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Padre Lombardi: Il Papa emerito non prenderà parte ‘fisicamente’ all’assise sinodale

Don_Matteo_Benedetto_XVI_1_2014 (1)SINODO SULLA FAMIGLIA – Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, nel corso del Briefing che si sta svolgendo in questi minuti e al quale hanno preso parte l’arcivescovo di Parigi, cardinale André Vingt-Trois, l’arcivescovo di Budapest, cardinale Perter Erdo, Monsignore Bruno Forte Segretario speciale del Sinodo, e mons. Carlos Aguiar (Celam), in seguito alla domanda di un giornalista che ha chiesto se il Papa emerito Benedetto XVI prenderà parte alle sedute sinodali, ha fatto sapere che sia per motivi di salute che per ragioni logistiche, Benedetto XVI non parteciperà al Sinodo, ma tuttavia si è augurato che prenda parte alla cerimonia della beatificazione di Papa Paolo VI, domenica 19 ottobre. E’ inoltre importante ricordare, ha aggiunto P. Lombardi, che il Papa emerito si è ritirato in preghiera, come disse lo stesso Ratzinger il 13 febbraio 2013 ai parroci romani raccoltisi nella basilica di San Pietro per rivolgere un commosso saluto al pontefice rinunciatario.

Durante la stessa riunione di febbraio 2013 il Papa si rivolse ai sacerdoti ringraziandoli per la loro preghiera e la vicinanza e nel suo discorso sottolineò l’importanza del Concilio Vaticano II, precisando la necessità più che mai viva per la Chiesa di guardare al futuro e di essere portatrice di forza per il domani del mondo. A questo Sinodo, voluto e presieduto da Papa Francesco si è arrivati nel pieno di un dibattito che vede vescovi e cardinali contrapporsi sui temi che caratterizzeranno i lavori di questi 14 giorni: dalle convivenze ai divorziati, dal controllo delle nascite alle unioni omosessuali. Sabato sera, nella veglia davanti a ottantamila fedeli in piazza San Pietro, il Papa ha chiesto “un confronto sincero, aperto e fraterno”, rievocando ciò che già avvenne al Concilio e raccomandando “la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre a unità”; anche questa mattina il Santo Padre introducendo la prima sessione dell’assise, ha chiesto ai 191 padri sinodali, agli esperti, ai delegati di altre chiese e agli uditori, tra i quali anche una coppia italiana chiamata a testimonare la propria esperienza di coppia e dunque di “famiglia”, di parlare chiaro e ascoltare con umiltà: “Nessuno dica: ‘Questo non si può dire; penserà di me così o così”, ha detto il Santo Padre spiegando anche il concetto di “sinodalità”. “Bisogna dire tutto ciò che si sente con parresia. Dopo l’ultimo Concistoro (febbraio 2014), nel quale si è parlato della famiglia, un Cardinale mi ha scritto dicendo: peccato che alcuni Cardinali non hanno avuto il coraggio di dire alcune cose per rispetto del Papa, ritenendo forse che il Papa pensasse qualcosa di diverso. Questo non va bene, questo non è sinodalità, perché bisogna dire tutto quello che nel Signore si sente di dover dire: senza rispetto umano, senza pavidità. E, al tempo stesso, si deve ascoltare con umiltà e accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli. Con questi due atteggiamenti si esercita la sinodalità”.
Pertanto è ufficiale che Benedetto XVI non prenderà parte fisicamente all’assise e ai lavori sinodali, ma è più che certo il vivo interesse con il quale il 265° successore del Principe degli Apostoli seguirà l’opera dei padri sinodali, vista e considerata l’essenzialità di questa terza Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. A tal riguardo, significativo è un discorso del 2008 fatto da Ratzinger a Lourdes, in Francia, rivolto ai vescovi, nel quale dopo aver trattato temi strettamente legati al sacerdozio il pontefice proseguiva la sua allocuzione alla Conferenza Episcopale d’oltralpe con queste parole: “Quali sono gli altri campi che richiedono maggiore attenzione? Le risposte possono differire da una diocesi all’altra, ma vi è un problema che appare dappertutto di una particolare urgenza: è la situazione della famiglia.
Sappiamo che la coppia e la famiglia affrontano oggi delle vere burrasche. Le parole dell’evangelista a proposito della barca nella tempesta in mezzo al lago possono applicarsi alla famiglia: “Il vento gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena” (Mc 4, 37). I fattori che hanno generato questa crisi sono ben conosciuti, e non mi soffermerò perciò ad elencarli. Da vari decenni le leggi hanno relativizzato in molti Paesi la sua natura di cellula primordiale della società. Spesso le leggi cercano più di adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di particolari individui o gruppi, che non di promuovere il bene comune della società.
L’unione stabile di un uomo e di una donna, ordinata alla edificazione di un benessere terreno, grazie alla nascita di bambini donati da Dio, non è più, nella mente di certuni, il modello a cui l’impegno coniugale mira. Tuttavia l’esperienza insegna che la famiglia è lo zoccolo solido sul quale poggia l’intera società. Di più, il cristiano sa che la famiglia è anche la cellula viva della Chiesa. Più la famiglia sarà imbevuta dello spirito e dei valori del Vangelo, più la Chiesa stessa ne sarà arricchita e risponderà meglio alla sua vocazione. Conosco, per altro, ed incoraggio vivamente gli sforzi che fate per recare il vostro sostegno alle diverse associazioni che operano per aiutare le famiglie.
Avete ragione di attenervi con fermezza, anche a costo di andare controcorrente, ai principi che fanno la forza e la grandezza del Sacramento del matrimonio.
La Chiesa vuol restare indefettibilmente fedele al mandato che le ha affidato il suo Fondatore, il nostro Maestro e Signore Gesù Cristo. Essa non cessa di ripetere con Lui: “Ciò che Dio ha unito l’uomo non lo separi!” (Mt 19,6). La Chiesa non si è data da sola questa missione: l’ha ricevuta. Certo, nessuno può negare l’esistenza di prove, a volte molto dolorose, che certi focolari attraversano. Sarà necessario accompagnare le famiglie in difficoltà, aiutarle a comprendere la grandezza del matrimonio, e incoraggiarle a non relativizzare la volontà di Dio e le leggi di vita che Egli ci ha dato. Una questione particolarmente dolorosa, come sappiamo, è quella dei divorziati risposati. La Chiesa, che non può opporsi alla volontà di Cristo, conserva con fedeltà il principio dell’indissolubilità del matrimonio, pur circondando del più grande affetto gli uomini e le donne che, per ragioni diverse, non giungono a rispettarlo. Non si possono dunque ammettere le iniziative che mirano a benedire le unioni illegittime. L’Esortazione apostolicaFamiliaris consortio ha indicato il cammino aperto da un pensiero rispettoso della verità e della carità”.
Questo discorso potrebbe essere un buon punto di partenza per iniziare a comprendere quali considerazioni inerenti alla famiglia, prima istituzione sociale, avrebbe condiviso con i padri sinodali il papa teologo.   di Alessandro Notarnicola / Redazione “Il sismografo”

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