volontà, o Signore, e insegnare a tutti che non c’è niente di così facile, di così comune, né di così a portata di mano di tutti quanto la santità! Allo stesso modo che il buono e il cattivo ladrone non avevano cose diverse da fare e da soffrire per essere santi, così due anime di cui una è mondana e l’ altra tutta interiore e spirituale non hanno niente di più da fare e da soffrire. E quella che si danna, si danna facendo per capriccio quello che l’altra che si salva fa per sottomissione alla tua volontà; e quella che si danna, si danna soffrendo con rimpianto e con mormorazione quello che l’ altra [sopporta] con rassegnazione. Dunque solo il cuore è diverso. O care anime che leggete queste cose, anche a voi non costerà di più. Fate quello che fate, soffrite quello che soffrite: cambiate soltanto il vostro cuore. Il cuore è la volontà. Questo cambiamento consiste dunque nel volere tutto quello che vi accade per ordine di Dio. Sì, la santità del cuore è un semplice [fiat] , una semplice disposizione della volontà conformata a quella di Dio. Che cosa c’è di più facile? Chi, infatti, può non amare una volontà così amabile e così buona? E attraverso quest’unico amore tutto diventa divino.






ECCELLENZA DELLA VOLONTA’ DI DIO E DEL MOMENTO PRESENTE

Non c’è niente di più ragionevole, di più perfetto, di più divino che la volontà di Dio . Il suo valore infinito può forse crescere per qualche differenza di tempi, di luoghi, di cose? Se vi si dà il segreto per trovarla a ogni momento, voi avete quello che vi è di più prezioso e di più degno dei vostri desideri. Che cosa desiderate, anime sante? Date libero corso ai vostri desideri, lanciateli oltre ogni misura e ogni limite; allargate, dilatate il vostro cuore all’infinito, Dio ha di che riempirlo, non c’è momento in cui non vi faccia trovare tutto quello che potete desiderare.
Il momento presente è sempre pieno di infiniti tesori, contiene più di quanto voi possiate accogliere. La fede è la misura, e voi troverete secondo quanto credete; anche l’ amore è la misura, e più il vostro cuore ama, più desidera e più crede di trovare, più trova. La volontà di Dio si presenta a ogni istante come un mare immenso a cui il vostro cuore non può dar fondo; esso non riceve che nella misura in cui si dilata attraverso la fede, la fiducia e l’amore. Tutto il resto del creato non può riempire il vostro cuore che è più vasto di tutto ciò che non è Dio. Le montagne che spaventano lo sguardo non sono che atomi per il cuore. E in questa volontà nascosta e velata in tutto quel che vi accade al momento presente che bisogna attingere, e voi la troverete sempre infinitamente più vasta dei vostri desideri. Non andate dietro a nessuno, non adorate le ombre e i fantasmi, essi non possono né darvi né togliervi nulla. Solo la volontà di Dio sarà la pienezza che non vi lascerà alcun vuoto; adoratela, andate diritti a lei, superando e abbandonando tutte le apparenze. La morte dei sensi, la loro nudità, le loro sottrazioni o distruzioni sono il regno della fede; i sensi adorano le creature, la fede adora la volontà divina. Togliete gli idoli ai sensi, piangeranno come bambini disperati, ma la fede trionfa, perché‚ non le si può togliere la volontà di Dio. Quando il momento spaventa, affama, spoglia, opprime tutti i sensi, allora esso nutre, arricchisce, vivifica la fede che si ride delle perdite come un governatore in un presidio imprendibile si ride dei vani attacchi. Quando la volontà di Dio si è rivelata a un’ anima e le ha fatto sentire che anch’essa da parte sua si dona a lei, questa riceve in tutte le occasioni un potente aiuto; allora gusta per esperienza la felicità di questa venuta di Dio di cui gode perché ha compreso nella pratica che in tutti i momenti deve abbandonarsi a questa adorabilissima volontà. Credete che essa giudichi delle cose come coloro che le misurano coi [sensi] e che ignorano il tesoro inestimabile che esse racchiudono? Chi sa che sotto umili vesti si nasconde il re, si comporta, al suo arrivo, ben diversamente da chi, vedendo la figura di un uomo comune, tratta questa persona secondo l’apparenza. Allo stesso modo l’anima che vede la volontà di Dio nelle più piccole cose, nelle più desolanti e nelle più mortali e ne vive, accoglie tutto con ugual gioia, giubilo e rispetto, e apre le sue porte per ricevere con onore ciò che gli altri temono e fuggono. L’apparenza è misera, i sensi la disprezzano, ma il cuore sotto queste vili sembianze rispetta ugualmente la maestà regale, e più essa si abbassa per venire senza alcuna magnificenza e in segreto, più il cuore è pervaso d’amore. Io non posso esprimere quel che il cuore sente quando riceve la divina volontà così rimpicciolita, così povera, così annientata. Ah! come questa povertà di un Dio, questo annientamento fino a stare in una mangiatoia, a riposare su un po’ di paglia, tremante, commosse il puro cuore di Maria. Interrogate gli abitanti di Betlemme su quel che essi pensano. Se questo bambino abitasse in un palazzo circondato da prìncipi, gli farebbero la corte; ma domandate a Maria, a Giuseppe, ai Magi, ai pastori: essi vi diranno che trovano in questa povertà estrema un non so che per cui Dio appare più grande e più amabile ai loro occhi. Quello che manca ai sensi fa risaltare, accresce e arricchisce la fede; meno c’è per questi, più c’è per l’anima. Adorare Gesù sul Tabor, amare la volontà di Dio nelle cose straordinarie, questo non richiede una vita di fede tanto grande, tanto eccellente come amare la volontà di Dio nelle cose comuni e adorare Dio sulla croce, perché‚ la fede non è viva in modo eccellente se non quando l’apparente e il sensibile la contraddicono e quasi tentano di distruggerla.

Questa guerra dei sensi rende la fede più gloriosamente vittoriosa. Trovare Dio nelle più piccole cose e nelle più comuni come nelle grandi, è avere una fede non comune, ma grande e straordinaria. Contentarsi del momento presente significa gustare e adorare la volontà divina in tutto quello che ci vien dato da soffrire e da fare [nelle cose] che compongono con la loro successione il momento presente. Le anime semplici, con la vivezza della loro fede, adorano ugualmente Dio in tutte le situazioni più umilianti;”niente si sottrae alla penetrazione della loro fede. Più i sensi dicono: “ Là non c’è Dio ”, più queste anime abbracciano e stringono il mazzolino di mirra; niente le stupisce, né le disgusta. Maria vedrà gli apostoli fuggire, ma lei resterà costantemente ai piedi della croce e riconoscerà suo Figlio per quanto sfigurato dagli sputi e dalle piaghe. Anzi essi lo rendono più adorabile, più amabile agli occhi di questa tenera madre; e più si vomiteranno bestemmie contro di lui, più la sua venerazione sarà grande. La vita di fede non è che una ricerca continua di Dio attraverso quello che lo nasconde, lo sfigura e, per così dire, lo distrugge e l’annienta.
Ecco ancora Maria: dalla stalla fino al Calvario trova sempre un Dio che tutti misconoscono, abbandonano e perseguitano. Così le anime di fede, oltrepassando una serie continua di morti, di veli, di ombre e di apparenze che concorrono a rendere irriconoscibile la volontà di Dio, la ricercano e l’amano fino alla morte in croce. Esse sanno che bisogna sempre abbandonare le ombre per correre dietro a questo sole divino, che dal suo sorgere fino al suo tramonto, quali che siano le nubi oscure e fitte che lo nascondono, illumina, riscalda, infiamma i cuori fedeli che lo benedicono, lo lodano, lo contemplano in tutti i punti del suo giro misterioso.
Correte, dunque, anime fedeli, contente e infaticabili, dietro a questo caro Sposo che cammina a passi da gigante da una parte all’altra del cielo. Niente può sottrarsi ai suoi occhi, egli cammina sopra i più piccoli fili d’erba come sopra i cedri. I granelli di sabbia stanno sotto i suoi piedi come le montagne. Dovunque vi capiti di posare il piede, egli è già passato e non c’è che da cercarlo con insistenza per trovarlo dovunque voi vi troviate.
La parola di Dio scritta è piena di misteri , la sua parola realizzata negli avvenimenti del mondo non lo è di meno. Questi due libri sono veramente sigillati. La lettera di ambedue uccide. Dio è il centro della fede, è un abisso di tenebre che da questa profondità si diffondono su tutto quello che da lui emana. Tutte le sue parole, tutte le sue opere non sono, per così dire, che raggi oscuri di questo sole ancora più oscuro. Noi apriamo gli occhi del corpo per vedere il sole e i suoi raggi, ma gli occhi della nostra anima, coi quali possiamo vedere Dio e le sue opere, sono occhi chiusi. Le tenebre qui tengono il posto della luce, la conoscenza è un’ignoranza e si vede non vedendo.
La Sacra Scrittura è una parola oscura di un Dio ancora più oscuro; gli avvenimenti del mondo sono parole oscure di questo Dio così nascosto e così sconosciuto. Sono gocce della notte, gocce di un mare di oscurità e di tenebre. Tutte le gocce, tutti i ruscelli hanno l’impronta della loro origine. La caduta degli angeli e quella di Adamo, l’empietà e l’idolatria degli uomini prima e dopo il diluvio e al tempo dei Patriarchi che sapevano e raccontavano ai loro figli la storia della creazione e della conservazione ancora molto recente, sono tutte parole molto oscure della Sacra Scrittura!
Un pugno di [uomini] preservati dall’idolatria nella corruzione generale del mondo fino alla venuta del Messia, l’empietà dilagante e potente, un piccolo numero di difensori della verità sempre perseguitati e maltrattati, i trattamenti inflitti a Gesù Cristo, le piaghe dell’ Apocalisse! E che dunque?! sono queste le parole di Dio, quello che egli ha rivelato, quello che ha dettato? E gli effetti di questi terribili misteri che continuano fino alla fine dei secoli, sono ancora sempre le parole vive che ci insegnano la Sapienza, la Potenza, la Bontà. Tutti gli attributi divini si espriniono attraverso tutto quello che accade nel mondo. Tutto questo predica. Purtroppo bisogna credere, perché‚ non si comprende!
Che vuoi dire Dio attraverso i Turchi, gli Olandesi , i Protestanti? Tutto predica clamorosamente, tutto manifesta le perfezioni infinite. Il Faraone e tutti gli empi che l’hanno seguito e lo seguono non esistono che per questo; ma certamente se si aprono gli occhi la lettera dice il contrario: bisogna accecarsi e cessare di ragionare per scorgere i misteri divini.

