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Padre Amorth raccontò due esorcismi contro “demoni potentissimi” compiuti da Karol Wojtyla

Un esorcista di nome KarolNel libro “Così si vince il demonio” di José Maria Zavala, padre Gabriele Amorth racconta due esorcismi contro “demoni potentissimi” compiuti da Wojtyla

Giovanni Paolo II fu il primo Papa che in quattrocento anni affrontò il demonio in un rito di esorcismo. Accadde il 4 aprile 1982, il quarto anno del pontificato. Racconta don Gabriele: “Lo ricordo perfettamente. Conosco Francesca , la giovane che era presente quella mattina all’udienza papale in Vaticano. In precedenza, il vescovo della diocesi a cui la ragazza apparteneva le chiese se fosse disposto a esorcizzarla, e il papa diede il suo assenso, senza problema. E il Papa procedette subito dopo all’esorcismo, nella sua cappella privata in Vaticano. Francesca non faceva altro che sputare e strisciare contorcendosi al suolo. Le persone che attorniavano il Papa non credevano ai loro occhi: ‘Non abbiamo mai visto una scena come quelle che si descrivono nel Vangelo’, ammettevano, sbalorditi.

Il primo a essere impressionato fu il Papa stesso, secondo la testimonianza del cardinale francese Jacques Martin, secondo il quale Woytila confessò poi a Ottorino Alberti, vescovo di Spoleto: ‘Non mi è mai accaduto nulla di simile nella vita…’. Giovanni Paolo II in effetti diceva: ‘Tutto quello che accade nei Vangeli, accade anche oggi’. Però oltre a pensarlo, e a dirlo, Giovanni Paolo II finiva per sperimentarlo egli stesso. Anche se il suo esorcismo fu di una certa efficaci, per essere sincero devo aggiungere che per liberare Francesca ci vollero cinque anni interi di benedizioni.

Don Gabriele ricorda poi un altro episodio di esorcismo di Giovanni Paolo II. “E’ uno molto più recente, accaduto nel settembre dell’anno 2000. Una ragazza di diciannove anni, di un paese vicino a Monza, nel nord dell’Italia, è venuta una settiana a Roma, per farsi esorcizzare da me insieme al mio collega e fratello, Giancarlo Gramolazzo. La seduta si faceva nelle prime ore del pomeriggio, dal lunedì al giovedì. In questo modo mercoledì pomeriggio la ragazza era impegnata con noi, ma la mattina era libera. Allora pensò di andare ad assistere all’udienza generale con il Papa in piazza San Pietro. Quando giunse là, le guardie si accorsero che il suo atteggiamento non era normale, e la collocarono in prima fila, vicino ai malati. Poco dopo, mentre il Papa impartiva la sua benedizione, a una folla di oltre quarantamila pellegrini, la bella ragazza cominciò a gridare, come un’ossessa”.




Padre Amorth racconta ancora: “Gli agenti cercarono di tranquillizzarla, ma invano. Poi la ragazza, dotata di una forza sovrumana, riuscì a respingere parecchi di loro. Gridava parole inintelleggibili, lanciando insulti al vescovo Gianni Danzi, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che cercava anch’egli di calmarla, benedicendola con un crocifisso. Avendo compreso che la ragazza era posseduta, mons. Danzi informò il segretario di Giovanni Paolo II, mons. Stanislao Dziwisz, che infine lo raccontò al Papa. Giovanni Paolo II ordinò che portassero la ragazza in un luogo appartato, dove potesse esorcizzarla alla fine dell’udienza pubblica. Fecero entrare così la giovane dall’Arco delle Campane, girando dietro la basilica di San Pietro, per portarla finalmente in un luogo chiuso dove il Papa la esorcizzò alla presenza dei suoi genitori, del vescovo Danzi e di vari uomini della sicurezza che a malapena riuscivano a tenerla. Quel pomeriggio stesso Giancarlo Gramolazzo ed io tornammo a benedire la ragazza accompagnati da mons. Danzi. Ella stessa ci raccontò cosa era accaduto nella mattina in Vaticano. L’esorcismo del Papa ebbe qualche effetto benefico, però non riuscì a liberarla dal diavolo. Giovanni Paolo II trattò la ragazza, questo sì, con grande affetto per mezz’ora, e le disse che avrebbe offerto la messa del giorno seguente per la sua liberazione. Il giovedì ripetemmo l’esorcismo, per due ore. Il demonio alluse allora all’incontro celebrato il giorno prima con il Papa. Era felicissimo. Quante risate fece il miserabile! Obbligò la povera ragazza a dirmi: ‘Neanche il tuo capo (Giovanni Paolo II) è riuscito a far qualche cosa con me!’.

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Alla domanda relativa all’origine della possessione, don Amorth ha risposto che “era una meraviglia di bontà e di purezza. Offriva al Signore tutte le sue atroci sofferenze per la conversione dei peccatori”. Forse era vittima di un maleficio. “Credo di sì. Quando aveva dodici anni era già posseduta…fino ai diciannove. Però insisto: quando non si manifestava la possessione, era buona, candida, offriva il suo calvario particolare per l’espiazione delle anime”. Don Amorth ricorda che una volta chiese al demonio perché ha tanta paura di Giovanni Paolo II. “Mi rispose che questo accade per due motivi: primo, perché ha mandato all’aria i suoi piani con la caduta del regime comunista in Europa. E poi perché gli ha strappato le anime di molti giovani durante il suo pontificato. E quando gli ho chiesto perché temeva così tanto la Vergine, mi ha risposto: perché sono stato molto umiliato e vinto da una creatura umana”.

Di Marco Tosatti per Vatican Insider

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