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Paolo VI e Benedetto XVI hanno in comune anche i nemici?

Paolo VI e Bendetto XVIIeri in una Roma scintillante, con una luce che faceva sembrare gli altri giorni rarefatti, che induceva a credere di essere caduti in un quadro iperrealista, ieri, in quella luce, è stato beatificato Paolo VI, il papa grigio. Per essere le beatificazione di un papa alla fine di un sinodo che pareva un concilio, non c’era molta gente: quella di un’udienza del mercoledì. Con tutti quei vescovi e cardinali e preti importanti chiamati lì, non è tanto. Papa grigio, papa debole. Scordatevi le folle di Giovanni XXIII, il papa buono, o di Giovanni Paolo II e di Papa Francesco. Chissà perché il cielo ha voluto tutta quella luce per un papa grigio.

Poi sui mega schermi appare Papa Benedetto, vecchietto, il nonno di casa, come lo chiama Francesco, il papa della rinuncia, e la luce si fa largo dentro di me, e mi mostra chi in piazza non c’è: chi manca. Sono gli stessi che hanno criticato il passo indietro di Ratzinger, che si sono costernati, rammaricati, fatti seri, per poi tornare nei ranghi. Quasi tutti. Vinti ma non convinti. Sono quelli che vogliono trasformare il pane della verità in pietre, per scagliarle contro i peccatori, i deboli e i malati.

Paolo VI e Benedetto XVI, due papi grigi, non amati, eppure che hanno cambiato la chiesa e anche un po’ di mondo. Montini e Ratzinger, uomini miti, dal carattere sbagliato per il ruolo caduto loro addosso. Francesco cita Montini che scriveva nel suo diario “Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, e non altri, la guida e la salva”. Un bresciano di salute malferma, che quasi non poteva neppure diventare prete, che ha passato la vita nella più grande sagrestia del mondo, e che – nonostante ciò – ha fatto di tutto per aprire la chiesa al mondo e il mondo alla chiesa. Rimanendo travolto da entrambe. Paolo VI, che ha voluto che la chiesa tornasse ad amare l’arte, dopo che per tutta la modernità l’una aveva ripudiato l’altra. Montini schiacciato tra il marxismo e il liberalismo degli anni ’60 e ’70 (non quello di adesso) e il clericalismo degli anni ’60 e ’70 (non quello di adesso). Un papa grigio, forse, ma sapiente. Come quei professori che ti ricordi solo dopo un po’ di anni. Quanti sanno che spesso usiamo parole sue come se fossero nostre? Metto di seguito, senza virgolette, alcune sue frasi, e vediamo chi non si meraviglia.

Il mondo di oggi ascolta più volentieri i testimoni che i maestri. E se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni. Il cristianesimo non è facile ma è felice. Il mondo soffre per la mancanza di pensiero. Lo sviluppo è il nuovo nome della pace. Se vuoi la pace, prepara la pace. Libero veramente è colui che è capace di donarsi totalmente. Potrei continuare. Le parole, soprattutto quelle usate dalla gente, non sbagliano. Mi dispiace per gli assenti. Questi maschi alfa che non hanno capito che il vero maschio alfa è il maschio beta, come ha twittato Barbara Carfagna tempo fa. Mi dispiace per loro, ma la luce lo sa. La luce non sbaglia.

Di Don Mauro Leonardi

L’articolo originale è pubblicato su:  huffingtonpost.it

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