Tu parli, o Signore, a tutti gli uomini in generale, con gli avvenimenti generali. Tutte le rivoluzioni non sono che ondate della tua Provvidenza che suscitano temporali e tempeste nei ragionamenti della gente curiosa. Tu parli in particolare a tutti gli uomini con quel che accade loro di momento in momento, ma invece di sentire in tutto ciò la voce di Dio, di rispettare l’oscurità e il mistero della sua parola, non vi scorgiamo che l’esteriorità, il caso, l’umore degli uomini; si trova da ridire su tutto, si vuole aggiungere, diminuire, riformare e ci si prende la più completa libertà di commettere eccessi, il minimo dei quali sarebbe un delitto nel caso riguardasse una sola virgola delle Sacre Scritture. “ E’ la Parola di Dio, si dice, tutto è santo, vero ”. Visto che non la si capisce granché se ne prova una maggiore venerazione, si rende gloria e giustizia alle profondità della sapienza di Dio; e questo è giustissimo.
Ma quello che Dio vi dice, anime care, le parole che egli pronuncia di momento in momento, che sono rivestite non di inchiostro e di carta , ma di quello che voi soffrite, di quello che vi tocca fare in un momento o nell’altro, non meritano niente da parte vostra? perché‚ non riconoscere in tutto ciò la verità e la bontà di Dio? Non c’è niente che non vi dispiaccia, niente che non vogliate censurare. Non vedete che misurate coi sensi e la ragione quel che non si può misurare che con la fede? E perché mentre leggete con gli occhi della fede la parola di Dio nelle Scritture, volete avere il gran torto di leggere con altri occhi nelle sue opere?
Occorre fede verso tutto quello che è divino . Se noi vivessimo senza interruzione della vita della fede, saremmo in un continuo scambio con Dio, parleremmo con lui faccia a faccia. Come l’aria trasmette i nostri pensieri e le nostre parole, così tutto ciò che ci accade di fare e di sopportare trasmetterebbe quelli di Dio; non sarebbe che il corpo della sua Parola la quale si manifesterebbe così in ogni cosa; tutto sarebbe per noi santo, tutto sarebbe eccellente. La gloria stabilisce questo stato nel cielo, la fede lo stabilirebbe sulla terra; non vi sarebbe differenza che nel modo.
Noi non siamo istruiti nella verità che dalle parole che Dio pronuncia espressamente per noi . Non è coi libri né con la curiosa ricerca delle storie che si diventa sapienti nella scienza di Dio; non sarebbe che una scienza vana e confusa che gonfia lo spirito. Quello che ci istruisce è ciò che ci accade di momento in momento, formando in noi quella scienza sperimentale che lo stesso Gesù Cristo ha voluto possedere prima d’insegnare esternamente, anche se, essendo Dio, attraverso la divina prescienza conosceva già tutto. Ma per noi essa è assolutamente necessaria se vogliamo parlare al cuore delle persone che Dio ci fa incontrare.
Non si conosce perfettamente se non quello che ci ha insegnato l’esperienzà attraverso la sofferenza e l’azione.
E’ questa [l’unzione] dello Spirito Santo che dice al cuore parole di vita, e tutto quello che noi diciamo agli altri deve provenire da questa fonte. Quello che si legge, quello che si vede non diventa scienza divina che attraverso questa fecondità, questa virtù e questa luce fornita dall’esperienza. Tutto ciò è come la pasta a cui è necessario il lievito e il sale perché‚ acquisti sapore. E quando non si hanno che idee vaghe, senza questo sale, si è come visionari che conoscono le strade di tutte le città ma si smarriscono andando a casa loro. Bisogna dunque ascoltare Dio di momento in momento per essere edotti nella teologia della virtù che è tutta sperimentale e pratica. Lasciate da parte quello che si dice agli altri, non ascoltate che quello che è detto per voi e a voi; ce n’ è abbastanza per esercitare la vostra fede, perché tutto la prova, la purifica, l’ accresce con la sua oscurità. La fede è l’interprete di Dio attraverso i chiarimenti che dà . Non si pensa nemmeno che Dio parli, non si sente che il linguaggio confuso delle creature che non esprime che miseria e morte; ma la fede insegna per prima cosa che il succo della sapienza pervade le spine , poi spiega il suo linguaggio cifrato e ci fa vedere grazie e perfezioni divine negli sproloqui e nel gergo delle creature. La fede dà un aspetto celeste a tutta la terra; è attraverso di essa che il cuore è estasiato, rapito alla contemplazione del cielo. Tutti i momenti sono rivelazioni di Dio. Tutto quello che vediamo di straordinario nei santi – visioni, parole interiori – non è che un riflesso dell’eccellenza del loro stato continuo e nascosto nell’esercizio della fede; la fede sente infatti tali trasporti, perché la vita consiste nel provare queste cose in tutto quel che accade di momento in momento. Quando poi esse rifulgono visibilmente, non significa che la fede non le avesse già, ma è per svelarne l’eccellenza e attirare ad essa le anime, allo stesso modo che la gloria del Tabor e i miracoli di Gesù Cristo non erano un accrescimento della sua eccellenza, ma erano lampi che uscivano di quando in quando dalla nube oscura della sua umanità per renderla amabile agli altri.

Quello che c’è di meraviglioso nei santi è la loro vita di fede continua; tutto il resto senza di essa non sarebbe che diminuzione di santità. La loro santità nella fede amorosa che li fa godere di Dio in tutte le cose non ha bisogno di manifestazioni straordinarie; se esse sono utili, è perché‚ gli altri possono aver bisogno di questa testimonianza e di questi segni. Ma l’anima di fede, contenta della sua oscurità, non si appoggia ad essi; li lascia apparire perché il prossimo ne approfitti e non trattiene per sé che le cose più comuni: l’ordine di Dio, il beneplacito di Dio che mette alla prova la sua fede nascondendosi e non manifestandosi.
La fede non vuole [prove] e quelli che ne hanno bisogno, hanno una minor fede. Coloro che vivono di fede le ricevono non come [prove] ma come segnali di Dio e in questo senso le cose straordinarie non contraddicono lo stato di pura fede; ma in molti santi, che Dio eleva per la salvezza delle anime, si trovano argomenti che illuminano i più deboli. Così erano i profeti e gli apostoli e così sono stati e saranno tutti i santi quando Dio li sceglie per metterli sul candelabro; quindi ce ne saranno sempre, come ce ne sono sempre stati. Ce n’è un’infinità nella Chiesa che sono nascosti e che, essendo destinati a risplendere nel cielo, non diffondono in questa vita nessuna luce, ma vivono e muoiono in una profonda oscurità.
Non c’è che la sorgente capace di dissetare ; i ruscelli inaspriscono solo la sete. Se volete pensare, scrivere e vivere come i profeti, gli apostoli, i santi, abbandonatevi come loro all’operazione divina.
O amore sconosciuto! Sembrerebbe che le tue meraviglie siano finite e che non ci sia più che da ammirare le tue antiche opere, che da citare i tuoi discorsi passati! E non si vede che la tua azione inesauribile è una fonte infinita di nuovi pensieri, di nuove sofferenze, di nuove azioni, di nuovi patriarchi, di nuovi profeti, di nuovi apostoli, di nuovi santi che non hanno bisogno di copiare la vita né gli scritti gli uni degli altri, ma di vivere in un perpetuo abbandono alle tue operazioni segrete.
Sentiamo dire continuamente: “ I primi secoli, il tempo dei santi! ”. Che modo di parlare! Non sono forse, tutti i tempi, il susseguirsi degli effetti dell’operazione divina che fluisce su tutti gli istanti, li riempie, li santifica, li soprannaturalizza tutti? C’è [stato] mai un antico modo di abbandonarsi a queste operazioni, che non sia sempre di attualità? I santi dei primi tempi hanno forse avuto altri segreti diversi da quello di essere momento per momento ciò che l’azione divina voleva farne? E quest’azione cesserà forse di diffondere fino alla fine del mondo la sua grazia sulle anime che ad essa si abbandonano senza riserva?
O diletto amore, adorabile, eterno ed eternamente fecondo e sempre meraviglioso! Azione del mio Dio, tu sei il mio libro, la mia dottrina, la mia scienza; in te sono i miei pensieri, le mie parole, le mie azioni, le mie croci. Non è consultando le altre tue opere che diverrò quel che tu mi vuoi, ma ricevendoti in tutte le cose attraverso quest’unica via regale, via antica, via dei miei padri. lo penserã, sarò illuminato, parlerò come loro; è in questo che voglio imitarli tutti, citarli tutti, copiarli tutti.
E solo perché‚ non si sa fare tutto l’uso possibile dell’azione divina che si ricorre a tanti mezzi . Questa molteplicità non può dare ciò che si trova nell’unità di origine, dalla quale ogni strumento riceve un impulso originale che lo fa agire in modo incomparabile. Gesù ci ha inviato un Maestro che noi non ascoltiamo abbastanza; egli parla a tutti i cuori e dice a ciascuno la parola di vita, la parola unica, ma non l’accogliamo. Si vorrebbe sapere quello che . ha detto agli altri e non si ascolta quello che dice a noi stessi. Non consideriamo abbastanza le cose nell’essere soprannaturale che l’ azione divina dà loro; bisogna ricever[lo] sempre e agire come merita, a cuore aperto, con animo pieno di fiducia e di generosità, perché‚ non può recar danno a coloro che lo ricevono così.
L’immensa azione, che è sempre la stessa per tutto l’arco dei secoli, fluisce su tutti i momenti e si dona nella sua immensità e identità all’anima semplice che l’adora, l’ama e gode unicamente di essa. Sareste felici, voi dite, di trovare un’occasione di morire per Dio; un’azione di tal forza, una vita di questo genere vi sarebbero gradite. Perder tutto, morire abbandonati, sacrificarsi per gli altri: queste idee vi affascinano. Ed io, Signore, rendo ogni gloria alla tua azione; io trovo in essa tutta la felicità del martirio, delle austerità, dei servizi resi al prossimo. Quest’azione mi basta e in qualunque modo mi faccia vivere e morire, sono contento; mi piace per se stessa al di là di ogni qualità dei suoi strumenti, dei suoi effetti, poiché‚ essa si estente a tutto, divinizza tutto, trasforma tutto in se stessa. Tutto è per me cielo, tutti i miei momenti sono purissima azione divina; nella vita e nella morte voglio esser contento di essa.

Sì, amore sublime, io non ti indicherò più le ore e i modi; sarete sempre il benvenuto. Dopo che tu, azione divina, mi hai svelato la tua immensità, io non farò più un passo fuori del tuo seno infinito. Tutto quello che scorre oggi da te, scorreva ieri. La tua profondità è il letto del torrente di grazie che si diffonde incessantemente; tu lo alimenti, tu lo sospingi e io non debbo più cercarti negli stretti limiti di un libro, della vita di un santo o di un’idea ritenuta sublime. Queste sono solo piccole gocce di questo mare che io vedo riversarsi su tutte le creature. L’azione divina le inonda tutte ed esse sono atomi che scompaiono in quest’abisso. Non cercherò più l’azione divina nei pensieri dei maestri spirituali, non andrò più a elemosinare il mio pane di porta in porta, non farò più la corte a nessuno.
Sì, o Signore, voglio vivere in modo da farti onore, come figlio di un padre infinitamente sapiente, buono e potente. Voglio vivere secondo ciò che credo, e poiché‚ l’azione divina lavora, attraverso ogni cosa e in tutti i momenti, alla mia perfezione, voglio vivere di questa grande e immensa rendita, rendita inesauribile, sempre presente e nel modo più opportuno. C’è una creatura la cui azione possa eguagliare quella di Dio? E se questa mano increata manovra essa stessa tutto quanto mi accade, andrò a cercare soccorsi nelle creature che sono impotenti, ignoranti e senza affetto? Morivo di sete, correvo di fonte in fonte, di ruscello in ruscello, ed ecco una mano che ha suscitato un diluvio; l’acqua mi circonda da ogni parte. Tutto diventa pane per nutrirmi, sapone per lavarmi, fuoco per purificarmi, scalpello per configurarmi secondo un aspetto celeste. Tutto è strumento di grazia per tutte le mie necessità; quello che io cercherei in tutta altra cosa, cerca incessantemente me e si dà a me attraverso tutte le creature.
O amore, perché‚ questo dev’essere ignorato? E mentre tu riversi, per così dire, i tuoi favori addosso a tutti, ti si cerca in tutti gli angoli e nei cantucci dove tu non ci sei! Che follia non saper respirare nell’aria, cercare dove mettere i piedi in piena campagna, non trovare acqua nel diluvio, non trovare Dio, non gustarlo, non accogliere la sua grazia in ogni cosa! Voi, anime care, cercate il segreto per appartenere a Dio? Non ce n’è altro se non servirsi di tutto quello che si presenta. Tutto porta a quest’unione, tutto conduce alla perfezione, eccetto quello che è peccato e fuori dal dovere. Non c’è che da ricevere tutto e abbandonarsi: tutto vi dirige, vi eleva e vi trasporta. Tutto è stendardo, lettiga e comoda vettura. Tutto è potenza di Dio, tutto è terra, aria, acqua divina. La sua azione è più estesa, più operante degli elementi terreni; entra in voi attraverso tutti i vostri sensi, purché li usiate solo secondo l’ordine di Dio; dovete però chiuderli e resistere a quel che non è sua volontà.
Non vi è atomo che non penetri in voi e non faccia penetrare quest’ azione divina fino alle midolla delle ossa; tanto è vero che quelle linfe [sottili] che scorrono nelle vostre vene vi scorrono per il movimento che essa imprime loro. Tutta la varietà che questo fenomeno causa nei vostri movimenti, la forza o la debolezza, il languore o la vivacità, la vita o la morte, sono strumenti divini che operano. Tutti gli stati fisici sono operazioni di grazia; tutti i vostri sentimenti, i vostri pensieri, in qualunque modo si manifestino, provengono da questa mano invisibile. Non c’è né cuore né spirito creato che possa insegnarvi quello che tale azione farà in voi; lo apprenderete a poco a poco dall’esperienza. La vostra vita scorre incessantemente in quest’abisso sconosciuto in cui c’è solo da amare sempre [e stimare] come la cosa migliore ciò che accade al presente, con una perfetta fiducia in quest’azione che può operare per sua natura soltanto del bene.
Sì, o divino amore, tutte le anime giungerebbero a uno stato soprannaturale sublime, mirabile, inconcepibile, se si contentassero della tua azione! Sì, se si sapesse lasciar fare a questa mano divina, si arriverebbe alla perfezione più eminente; tutti vi arriverebbero [perché‚ essa è] offerta a tutti. Non c’è che da aprire la bocca ed essa entrerà spontaneamente, perché‚ non c’è anima che non possegga i caratteri singolari di una santità meravigliosa; di modo che tutte vivrebbero, agirebbero, parlerebbero miracolosamente non avendo alcun interesse a copiarsi le une con le altre, poiché l’azione divina le caratterizza attraverso le cose più comuni.
Con quali mezzi, o mio Dio, potrei far gustare alle tue creature quel che sto dicendo? Possibile che io conoscendo un così grande tesoro che potrebbe arricchire tutti, debba vederle inaridire come le piante dei deserti!

Venite, anime semplici, che non avete nessuna iniziazione alla devozione, che non avete nessun talento, nemmeno i primi elementi d’istruzione, né metodo, e non capite niente della terminologia spirituale; voi che restate stupite e ammirate di fronte all’eloquenza dei sapienti, venite, io vi insegnerò un segreto per superare tutti quegli spiriti esperti e vi metterã talmente a vostro agio nella perfezione che la troverete sempre sotto i vostri piedi, sul vostro capo e attorno a voi. Vi insegnerò l’unione con Dio ed egli vi terrà per mano fin dal primo momento che praticherete quello che vi dirò. Venite, non per conoscere la carta del paese della spiritualità, ma per possederlo e passeggiarvi a vostro agio, senza paura di perdervi. Venite, non per sentire la storia dell’ azione divina, ma per esserne gli oggetti; non per imparare quel che essa ha fatto lungo i secoli e quel che fa ancora, ma per essere i docili soggetti della sua operazione. Voi non avete bisogno di sapere le parole che essa ha fatto [sentire] agli altri per raccontarle abilmente, ma vi dirà quelle che ha destinato per voi .
E questo lo Spirito universale che fluisce in tutti i cuori per infondere in essi una vita eccezionale. Egli parla in Isaia, in Geremia, in Ezechiele, negli apostoli, e tutti, senza ripetere gli scritti gli uni degli altri, servono da strumenti a questo Spirito per dare al mondo opere sempre nuove. E se le anime sapessero sottoporsi a quest’azione, la loro vita non sarebbe che una continuazione delle divine scritture, le quali si esprimono fino alla fine del mondo non più con l’inchiostro e sul1a carta, ma nei cuori . Di tutto questo si riempie il libro di vita che non sarà, come la Sacra Scrittura, la storia dell’azione divina soltanto [durante] alcuni secoli, dalla creazione del mondo fino al giudizio: ma tutte le azioni, pensieri, parole, sofferenze delle anime sante vi saranno scritte e la Scrittura sarà allora una storia completa dell’azione divina.
La continuazione del Nuovo Testamento, dunque, si scrive presentemente con le azioni e le sofferenze. Le anime sante si succedono ai profeti e agli apostoli, non per scrivere libri canonici, ma per continuare la storia dell’azione divina con la loro vita i cui momenti sono altrettante sillabe e frasi con le quali questa divina azione si esprime in un modo vivente. I libri che compongono l’attuale Sacra Scrittura sono libri viventi; ogni anima santa è un volume, e lo scrittore celeste [fa] una vera rivelazione dell’operazione interiore, dispiegandosi in tutti i cuori e sviluppandosi in tutti i momenti. L’ azione divina attua nel susseguirsi dei tempi le idee che la Sapienza si è formata di tutte le cose . Tutte hanno in Dio la loro propria idea, solo questa Sapienza le conosce. Quando anche voi conosceste tutte quelle che non sono per voi, questa conoscenza non potrebbe servirvi di guida in niente. L’azione divina vede nel Verbo l’idea sulla quale dovete esser formati, è questo l’esemplare che le è proposto. Vede nel Verbo tutto quello che è conveniente per tutte le anime sante. La Sacra Scrittura ne comprende una parte e le opere che lo Spirito Santo realizza nell’intimo completano il resto secondo l’esemplare che il Verbo gli propone.
Non si vede che l’unico segreto per ricevere l’impronta di quest’idea eterna è di essere nelle sue mani un soggetto docile e che gli [sforzi], le speculazioni dello spirito non possono far niente a questo scopo? . Che questa opera non si compie per via di abilità, di intelligenza, di sottigliezza di spirito, ma per la via passiva dell’abbandono a ricevere, a offrirsi come un metallo in uno stampo, come una tela sotto il pennello o una pietra sotto la mano dello scultore? Non si vede che non è la conoscenza dei misteri divini che la volontà di Dio opera e opererà in tutti i secoli, a far sì che questa volontà ci renda uniformi all’immagine che il Verbo ha concepito di noi, ma che è questo sigillo o l’impronta di questo sigillo misterioso, e che tale impronta non si imprime nello spirito mediante idee ma [nella volontà] attraverso l’abbandono? La saggezza dell’anima semplice consiste nel contentarsi di quel che le è proprio, nell’accettare i limiti del suo sentiero, nel non oltrepassare la sua strada. Essa non è curiosa di conoscere i modi di agire di Dio. Si accontenta delle disposizioni della sua volontà su di lei, senza far sforzi per indovinarla con confronti, con congetture, non volendo conoscere che quello che ogni istante le rivela, [quando] la Parola del Verbo si fa sentire in fondo al suo cuore. Senza chiedere allo Sposo se ha parlato a lei come alle altre, è contenta di quel che riceve in fondo alla sua anima, di modo che, attraverso lo scorrere del tempo, per quanto poco sia e di qualunque natura sia, tutto la divinizza quasi a sua insaputa.

Ecco in qual modo lo Sposo parla alla sua sposa, con gli effetti reali della sua azione che la sposa non scorge, non vedendo che i segni naturali di quel che soffre, di quel che fa. Così la spiritualità dell’anima è santa, sostanziale e profondamente diffusa in tutto il suo essere. Quel che la determina non sono le idee e le parole tumultuose che da sole non servono che a gonfiare. Si fa un grande uso dell’intelligenza per la pietà, tuttavia è poco necessaria, e persino contraria; non bisogna far uso che di quello che Dio dà da soffrire e da fare, senza abbandonare mai la divina sostanza per occupare lo spirito con meravigliose storie dell’opera divina, invece che [accrescerle] con la propria fedeltà.
Le imprese meravigliose che soddisfano la curiosità nelle nostre letture non servono che a disgustarci di quelle cose piccole in apparenza per mezzo delle quali si farebbero in noi cose grandi se non le disprezzassimo. Insensati che siamo! Ammiriamo, benediciamo quest’azione divina negli scritti che proclamano la sua storia e proprio quando essa vuole continuarla scrivendo nei nostri cuori, senza far uso d’ichiostro , noi teniamo la carta in una continua agitazione e impediamo alla grazia di agire, per la curiosità di vedere che cosa fa in noi e che cosa fa negli altri. Perdonami, amore divino, perché‚ io non scrivo qui che i miei difetti e non ho ancora capito che cosa significhi lasciar fare a te. Non mi sono ancora lasciato gettare nello stampo; ho percorso tutti i tuoi laboratori, ho ammirato tutte le tue opere, ma non ho ancora avuto l’ abbandono necessario per ricevere i tratti del tuo pennello. Infine ti ho trovato, mio caro Maestro, mio Dottore, Padre mio, mio caro Amore! Sarò tuo discepolo, non voglio più abbandonare la tua scuola; ritorno come il figliol prodigo affamato del tuo pane, lascio le idee e i [libri] spirituali, abbandono ogni interesse e mi servirò di tutto ciò sotto l’ azione divina, non per soddisfare me ma per obbedire a te in tutte le cose che si presenteranno. Voglio [chiudermi] nell’unico interesse del momento presente per amarti, per accontentarmi dei miei doveri e lasciarti agire.
Quando un’ anima ha scoperto la mozione divina , lascia tutte le opere, le pratiche, i metodi, i mezzi, i libri, le idee, le persone spirituali, per restare sola sotto l’unica guida di Dio e di questa mozione che diventa l’unico principio della sua perfezione. Sta nelle sue mani come vi sono stati tutti i santi, sapendo che solo quest’ azione divina conosce la via che le si adatta, e che se l’ anima cercasse mezzi creati non potrebbe,che smarrirsi sul terreno dell’ignoto che Dio opera in lei. E dunque l’ azione ignota che dirige e conduce le anime per vie che essa sola conosce.
Avviene di queste anime come delle condizioni dell’atmosfera: non le conosciamo che nelle manifestazioni attuali; quel che seguirà ha le sue cause nella volontà di Dio e questa volontà non si manifesta che attraverso gli effetti. Così queste anime conoscono della spiritualità solo quello che la divina volontà fa in esse o fa loro compiere, sia per impulso segreto non sospettabile, sia sotto forma del dovere del loro stato: sono queste le loro visioni e rivelazioni, è questa la loro sapienza, il loro consiglio .e in questo modo ad esse nulla viene mai meno. La fede le rassicura sulla bontà di ciò che fanno;. se leggono, se parlano, se scrivono, se chiedono consiglio, non è che per scoprire le forme particolari dell’azione divina. Tutto ciò fa parte del suo ordine ed esse lo ricevono come tutto il resto, cogliendo ovunque la mozione divina e non prendendo le cose, servendosi dell’essere e del non essere.
Appoggiandosi sempre mediante la fede su questa infallibile e immutabile azione, efficace in ogni momento, la scoprono e ne godono nei più piccoli oggetti come nei più grandi. Ogni momento si offre a loro tutta intera; così si servono delle cose, non per fiducia in esse, ma per sottomettersi alla realtà divina e a questa operazione interiore che riescono a riconoscere perfettamente sotto apparenze tanto contrarie. La loro vita trascorre, dunque, non in ricerche, in desideri, in disgusti, in sospiri, ma in una continua sicurezza di avere sempre ciò che è più perfetto.

Tutte le situazioni che il corpo e l’ anima sperimentano, quel che accade loro esternamente e interiormente, quello che ogni momento rivela, è per esse la pienezza di quest’azione, è la loro felicità. Il più o il meno non è che miseria e penuria, perché‚ la vera e giusta misura proviene solo da quest’azione. Così, se toglie i pensieri, le parole, i libri, il nutrimento, le persone, la salute, la vita stessa, è come se agisse perfettamente al contrario. L ‘anima l’ama e crede nel suo potere santificante; non discute sulla sua condotta; basta che le cose avvengano, che le approvi come sono, basta che non ci siano [che le creda] inutili.
Il momento presente non è che un ambasciatore che dichiara l’ordine di Dio , davanti a cui il cuore pronuncia il suo fiat. L’ anima scivola così attraverso tutte queste cose e non si arresta mai; va con tutti i venti, per tutte le strade e le situazioni avanzando sempre verso il largo e l’infinito; tutto è per lei mezzo, tutto è strumento di santità senza nessuna differenza se non di [ritenere] il presente come l’unico necessario. Non c’è più orazione o silenzio, ritiro o conversazione, leggere o scrivere, riflessione o cessazione di pensieri, fuga o ricerca di [libri] spirituali, abbondanza o penuria, languori o salute, vita o morte, c’è solo quello che ogni momento offre secondo l’ordine di Dio. Sta qui lo spogliamento, il rinnegamento, la rinuncia al creato, non reale ma affettiva, per non essere niente da sé e per sé, ma per restare costantemente nell’ordine di Dio e per piacergli, mettendo tutta la propria gioia nel vivere il momento presente come se non ci fosse al mondo altra cosa da fare.
Se tutto quel che accade all’anima abbandonata è l’unico necessario, è chiaro che nulla le può mancare e che essa non dovrà mai lamentarsi; che se lo facesse mancherebbe di fede e vivrebbe secondo la ragione e i sensi che non possono misurare la sufficienza della grazia, e non sono mai contenti. Santificare il nome di Dio è, secondo l’espressione della Scrittura, riconoscere la sua santità, adorarlo, amarlo in tutte le cose che procedono come parole dalla sua bocca. Ciò che Dio fa in ogni momento è una parola che significa una cosa; così tutte le cose in cui egli esprime la sua volontà sono altrettanti nomi e altrettante parole con cui ci mostra il suo desiderio. Questa volontà è unica in se stessa, ha un solo nome sconosciuto e ineffabile, ma si moltiplica all’infinito nei suoi effetti, che sono altrettanti nomi che essa assume. Santificare il nome di Dio è conoscere, è amare, è adorare questo nome ineffabile che è la sua essenza; è anche conoscere, adorare e amare la sua adorabile volontà in tutti i momenti, in tutti gli effetti, considerandoli come altrettanti veli, ombre, nomi, di questa volontà eternamente santa. Essa è santa in tutte le sue opere, santa in tutte le sue parole, santa in tutti i modi di presentarsi, santa in tutti i nomi che porta.
E’ così che Giobbe benediceva il nome di Dio. La desolazione universale che gli veniva significata dalla divina volontà, questo santo uomo la benediceva; egli la chiamava non una rovina, ma un nome di Dio, e benedicendola affermava che questa divina volontà, espressa dalle apparenze più terribili, era santa, qualunque forma, qualunque nome prendesse . Così anche Davide la benediceva in ogni tempo e in ogni momento . E’ dunque attraverso la continua scoperta, questa manifestazione, la rivelazione della divina volontà di Dio in tutte le cose, che il suo regno è in noi, che egli fa in terra quello che fa in cielo, che ci nutre incessantemente . Essa comprende e contiene tutta la sostanza di quella incomparabile preghiera dettata da Gesù Cristo che si recita più volte al giorno con la bocca secondo l’ordine di Dio e della Santa Chiesa; ma che si pronuncia a ogni momento in fondo al cuore, quando si accetta di soffrire e di fare quello che da quest’ adorabile volontà ci è ordinato. Ciò che la bocca non può pronunciare che con parecchie sillabe e parole, e impiegando del tempo, il cuore lo pronuncia realmente a ogni istante.
Le anime semplici sono chiamate così a benedire Dio dal fondo del proprio intimo. Esse gemono per l’impossibilità di non poter fare altrimenti, tanto è vero che Dio dà a queste anime fedeli grazie e favori attraverso quelle stesse cose che paiono esserne la privazione. E’ questo il segreto della sapienza divina: impoverire i sensi, arricchendo il cuore; il vuoto degli uni fa la pienezza dell’altro e questo in modo così universale che, più santità c’è nell’intimo, meno ne appare all’esterno.




Quel che accade in ogni momento reca l’impronta della volontà di Dio. Quanto è santo questo nome! Quanto è giusto dunque benedirlo, e credere che santifica tutto quello che ci indica! Si può dunque vedere ciò,che questo nome ci arreca, senza stimarlo infinitamente? E una manna divina che scende dal cielo per operare una crescita continua nella grazia; è un regno di santità che viene nell’anima; è il pane degli angeli che si mangia sulla terra come in cielo; non c’è niente di insignificante nei nostri momenti, poiché‚ tutti racchiudono un regno di santità, un nutrimento angelico. Sì, o Signore, che il regno tuo venga nel mio cuore per santificarlo, nutrirlo, purificarlo, renderlo vittorioso sui miei nemici. O prezioso momento, come sei piccolo ai miei occhi, come sei grande agli occhi del mio cuore! Sei il mezzo per ricevere piccole cose dalla mano di un Padre che regna nei cieli! Tutto quel che proviene da lui è eccellente, tutto quel che ne discende porta il carattere della sua, origine.
E’ giusto, o Signore, che l’anima che non si accontenta della pienezza divina del momento presente che discende dal Padre della luce, sia punita con l’impossibilità di trovare appagamento in qualunque altra cosa . Se i libri, gli esempi dei santi, i discorsi spirituali tolgono la pace, è segno che questa pienezza e sazietà non puro abbandono del momento presente all’azione divina, è segno che ci si riempie di queste cose come di un possesso. La loro presenza rende impossibile la pienezza di Dio e bisogna liberarsene come di un impedimento. Ma quando è l’ azione divina che ordina queste cose, l’ anima le riceve come precursori di Dio. Le accoglie come sono e non ne fa uso che in vista della propria fedeltà, e quando il loro momento è passato, le abbandona per accontentarsi del momento presente.
La lettura spirituale fatta per volontà divina rivela spesso all’intelligenza [significati] che gli autori non hanno mai avuto . Dio si serve delle parole e delle azioni degli altri per ispirare verità che non sono state [espresse] . Egli vuole illuminare mediante questi mezzi, ed è proprio della virtù dell’ abbandono il servirsene; e ogni mezzo applicato dall’azione divina ha un’efficacia che supera ogni virtù naturale e apparente.
E’ caratteristico dell’ anima abbandonata condurre sempre una vita misteriosa e ricevere da Dio i doni straordinari e miracolosi attraverso l’uso delle cose comuni, naturali, fortuite, dovute al caso e in cui pare non ci sia altro che il corso ordinario degli avvenimenti del mondo e della natura.
Così i sermoni più semplici, le conversazioni più comuni e i libri meno considerevoli divengono per queste anime, in virtù del beneplacito di Dio, fonti d’intelligenza e di sapienza. Per questo esse raccolgono con cura le briciole che gli spiriti forti calpestano con i loro piedi; tutto per esse è prezioso, tutto le arricchisce, mentre si mantengono in una indifferenza inesprimibile verso tutte le cose senza trascurarne alcuna, rispettando tutto e traendone utilità.
Quando Dio è in tutte le cose, l’uso che se ne fa per suo ordine non è più uso delle creature, ma godimento dell’azione divina che trasmette i suoi doni attraverso questi diversi canali. Essi non santificano per se stessi, ma solamente come strumenti dell’azione divina che vuole comunicare e comunica molto spesso le sue grazie alle anime semplici con cose che sembrerebbero opposte al fine che essa si propone. Essa illumina attraverso il fango come se fosse la materia più trasparente e ogni strumento di cui vuole servirsi è sempre per lei indifferente. L’ anima di fede crede che mai niente le mancherà e non si lamenta dell’assenza dei mezzi che crede utili per il suo progresso, perché‚ l’Operaio divino che deve servirsene supplisce efficacemente con la sua volontà. In questa volontà santa risiede tutta la virtù delle creature.
Lo spirito con tutto quel che ne dipende vuoI tenere il primo posto tra i mezzi divini ; bisogna ridurlo all’ultimo, come uno schiavo pericoloso. Da esso, il cuore semplice che sa servirsene, può trarre grandi vantaggi; ma può anche nuocere molto, se non è tenuto in soggezione.
Quando l’anima sospira dietro i mezzi creati, l’azione divina le fa intendere che essa le basta; quando vuole rinunciarvi totalmente I’ azione divina le dice che sono strumenti che non si devono né prendere né lasciare, ma che ad essi [bisogna] adattarsi con semplicità secondo l’ ordine di Dio, usandone come se non se ne usasse, sia quando si è privi di tutto come quando si è nell’abbondanza . Mentre l’azione divina è una pienezza indefettibile, il vuoto causato dalla propria azione è una falsa pienezza che esclude l’azione divina.

La pienezza dell’azione divina realizzata mediante i mezzi creati che essa applica, è una vera crescita di santità e semplicità, di purezza, di distacco. Accogliendo i suoi servi, si riceve il principe [in persona] ; sarebbe recargli ingiuria non testimoniare nessuna fiducia ai suoi ministri, sotto il pretesto di voler possedere lui solo. Facciamo l’applicazione: tutto questo fa parte del [suo beneplacito] . Dio era santo nei secoli passati, lo è ugualmente nel presente e lo sarà in tutti i secoli avvenire: non ci sono momenti che egli non riempia totalmente della sua infinita santità.
Se ciò che Dio stesso sceglie appositamente per voi non vi basta , quale altra mano oltre la sua potrebbe bastarvi? Se siete disgustati di un cibo che la stessa divina volontà ha preparato, quale nutrimento non sarà insipido a un gusto così depravato? Un’anima non può essere veramente nutrita, fortificata, purificata, arricchita, santificata, che da questa pienezza del momento presente. Che volete dunque di più? Dato che lì si trovano tutti i beni, perché‚ cercarli altrove? Ne sapete più di Dio? Se lui ordina che sia così, come potreste desiderare che le cose vadano diversamente? La sua sapienza e la sua bontà possono ingannarsi? Dal momento che agiscono in un modo, non dobbiamo esser pienamente convinti che sia il più eccellente? La conclusione che deve presentarsi allo spirito è che l’azione che promana dalla disposizione di Dio dev’ essere eccellente poiché‚ è la sua volontà, e io non posso trovare altrove una santità, per quanto buona essa sia in se stessa, che sia più adatta per la mia santificazione.
Quanta poca fede c’è nel mondo! . Si giudica di Dio in modo indegno, trovando continuamente da ridire sull’azione divina, cosa che non si oserebbe fare col più piccolo artigiano, riguardo alla sua arte! E l’anima vuol ridursi ad agire nei limiti e secondo le regole immaginate dalla sua debole ragione. Si pretende di riformare i piani di Dio; non si sentono che lamenti, mormorazioni e poi ci si mostra sorpresi del trattamento che i Giudei hanno usato con Gesù Cristo. Ah! amore divino! adorabile volontà!
-azione infallibile! Come ti si considera? Può, la volontà divina, essere inopportuna, può aver torto?
“ Ma io ho quella seccatura, mi manca la tal cosa, mi si priva dei mezzi necessari; quella persona mi ostacola in un’opera così santa! Tutto ciò non è assolutamente irragionevole? Questa malattia mi colpisce quando io non posso assolutamente fare a meno della salute ”. E io dico che la volontà di Dio è la sola cosa necessaria. E che tutto quello che essa non dà è inutile. No, anime care, niente vi manca, tutto quello che voi chiamate sventura, contrattempo, cosa fuor di luogo e senza motivo, contrarietà, se voi sapeste che cos’è, restereste estremamente confuse. Sono bestemmie, ma voi non ci pensate. Tutto ciò non è altro che la volontà di Dio; essa è bestemmiata dai suoi cari figli che la misconoscono. Quando eri sulla terra, o mio Gesù, i Giudei ti trattavano da indemoniato, ti chiamavano Samaritano . E oggi con che occhi si guarda la tua adorabile volontà, tu che vivi nei secoli dei secoli, sempre degno di benedizione e di lode! E’ passato un solo momento dalla creazione fino al tempo in cui viviamo, e ne passerà uno solo fino al giudizio in cui il santo Nome di Dio non sia degno di lode? Questo Nome che riempie tutti i tempi e quel che in essi accade! Questo Nome che rende salutari tutte le cose! Quella che si chiama volontà di Dio potrebbe farmi del male? lo temerei, fuggirei il Nome di Dio? E dove potrei andare, dunque, per trovare qualcosa di meglio, se temo l’azione divina su di me, dato che essa è l’effetto della sua divina volontà?
Come dobbiamo ascoltare la parola che ci è detta in fondo al cuore a ogni momento? Se i nostri sensi, se la nostra ragione non intendono, non penetrano la verità e la bontà di queste parole, non è a causa della loro insensibilità per le verità divine? Devo restar,e stupito che un mistero sconcerti la ragione? Dio parla! E un mistero, è dunque una morte per i miei sensi e per la ragione, perché‚ i misteri sono di tal natura da immolarli. Il mistero non è che vita al cuore attraverso la fede, tutto il resto non è che contraddizione. L ‘azione divina mortifica e vivifica allo stesso tempo; e più dà sentore di morte più si crede che dia vita; più il mistero è oscuro, più luce contiene. E questo fa sì che l’ anima semplice non trovi niente di più divino di quanto lo è meno in apparenza: in questo consiste la vita di fede.

TUTTO IL SEGRETO DELLA SPIRITUALITA’ CONSISTE NELL’AMARE DIO

E SERVIRLO UNENDOSI ALLA SUA SANTA VOLONTA’

Tutte le creature vivono nelle mani di Dio. I sensi non scorgono che l’azione della creatura, ma la fede vede l’azione divina in ogni cosa. Essa vede che Gesù Cristo vive in tutto e opera per tutta l’ estensione dei secoli, che il minimo momento e il più piccolo atomo racchiudono una parte di questa vita nascosta e di quest’azione misteriosa. L’ azione delle creature è un velo che copre i profondi misteri dell’azione divina. Gesù Cristo dopola sua risurrezione sorprendeva i suoi discepoli con le sue apparizioni, si prescntava ad essi sotto aspetti che lo nascondevano, e non appena si era rivelato di nuovo, scompariva. Questo stesso Gesù che è sempre vivo, sempre operante, sorprende ancora le anime che non hanno la fede abbastanza pura e penetrante. Non c’è un solo momento in cui Dio non si presenti sotto le sembianze di qualche pena, di qualche esigenza o di qualche dovere. Tutto quello che avviene in noi, attorno a noi e attraverso di noi, contiene e nasconde la sua azione divina, seppure invisibile, e questo fa sì che noi siamo sempre colti di sorpresa e che non riconosciamo la sua operazione se non quando sussiste più. Se aquarciassimo il velo e se fossimo vigilanti e attenti, Dio si rivelerebbe a noi incessantemente e noi godremmo della sua presenza in tutto quel che ci accade; ad ogni cosa diremmo: Dominus est, è il Signore!. E in tutte le circostanze ci accorgeremmo di ricevere un dono di Dio, che le creature sono debolissimi strumenti, che niente ci può mancare e che la cura continua che Dio ha di noi lo spinge a darci quel che ci conviene. Se avessimo fede, saremmo grati a tutte le creature, le accoglieremmo, le ringrazieremmo interiormente del fatto che, guidate dalla mano di Dio, siano utili e si rendano così vantaggiose alla nostra perfezione.
La fede è la madre della dolcezza, della fiducia, della gioia ; essa non può avere che tenerezza e compassione per i suoi nemici che si arricchiscono persino a sue spese.
Più l’azione della creatura è aspra, più quella di Dio la rende vantaggiosa per l’anima; è solo lo strumento che la tortura e le mani del tornitore non sono spietate se non per togliere quello che le è dannoso. La volontà di Dio non racchiude che dolcezze, favori, tesori per le anime sottomesse; non si ha mai troppa fiducia in essa ne ci si abbandona mai troppo. Essa può e vuole sempre quello che contribuisce nel migliore dei modi alla nostra perfezione, purche lasciamo fare a Dio.
La fede non dubita. Più i sensi sono infedeli, ribelli, disperati, incerti, più la fede dice: “ Questo è Dio! tutto va bene! ”. Non c’è niente che la fede non sopporti e non superi; oltrepassa tutte [le tenebre] e per quanti sforzi le ombre facciano essa le penetra per arrivare fino alla verità che abbraccia con fermezza per non separarsene mai più.
Io temo di più la mia azione e quella dei miei amici, che quella dei miei nemici . Non c’è prudenza pari a quella di [non] resistere ai propri nemici e di non opporre loro che un sereno abbandono; sarà come avere il vento in poppa e non si dovrà che mantenersi nella pace. Questi nemici sono dei galeotti che conducono in porto remando con foga. Non c’è niente di più sicuro da opporre alla prudenza della carne che la semplicità, la quale elude mirabilmente tutte le astuzie senza conoscerle, senza nemmeno pensarci. L’ azione divina le fa prendere misure così opportune da cogliere di sorpresa coloro che vogliono ingannarla, e approfitta di tutti i loro tentativi. Si eleva servendosi di quello con cui la si abbassa; tutte le contrarietà si trasformano per lei in vantaggi e lasciando agire i suoi nemici sa trarne un bene così continuo e abbondante che l’unico pericolo è che essa pensi di prender parte, di collaborare a un’opera di cui Dio vuoI essere l’unico promotore.
I suoi nemici servono da strumenti e a lei non resta altro da fare che ammirare nella pace quello che Dio intraprende. Le è sufficiente seguire con semplicità le attrattive che suscita in lei la prudenza soprannaturale dello Spirito divino, il quale coglie senza inganno il centro e le circostanze di ogni cosa e diventa per l’anima, a sua insaputa, una guida così opportuna che ogni ostacolo viene inesorabilmente abbattuto.
L ‘unico e infallibile intervento della divina sapienza guida instancabilmente l’ anima semplice nel modo più adatto, e questa, sotto la sua intima direzione, sa adattarsi a ogni cosa con grande proprietà. Accetta tutto quello che accade, tutto quello che viene meno, tutto quello che prova, a eccezione del peccato. Fa questo qualche volta consapevolmente, altre volte senza accorgersene, sempre mossa da segreti inviti a dire, a fare, a lasciare le cose senza palesi motivi. Il più delle volte l’occasione e il motivo che la determinano sono di ordine naturale; l’anima non vi scorge alcun mistero, è un frutto del caso, una necessità, una convenienza; non significano addirittura niente agli occhi suoi e a quelli degli altri.

E tuttavia l’ azione divina che sorregge l’ intelligenza, la prudenza e il consiglio dei suoi amici, verso di lei si serve solo di tutte queste cose così semplici; ed essa se ne appropria e le contrappone con sagacia a coloro che fanno progetti contro di lei, ma non riescono mai a realizzare i loro intenti. Avere a che fare con un’anima semplice è avere a che fare con Dio. Quali mezzi si possono escogitare contro l’Onnipotente le cui vie sono inscrutabili? Dio fa propria la causa dell’ anima semplice: non è necessario che essa esplori i vostri intrighi, che opponga inquietudine a inquietudine, spiando con cura i vostri passi; il suo Sposo la libera da tutte le preoccupazioni, ella ve lo mette sul capo e si riposa in lui, piena di pace e di sicurezza.
L ‘azione divina libera l’anima e l’esonera da tutti questi mezzi bassi e inquieti tanto necessari alla prudenza umana. Questi servono a Erode e ai farisei, ma i magi non hanno che da seguire in pace la loro stella; il bambino non ha che da abbandonarsi tra le braccia di sua madre, i suoi nemici favoriscono i suoi interessi più che danneggiarli. Più cercheranno di ostacolarla e di insidiarla più ella agirà tranquillamente e liberamente, non li terrà affatto in considerazione, non farà loro bassamente la corte per evitare le loro insidie, la loro gelosia, la loro diffidenza: le loro persecuzioni le sono necessarie. Gesù Cristo viveva così nella Giudea, vive ancora nello stesso modo nelle anime semplici: è generoso, dolce, libero, tranquillo, senza timore, non ha bisogno di nessuno, vedendo che tutte le creature sono nelle mani del Padre, sollecite a servirlo, le une con le loro passioni criminali, le altre con le loro sante azioni, le une con le loro contraddizioni, le altre con la loro obbedienza e la loro sottomissione. L’azione divina armonizza tutto ciò in modo meraviglioso; niente manca, niente è di troppo, c’è, sia nel male che nel bene, tutto quel che occorre. L’ordine di Dio applica a ogni momento lo strumento adatto, e l’ anima semplice elevata dalla fede trova tutto buono e non vuole ne più ne meno di quello che ha. Benedice in ogni tempo questa mano divina che fa scorrere tanto soavemente le sue acque salutari nel suo intimo; accoglie gli amici e i nemici con identica dolcezza, perché‚ il modo di agire di Gesù è di servirsi di ogni cosa come di uno strumento divino. Non si ha bisogno di nessuno, e tuttavia si ha bisogno di tutti; l’ azione divina rende tutto necessario e bisogna ricevere ogni cosa dalle sue mani, prendendo tutto secondo la sua qualità e la sua natura e corrispondendo con dolcezza e umiltà a come le cose si presentano, secondo le parole di san Paolo, e secondo gli esempi di Gesù Cristo, il quale trattava i semplici con semplicità e i rozzi con bontà .
Solo la sua grazia può imprimere quest’ aspetto soprannaturale che personalizza e si adatta in modo così meraviglioso alla natura di ogni persona. Questo non si impara nei libri, essendo un vero spirito profetico e l’ effetto di una rivelazione intima; è una dottrina dello Spirito Santo.
Per comprenderla bisogna essere in un completo abbandono, nel più perfetto distacco da ogni disegno, da ogni interesse per quanto santo esso sia. Bisogna avere al mondo l’unica preoccupazione di abbandonarsi passivamente all’ azione divina per dedicarsi a ciò che riguarda gli obblighi del proprio stato, lasciando agire lo Spirito Santo nel proprio intimo senza badare a che cosa fa, godendo persino di non saperlo. Tutto quel che accade nel mondo, avviene solo per il bene delle anime soggette alla volontà di Dio. L ‘immagine del mondo ci viene presentata in oro, rame, ferro, terra . Questo mistero di iniquità non è che l’ accozzaglia confusa di tutte le azioni interne ed esterne dei figli delle tenebre, questa bestia uscita dall’abisso per far guerra all’uomo interiore e spirituale, fin dall’inizio dei secoli; e tutto quello che è accaduto fino al presente non è che una continuazione di questa guerra . I mostri si succedono gli uni agli altri, l’abisso li divora e li rivomita e invia incessantemente nuovi messaggeri. La lotta cominciata in cielo tra Lucifero e Michele dura ancora. Il cuore dell’angelo superbo e invidioso è divenuto un abisso insondabile di ogni sorta di mali; egli ha sobillato gli angeli contro gli angeli nel cielo e tutto il suo intento, dalla creazione del mondo in poi, è di suscitare sempre nuovi scellerati tra gli uomini, perché‚ prendano il posto di quelli che egli inghiotte. Lucifero è il capo di coloro che gli si sottomettono con gioia. Questo mistero di iniquità non è che la contraddizione dell’ordine di Dio, è l’ordine, o piuttosto il disordine del diavolo; è un disordine misterioso, perché‚ nasconde sotto belle apparenze mali irrimediabili e infiniti. Tutti gli empi, da Caino fino a coloro che funestano attualmente l’universo, sono stati in apparenza grandi e potenti prìncipi, che hanno fatto gran rumore nel mondo e che gli uomini hanno adorato. Quest’ apparenza ingannatrice è un mistero: non sono che bestie salite dall’abisso le une dopo le altre per stravolgere l’ordine di Dio. Ma quest’ordine, che è un altro mistero, ha sempre contrapposto uomini veramente grandi e potenti che hanno inflitto colpi mortali a questi mostri e, a misura che l’inferno ne ha vomitato di nuovi, anche il cielo ha fatto nascere nuovi eroi che li hanno combattuti. La storia antica, sacra e profana, non è che la storia di questa guerra.

L’ ordine di Dio è risultato sempre vittorioso, come anche tutti coloro che sono schierati dalla sua parte e che saranno felici per l’eternità, mentre l’ingiustizia non ha mai potuto proteggere i disertori; essa non li ha pagati che con la morte e con la morte eterna. Si crede sempre di essere invincibili quando si fa professione di empietà. O Dio! con che mezzo ti si può resistere? Anche se un’anima avesse contro di sé l’inferno e il mondo, non dovrebbe temere se ha fatto la scelta dell’abbandono al beneplacito di Dio. Quest’apparenza mostruosa, armata di empietà e di potenza, questa testa d’oro, questo corpo d’argento, di bronzo, di ferro, tutto questo non è che un fantasma di polvere rilucente che una pietruzza riduce a trastullo dei venti . Quanto è meraviglioso lo Spirito Santo nella raffigurazione di tutti i secoli! Tante rivoluzioni che sorprendono fortemente gli uomini e che producono tanto strepito come altrettanti astri che roteano gli uni sugli altri, tanti avvenimenti straordinari, tutto ciò non è che un sogno che sfugge alla memoria di Nabucodonosor al suo risveglio, per quanto terribili siano le impressioni che hanno lasciato nel suo spirito.
Tutti quei mostri non compaiono sulla terra che per esercitare il coraggio dei figli di Dio; e quando questi sono abbastanza fortificati, Dio dà loro il piacere di uccidere i mostri. Il cielo poi accoglie i vittoriosi e l’inferno inghiotte i vinti; esso riproduce allora altri mostri e Dio chiama nuovi atleti nel campo di battaglia. Questa vita non è che un continuo spettacolo per lo stupore del cielo, per esercitare i santi della terra e confondere l’inferno. Così tutto quello che si oppone all’ordine di Dio non serve che a renderlo più adorabile. Tutti i nemici dell’equità sono servitori della giustizia e l’azione divina costruisce la Gerusalemme celeste con gli strumenti di Babilonia che non si compone che dei loro frammenti consumati e dispersi. A che servono le illuminazioni più sublimi, le divine rivelazioni, quando non si ama la volontà di Dio ? Lucifero non ha voluto approvare la sua volontà; la condotta dell’azione divina che Dio gli rivelava scoprendogli il mistero dell’Incarnazione, non gli causò che invidia. Ma un’anima semplice e illuminata dalla sola luce della fede non può stancarsi di ammirare, lodare, amare l’ordine di Dio, scoprendolo non solamente nelle creature sante, ma anche nel disordine e nella confusione più sregolata. Un granello di pura fede illumina l’ anima semplice più di quanto Lucifero sia stato illuminato dalla sua intelligenza così sublime. La scienza dell’anima fedele ai suoi doveri, tranquillamente sottomessa agli ordini intimi della grazia, dolce e umile verso tutti, vale più della più profonda penetrazione del mistero. Se si sapesse vedere l’azione divina in tutto quest’orgoglio e in questa durezza dell’azione delle creature, non si accoglierebbero se non con dolcezza e con rispetto. Il loro disordine non farebbe desistere dall’ordine, qualunque fosse il loro modo di agire; né ci farebbero mai lasciare la nostra unione all’azione divina, che esse portano e ci procurano mediante la nostra dolcezza e umiltà. Non bisogna guardare la via che esse seguono, ma camminare sempre con fermezza nella propria, ed è così che, costringendoli dolcemente, si spezzano i cedri e si rovesciano i massi; perché che cosa c’è nelle creature che possa resistere alla forza di un’anima fedele, dolce e umile? Se vogliamo vincere infallibilmente tutti i nostri avversari, sono queste le armi che dobbiamo opporre. Gesù Cristo ce le ha messe tra le mani per nostra difesa, non c’è niente da temere quando ce ne sappiamo servire; non bisogna esser vili, ma generosi, perché‚ l’azione degli strumenti divini non consiste che in questo. Dio opera cose sublimi e meravigliose e l’ azione umana che fa guerra a Dio non può assolutamente resistere a chi è unito all’azione divina mediante la dolcezza e l’umiltà. Chi è Lucifero? E’ uno spirito sublime, il più illuminato di tutti gli spiriti, ma scontento di Dio e del suo ordine. Il mistero dell’iniquità consiste nell’estensione di questo malcontento che si manifesta in tutti i modi possibili. Lucifero, da parte sua, non vorrebbe lasciare incontaminato niente di ciò che Dio ha fatto e ordinato; dovunque penetra, vediamo immancabilmente l’opera di Dio sfigurata. Più una persona ha luce, scienza, capacità, più è da temere se non ha il fondamento della pietà che consiste nell’esser soggetti a Dio e alla sua volontà. E mediante un cuore regolato che si resta uniti all’azione divina, senza la quale tutto non è che pura natura e, ordinariamente, netta opposizione all’ordine di Dio che, propriamente parlando, si serve solo degli strumenti più umili. Egli è sempre contraddetto dai superbi, che non cessano tuttavia di servirlo come schiavi per il compimento dei suoi disegni . Quando vedo un’anima che fa l’unica scelta di Dio e della sottomissione ai suoi ordini, per quanto povera essa sia di ogni altra cosa, dico: “ Ecco un’anima che ha grandi talenti per servire Dio ”. La santa Vergine e san Giuseppe non godevano di altre prerogative. Tutto il resto, senza di ciò, mi fa paura e temo di [vedervi] l’azione di Lucifero; mi tengo in guardia e rafforzo il mio intimo per contrapporlo decisamente a tutto questo splendore sensibile, che allora [non] mi sembra altro che un fragile cristallo.

L’ordine di Dio costituisce l’unica regola dell’anima semplice ; essa lo riconosce anche in quelle azioni scorrette che il superbo compie per avvilirla. Il superbo disprezza un’anima agli occhi della quale egli non è niente, proprio perché‚ essa riesce a vedere Dio in lui e in tutte le sue azioni. Spesso egli pensa che la sua modestia sia un segno di timore nei suoi confronti, mentre è soltanto il segno di quel timore amoroso verso Dio e la sua volontà, volontà che l’anima sa scorgere anche nel superbo. No, povero insensato, l’anima semplice non ti teme, tu le fai compassione; è a Dio che risponde, quando tu pensi che ti parli, è con lui che essa sa di avere a che fare; essa non ti considera che uno dei suoi schiavi, o piuttosto come un’ombra sotto la quale Dio stesso si nasconde. Così, più tu ti innalzi, più da parte sua lei si abbassa; e quando credi di sorprenderla, lei sorprende te. Le tue astuzie, le tue violenze si cambiano per lei in favori della Provvidenza. Il superbo è anche un enigma che l’anima semplice e illuminata dalla fede spiega molto intelligibilmente. Questa scoperta dell’azione divina in tutto quello che avviene in ogni momento è l’intelligenza più acuta che si possa avere in questa vita delle cose di Dio. E una rivelazione continua, è una comunicazione con Dio che si rinnova incessantemente, è il godimento dello Sposo, non nascostamente e di straforo, non nella cantina o nella vigna, ma apertamente e in pubblico, senza timore di nessuna creatura . E un fondamento di pace, di gioia e d’amore, di appagamento di Dio visto, conosciuto o piuttosto creduto vivente e operante nel modo più perfetto in tutto quel che si presenta a ogni istante. E il paradiso eterno che, attualmente, non si presenta allo sguardo che attraverso cose informi, coperte di tenebre; ma lo Spirito di Dio, che in questa vita conduce segretamente ogni cosa al bene con la continua e feconda presenza della sua azione, dirà nel giorno della morte: “ Fiat lux ” . E allora si vedrà quali tesori racchiude la fede in questo abisso di pace e di appagamento di Dio, che si trova in tutto quello che c’è da fare e da soffrire in ogni momento. Quando Dio si dà così, tutto ciò che è comune diventa straordinario ed è per questo che niente sembra tale. Infatti, essendo questa via già per se stessa una via straordinaria, per conseguenza non è il caso che venga adornata di meraviglie che non le sono proprie. E un miracolo, una rivelazione, un godimento continuo, fatta eccezione per le piccole mancanze; per sua natura non esige nulla in se stessa di sensibile e di meraviglioso, ma ha il potere di rendere meravigliose tutte le cose comuni e sensibili.

Cap. XI

NEL PURO ABBANDONO A DIO

TUTTO QUELLO CHE CI SEMBRA OSCURITA’ E’ AZIONE DI FEDE

C’è un genere di santità in cui tutte le comunicazioni divine sono luminose e distinte . Nella via passiva di fede, invece, tutto quello che Dio comunica ha l’impronta della sua natura e di quelle tenebre inaccessibili che circondano il suo trono; non sono che sentimenti confusi e tenebrosi. L ‘anima che vi è immersa teme spesso, come il profeta, di andare a sbattere contro qualche scoglio e di ferirsi camminando in quest’ oscurità. No, anima fedele, non temere, è qui la tua via, questo il modo con cui Dio ti conduce, non c’è niente di più sicuro e di più infallibile che le tenebre della fede. Ma da che parte andare quando la fede è così oscura? Andate dovunque vorrete. Non ci si può più perdere quando non si ha più strada da cercare e l’oscurità rende tutto uguale; non si può più tendere a nessuna mèta e non si ha alcun oggetto davanti agli occhi.
“ Ma mi sembra di cadere a ogni momento in un precipizio; tutto mi affligge; sento che agisco per abbandono, ma mi sembra di non poter far qualcosa se non cessando di agire per virtù; sento tutte le virtù lamentarsi che io mi allontano da loro; più questi lamenti mi sembrano convincenti e mi affascinano, più l’impulso oscuro che mi anima sembra allontanarmene. Amo la virtù, ma cedo all’attrattiva; non capisco come quest’ultima mi avvinca, ma è davvero così ”.
Lo spirito tende alla luce, ma il cuore non vuole che le tenebre. Tutte le persone, tutti gli spiriti luminosi piacciono al mio spirito, ma il mio cuore non gusta che i colloqui e i discorsi di cui non capisce niente; e tutto il suo stato e la sua via sono un impulso prodotto dalla fede che fa amare, gustare princìpi, verità, strade in cui lo spirito non ha oggetto, ne idee, in cui trema e freme e vacilla. La sicurezza sta – io non so come – in fondo al mio cuore, ed esso va a seconda dell’impulso che riceve, non per evidenza, ma per sentimento di fede. perché‚ è impossibile che Dio guidi un’ anima senza imprimerle una certezza della bontà della sua via, che è tanto più grande, quantp meno è percepita. E questa certezza è vittoriosa di tutte le creature, di tutte le paure, di tutti gli sforzi, di tutte le idee dello spirito; esso ha un bel gridare, [lottare], cercar di meglio. La sposa sente [lo Sposo] senza sentire, e quando lo vuole toccare egli scompare; sente la destra dello Sposo che la circonda e preferisce smarrirsi abbandonandosi alla sua guida che la conduce senza ragioni e senza ordine, piuttosto che rassicurarsi prendendo con sforzo le strade indicate dalla virtù.
Orsù, anima mia, va’ a Dio mediante l’abbandono e poiché‚ la virtù è frutto di dedizione e di sforzi, confessa la tua impotenza e la tua fiducia in Dio, il quale non ti costringerebbe a non poter camminare con i tuoi piedi, se non avesse la bontà di portarti sulle sue braccia. Che bisogno abbiamo, o Signore, di luce, di visioni, di percezioni, di sicurezza, di idee, di riflessioni, dato che non camminiamo ma siamo portati dalle braccia della Provvidenza? Più ci saranno tenebre, abissi, scogli, morti, deserti, paure, persecuzioni, aridità, penurie, noie, angosce, disperazioni, purgatori, inferni sulla nostra strada, più la nostra fede e la nostra fiducia saranno grandi. Basterà gettare lo sguardo su di te per essere sicuri nei più gravi pericoli. Dimenticheremo le strade e le loro direzioni, dimenticheremo noi stessi, e completamente abbandonati alla sapienza, alla bontà, alla potenza della nostra guida, non ci preoccuperemo che di amarti, di fuggire ogni peccato, non solamente quelli gravi ed evidenti, ma anche i più leggeri, di adempiere gli obblighi del dovere. Ecco, o divino amore, la sola sollecitudine che lasci ai tuoi cari figli; tu ti incarichi di tutto il resto. E più tutto il resto è terribile, più essi attendono e vedono la tua presenza; non si curano che di amare come se non esistessero più e adempiono i loro piccoli doveri come un bambino, sul seno di sua madre, si occupa solo dei suoi trastulli, come se non ci fosse altro al mondo che sua madre e i suoi giochi. L’ anima deve oltrepassare tutto quel che le fa ombra; la notte non è il tempo di agire, ma di riposare; la luce della ragione non può che accrescere le tenebre della fede, il raggio che le penetra deve venir dalla stessa altezza da cui esse vengono.

Quando Dio si comunica all’ anima come vita, non si presenta più ai suoi occhi come via e come verità . La sposa cerca lo Sposo di notte , egli sta dietro di lei, la tiene tra le sue mani, la sospinge. Lei cerca davanti, [egli le] sfugge. Egli non è più oggetto di idee; ne è il principio e la sorgente. Vi sono nell’azione divina risorse segrete e inopinate, meravigliose e sconosciute per tutti i bisogni, i fastidi e i turbamenti, le cadute, gli abbattimenti, le incertezze, le inquietudini, i dubbi delle anime che non hanno più fiducia nella loro propria azione. Più la trama è intricata, maggiore è il fascino che si [aspetta] dalla soluzione. Il cuore dice: “ Tutto andrà bene ”, è Dio che guida l’opera; niente fa paura. La paura stessa, l’incertezza, la desolazione sono versetti del cantico delle tenebre. Si è felici di non ometterne una sillaba, si sa che tutto termina col Gloria Patri. Così dello smarrimento si fa la propria via. Le tenebre stesse servono da guida, i dubbi da sicurezza; e più Isacco è preoccupato di trovare l’offerta del sacrificio, più Abramo attende tutto dalla Provvidenza . Le anime che camminano nella luce cantano cantici di luce . Quelle che camminano nelle tenebre cantano il cantico delle tenebre. Bisogna lasciar cantare a ognuna la parte e la melodia che Dio le affida fino alla fine. Non bisogna metter niente là dove egli viene a colmare, blsogna lasciar fluire tutte le gocce del fiele di queste divine amarezze quando è lui che inebria. poiché‚ Geremia, Ezechiele erano in questo stato, le loro parole non erano che sospiri e singhiozzi e la consolazione non poteva nascere che dalla continuazione delle loro lamentazioni. Se si fosse arrestato il corso delle loro lacrime, saremmo stati privati dei più bei passi della Scrittura. Lo spirito che dà la desolazione è il solo che possa consolare; le sue diverse acque scorrono dalla stessa fonte.
Quando [Dio] sbigottisce un’anima, bisogna che essa tremi; quando la minaccia, essa è atterrita; c’è solo da lasciare che l’operazione divina segua il suo corso, essa porta in tutta la sua estensione il male e il rimedio. Piangete, anime care, tremate, siate nell’inquietudine e nell’agonia; non fate sforzi per soffocare questo dlvino sbigottimento, questi gemiti celesti; ricevete nel fondo della vostra anima i ruscelli di cui Gesù, nella sua santa anima ha custodito la fonte. Andate continuamente spargendo lacrime finché‚ il soffio della grazia le farà scorrere e inspiegabilmente poi le farà asciugare. Le nubi si dissiperanno, il sole diffonderà la sua luce, la primavera vi coprirà di fiori e procedendo nel vostro abbandono troverete l’ammirabile varietà che produce in tutta la sua estensione l’azione divina. In realtà è inutile che l’uomo si turbi; tutto quello che avviene in lui è simile a un sogno, un’ombra insegue e distrugge l’ altra, le immagini che si succedono in quelli che dormono a volte affliggono, a volte consolano. L’anima è il trastullo di queste apparenze che si annullano le une con le altre e il risveglio fa vedere che nessuna di esse valeva alcunché‚ che fosse in grado di oscurare l’anima. Il risveglio dissipa tutte le impressioni e ci induce a non tener conto né di questi pericoli, né di queste felicità del sonno. In che senso, Signore, si può dire che tenete tutti i vostri figli addormentati sul vostro seno durante la notte della fede? Che vi divertite a far scorrere nelle loro anime un’infinita varietà di sentimenti che non sono in fondo che sante e misteriose fantasticherie? Lo stato che provocano in loro la notte e il sonno, causa ad esse profondi e dolorosi timori, angosce e fastidi che voi dissiperete e trasformerete nel giorno della gloria in vere e solide gioie. Ma al momento del risveglio le anime sante, restituite interamente a se stesse e in una piena libertà di giudicare, non si stancheranno di ammirare le accortezze, le invenzioni, le finezze e gli inganni amorosi dello Sposo; le sue vie erano tanto impenetrabili che era impossibile sciogliere i suoi enigmi, sorprenderlo nei suoi travestimenti, né accettare qualche consolazione, quando egli voleva spargere lo spavento e l’allarme. Dopo questo risveglio i Geremia, i David vedevano che quanto li aveva atterriti inconsolabilmente era in Dio e negli angeli motivo di gioia. Non svegliate la sposa, o spiriti forti, certezze e azioni umane; lasciatela gemere, tremare, correre, cercare. E vero, lo Sposo l’inganna, si traveste, lei sogna e le sue ansie [non sono che ansie] dovute alla notte e al sonno . Ma lasciatela dormire, lasciate che lo Sposo lavori su quest’ anima amata e rappresenti in lei quello che lui solo sa dipingere ed esprimere; lasciate che prosegua nel gioco del suo travestimento, egli stesso la sveglierà quando sarà il momento. Giuseppe fa piangere Beniamino : servi di Giuseppe, non rivelate il segreto al fratello minore! Giuseppe lo inganna, l’inganno è una prova escogitata dalla sua perspicacia e dalla sua ingegnosità ; Beniamino e i suoi fratelli sono presi da un dolore irrimediabile, ma non è che un gioco di Giuseppe. I poveri fratelli non vedono altro che un male senza rimedio, ma non dite loro niente, egli ricomporrà tutto, li sveglierà lui stesso ed essi ammireranno la sua sapienza nel tramutare tanto male, tanta disperazione nel più grande motivo di gioia che essi mai avrebbero potuto immaginare.
Quietisti ignoranti e senza esperienza che vorreste nella sposa una pace e un’insensibilità che non ebbero né Gesù e Maria, né Davide, né i profeti e gli apostoli , quanto poco conoscete il potere dell’azione divina, l’estensione, la forza, la varietà e l’efficacia delle ombre della pura fede!

Quanto poco conoscete il sonno della sposa in questa notte profonda! Come vien convinta di falsità la vostra dottrina dalle ammirabili operazioni e dai giochi che lo Spirito Santo ci descrive nel Cantico dei Cantici! Tutte le sue parole smentiscono le vostre massime. Lo stato di pura fede è uno stato di pura croce. Tutto è scuro, tutto è penoso, è una notte che annerisce tutto quello che in essa accade. E’ vero che l’anima è rassegnata, che è contenta della felicità di Dio, ma non sente nient’ altro che quello. E’ un purgatorio in cui tutto quello che si sente e si scorge non è che sofferenza, la più grande delle quali consiste nel trovare in sé solo rassegnazione e una così forte tendenza al proprio benessere che quello di Dio appare del tutto indifferente e fuori di ogni interesse. Quanta differenza c’è tra l’agire per princìpi oggettivi, per un principio ideale, per un principio di imitazione o di massima [e] agire per principio di mozione divina!L’ anima è sospinta senza che le sia dato vedere la via aperta davanti ai suoi occhi ; essa non va per luoghi che ha visto, né [secondo quel che] ha letto; questo è il suo procedere spontaneo ed essa non può fare altrimenti, non può rischiare niente. Ma l’azione divina è sempre nuova, non ritorna sui suoi antichi passi, traccia sempre nuove strade; le anime che essa conduce non sanno dove vanno, i loro sentieri non sono né nei libri né nelle loro riflessioni. E’ l’ azione divina che glieli apre direttamente ed esse non vi entrano che per suo impulso. Quando si è condotti da una guida che introduce in un paese sconosciuto, di notte, attraverso i campi, senza strada tracciata, seguendo la propria inclinazione, senza chieder consiglio a nessuno e senza voler rivelare i propri disegni, si può assumere un altro atteggiamento che non sia quello dell’abbandono? A che serve sapere dove si è, interrogare i passanti, consultare la carta e i viaggiatori? Il progetto e il volere, per così dire, di una guida che vuole che si confidi in lei, saranno contrari a tutto ciò. Essa si compiacerà di confondere la inquietudine e la diffidenza di un’anima; vuole una totale sottomissione a se stessa, perché‚ se ci si accorgesse che è una buona guida, non ci sarebbe né fede né abbandono. L’ azione divina è per sua natura retta ed efficace e non sopporta di essere riformata né controllata; ha iniziato la sua opera dalla creazione del mondo e va continuamente manifestando nuova fecondità; non limita le sue operazioni, la sua inventiva non si esaurisce; faceva quello ieri, fa questo oggi; è la stessa azione che si applica a tutti i momenti con effetti sempre nuovi e così si dispiegherà eternamente. Essa ha fatto Abele, Noè, Abramo secondo le sue diverse idee. Isacco sarà un originale, Giacobbe non sarà la sua copia, né Giuseppe quella di lui; Mosé non ha avuto il suo simile tra i suoi padri; David e tutti i profeti hanno ciascuno un aspetto diverso dai patriarchi. S. Giovanni li supererà tutti. Gesù Cristo è il primogenito: gli apostoli agiscono più attraverso l’impulso del suo spirito che mediante l’imitazione delle sue opere. Lo stesso Gesù Cristo non ha imitato se stesso, non ha eseguito alla lettera tutte le proprie massime. Lo Spirito divino ha sempre ispirato la sua santa anima, che fu sempre abbandonata al suo soffio! Essa non aveva bisogno di imitare il momento precedente per dare la forma al seguente; il soffio della grazia formava tutti i suoi atti sul modello delle verità eterne che la SS. Trinità serbava nella sua invincibile e impenetrabile sapienza. L’anima di Cristo riceveva ed esprimeva all’esterno in ogni momento gli ordini divini. Il Vangelo mostra la conseguenza di queste verità nella vita di Gesù Cristo e lo stesso Gesù, sempre vivo e operante, vlve e opera cose sempre nuove nelle anime sante. Volete vivere evangelicamente? Vivete in totale e puro abbandono all’azione di Dio. Gesù Cristo ne è la sorgente; egli era ieri, egli è ancora oggi per continuare la sua vita e non per ricominciarla; quello che ha fatto è fatto, quel che resta da fare lo rifà a ogni momento. Ogni santo riceve una parte di questa vita divina, Gesù Cristo è diverso in tutti, benché sia lo stesso; la vita di ogni santo è la vita nuova di Gesù Cristo, è un nuovo vangelo. Le gote dello Sposo sono paragonate ad aiuole coperte di fiori profumati ; l’azione divina è il giardiniere che varia mirabilmente l’aiuola. Quest’aiuola non è simile a nessun’ altra; tra tutti i fiori non ce ne sono due che si somiglino e che si possano dire uguali se non [per] l’abbandono totale di se stessi all’opera del giardiniere, lasciandolo padrone di agire come gli piace, contentandosi di fare per conto proprio quello che dipende dalla loro natura e dal loro stato. Lasciar fare a Dio e [fare] quello che egli esige da noi, ecco il vangelo, ecco la scrittura generale e la legge comune. Qui sta la facilità, la chiarezza, l’azione propria di tutti gli strumenti divini .

L’unico segreto è l’abbandono; ma segreto senza segreto, arte senz’arte; è la via diritta che Dio esige da tutti spiegandola chiaramente e rendendola molto [intelligibile] e semplice. Quello che la via di pura fede ha di oscuro non sta in ciò che l’anima deve praticare, ma in quel che Dio ha riservato a se stesso. Niente di più facile da capire della prima cosa e niente di più luminoso. Il misterioso non è che in quel che Dio fa. Ammiriamo ciò che accade nell’Eucaristia: quello che è necessario per cambiare [il pane nel] corpo di Gesù Cristo è così chiaro e così facile che tutti, per quanto incolti siano, ne sono capaci, purché abbiano il carattere [sacerdotale]. E tuttavia è il mistero dei misteri, in cui tutto è così nascosto e così oscuro, così incomprensibile che più si è illuminati e spirituali, più fede ci vuole per credere. La via di pura fede presenta qualcosa di analogo; il suo effetto è di far trovare Dio a ogni momento, che è la cosa più elevata, più mistica, più beatificante. E’ un tesoro inesauribile di pensieri, di discorsi, di scritture, è un insieme e una fonte di meraviglie. Tuttavia, per produrre un effetto così prodigioso, che cosa ci vuole? Una sola cosa: lasciar fare a Dio e fare tutto quello che egli vuole, secondo il proprio stato. Niente di più facile nella vita spirituale e che non sia alla portata di tutti. E dunque questo il meraviglioso, è questo l’oscuro cammino; per percorrerlo l’anima ha bisogno di una grande fede, contro ogni sospetto che la ragione di continuo viene a insinuare; essere obbligati a credere quello che non si vede è cosa che non corrisponde a nulla di quanto si è letto, è una cosa nuova. I profeti erano dei santi, questo Gesù è un seduttore! così dicevano i Giudei. Ah, che poca fede ha l’anima che, sul loro esempio, resta scandalizzata! Gesù Cristo vive in noi fin dall’origine del mondo , e opera in noi lungo tutto il tempo della nostra vita. Quello che trascorrerà fino alla fine del mondo è un giorno. Gesù ha vissuto e vive ancora, ha cominciato in se stesso e continua nei suoi santi una vita che non finirà mai. O vita di Gesù, che comprende e supera tutti i secoli! Vita che si esprime a ogni istante con nuove operazioni! Il mondo intero è incapace di contenere tutto quello che si potrebbe scrivere di Gesù, ciò che ha fatto o detto e la sua vita intima; il Vangelo non ce ne delinea che pochi piccoli tratti. Se la prima ora è così sconosciuta e così feconda, quanti vangeli bisognerebbe scrivere per fare la storia di tutti gli istanti di questa vita mistica di Gesù Cristo che moltiplica le meraviglie all’infinito e le moltiplicherà eternamente!
poiché‚ tutti i tempi, propriamente parlando, non sono che la storia dell’azione divina! Lo Spirito Santo ha fatto incidere con caratteri infallibili e incancellabili alcuni momenti di questa vasta durata, ha raccolto nelle Scritture qualche goccia di questo mare, ci ha svelato attraverso quali segrete e sconosciute operazioni ha realizzato la comparsa di Gesù Cristo nel mondo. Si vedono i canali e le vene che attraverso la confusa generazione dei figli degli uomini distinguono l’origine, la razza, la genealogia di questo primogenito. Tutto l’ Antico Testamento non è che una piccola strada tra le innumerevoli e inscrutabili vie di quest’opera divina; non c’è che quel che è necessario per arrivare a Gesù. Lo Spirito divino ha tenuto nascosto tutto il resto nei tesori della sua sapienza. E di tutto questo mare dell’azione divina non ce ne appare che un rigagnolo che, dopo la venuta di Gesù, si è sperduto negli apostoli ed è sprofondato nell’abisso dell’ Apocalisse. Così tutto il resto della storia di quest’azione divina che racchiude tutta la vita mistica che Gesù conduce nelle anime sante fino alla fine dei secoli, è destinato a rimanere l’oggetto della nostra fede. Tutto quello che è stato scritto è solo la parte più evidente. Noi siamo nei secoli della fede, lo Spirito Santo non scrive più vangeli se non nei cuori; tutte le azioni, tutte le esperienze dei santi sono il vangelo dello Spirito Santo. Le anime sante sono la carta, le loro sofferenze e le loro azioni sono l’inchiostro. Lo Spirito Santo, con la penna della sua azione, sta scrivendo dei vangeli viventi che non potranno essere letti che nel giorno della gloria quando, dopo essere usciti dalla tipografia di questa vita, saranno pubblicati.
O che bella storia! che libro meraviglioso lo Spirito Santo scrive attualmente! Esso è in corso di stampa, anime sante, e non c’è giorno in cui non se ne compongano i caratteri, non vi si applichi l’inchiostro, non se ne stampino i fogli. Ma siamo nella notte della fede, la carta è più nera dell’inchiostro; nei caratteri non vi è che confusione; è una lingua dell’altro mondo, incomprensibile e non si potrà leggere questo vangelo che in cielo. Se potessimo scrutare la vita e guardare tutte le creature non come ci appaiono, ma nel loro principio; se potessimo ancora di più vedere la vita di Dio in tutte le cose, come l’azlone divina le muove, le mescola, le raduna, le contrappone, le spinge con termini contrari, riconosceremmo che tutto ha i suoi motivi, le sue misure, le sue proporzioni, i suoi rapporti in quest’ opera divina.

Ma come leggere questo libro i cui caratteri sono sconosciuti innumerevoli, capovolti e coperti d’inchiostro? Se la mescolanza di ventiquattro lettere è senza confini, di modo che esse bastano a comporre all’infinito volumi diversi e tutti mirabili nel loro genere, chi potrà esprimere quel che Dio fa nell’universo? Chi potrà leggere e capire il senso di un libro così vasto in cui non c’è una lettera che non abbia la sua forma particolare e che non racchiuda, [nella] sua piccolezza, profondi misteri? I misteri non si vedono né si sentono, sono oggetto di fede. La fede non giudica della loro verità e bontà che attraverso il loro principio, perché‚ sono in se stessi così oscuri che tutte le loro apparenze non servono che a sigillarli, a nasconderli e ad accecare coloro che pretendono di giudicare con la sola ragione. Insegnami, o divino Spirito, a leggere in questo libro della vita! Voglio divenire tuo discepolo e, come un semplice bambino, credere a quello che non posso vedere. Mi basta che il mio maestro parli; che dica la tal cosa, si pronunci, componga le lettere in questo modo, si faccia capire così: questo basta. lo penso che tutto sia com’egli ha detto; non ne vedo le ragioni, [ma egli] è la verità infallibile. Tutto quello che dice, tutto quello che vede, è secondo verità. Vuole che le lettere si uniscano per formare una parola, e che le stesse poi ne facciano un ‘ altra. Se ce ne sono tre oppure sei, è segno che ne occorrono tante, se fossero di meno si avrebbe un senso errato; lui, che solo conosce i pensieri, sa radunare le lettere necessarie per esprimerli. Tutto ha un significato, tutto ha un senso perfetto; questa riga finisce qui perché‚ dev’essere così, non manca una virgola, non c’è un punto inutile. Io ora credo tutto ciò e quando il giorno della gloria mi rivelerà tanti misteri, vedrò quello che adesso capisco confusamente e che mi pare così imbrogliato, così confuso, così poco sensato e poco logico, così fantastico. Tutto questo mi rapirà, mi affascinerà eternamente con le bellezze, l’ordine, le ragioni, la sapienza e le incomprensibili meraviglie che scoprirò. Tutto quello che vediamo non è che vanità e menzogna . La verità delle cose sta in Dio. Quanta differenza esiste tra le idee di Dio e le nostre illusioni! Com’è possibile che, pur essendo continuamente avvertiti che tutto quel che accade nel mondo non è che un’ombra, una figura, mistero di fede, ci comportiamo sempre umanamente e secondo il senso naturale delle cose, che non è che enigma? Cadiamo sempre nel tranello, come insensati, invece di sollevare lo sguardo e risalire al principio, alla sorgente, all’origine delle cose, là dove tutto ha un altro nome e altre qualità, dove tutto è soprannaturale, divino, santificante, dove tutto è parte della pienezza di Gesù Cristo, pietra della Gerusalemme celeste per l’ edificazione di quest’edificio meraviglioso. Noi che viviamo secondo le nostre visioni e i nostri sentimenti, rendiamo inutile la luce della fede che ci guiderebbe in modo sicuro nel labirinto di tante tenebre e immagini tra le quali ci smarriamo come insensati, perché‚ non camminiamo alla luce della fede, che non vede altro se non Dio e ciò che è di Dio e vive di lui, lasciando e oltrepassando ogni umana apparenza.
La fede è la luce del tempo , essa sola attira la verità senza vederla, tocca quel che non sente, vede questo mondo come se non fosse, vedendo tutt’altra cosa che quel che appare. E’ la chiave dei tesori, la chiave dell’abisso e della scienza di Dio . La fede convince tutte le creature di menzogna, e attraverso di essa Dio si rivela e si manifesta in tutte le cose e le divinizza: toglie il velo e discopre la verità eterna. Quando un’anima ha ricevuto quest’intelligenza della fede , Dio le parla attraverso tutte le creature; l’universo è per essa una scrittura vivente tracciata incessantemente davanti ai suoi occhi dal dito di Dio. La storia di tutti i momenti che passano è una storia sacra; i libri santi dettati dallo Spirito di Dio non sono per lei che l’inizio delle divine istruzioni. Tutto quel che accade, e che non è scritto, è per lei la continuazione della Scrittura. Quello che è scritto è il commento di quello che non lo è. La fede giudica dell’uno attraverso l’altro; il compendio delle Scritture è l’introduzione alla [storia della] pienezza dell’ azione divina e l’ anima vi scopre dei segreti per penetrare i misteri che esso racchiude in tutta la sua estensione.

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Fonte www.monasterovirtuale.it

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