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Giovanni Paolo II disse a noi giovani: Vi ringrazio. Quelle sue ultime parole. E poi chiuse gli occhi

Sapendo che per lui si stava approssimando il tempo di passare all’eternità, d’accordo con i medici aveva deciso di non recarsi all’ospedale ma di rimanere in Vaticano, dove aveva assicurate le indispensabili cure mediche. Voleva soffrire e morire a casa sua, ri­manendo presso la tomba dell’apostolo Pietro.






L’ultimo giorno della sua vita – sabato 2 aprile – si congedò dai suoi più stretti collaboratori della Curia ro­mana. Presso il suo capezzale continuava la preghie­ra, a cui partecipava, nonostante la febbre alta e un’estrema debolezza. Nel pomeriggio, a un certo mo­mento disse: «Lasciatemi andare alla casa del Padre». Verso le ore 17 furono recitati i primi Vespri della se­conda domenica di Pasqua, cioè della domenica della Divina Misericordia. Le letture parlavano della tomba vuota e della Risurrezione di Cristo, ritornava la paro­la: «Alleluia». Al termine fu recitato l’inno Magnifi­cat e la Salve Regina. Il Santo Padre più volte abbrac­ciò con lo sguardo i presenti del suo più stretto ambien­te e i medici che vegliavano accanto a lui. Dalla piaz­za San Pietro, dove si erano radunate migliaia di fede­li, specialmente di giovani, giungevano le grida: «Gio­vanni Paolo II» e «Viva il Papa!». Udiva quelle paro­le. Sulla parete di fronte al letto del Santo Padre era ap­pesa in un quadro l’immagine di Cristo sofferente, le­gato con le corde: l’Ecce Homo, che con lo sguardo egli fissava continuamente durante la sua malattia. Gli oc­chi del Papa che si stavano spegnendo si posavano an­che sull’immagine della Madonna di Czestochowa. Su un tavolino, la foto dei suoi genitori.






Verso le ore 20.00, accanto al letto del Papa mo­rente, monsignor Stanislaw Dziwisz presiedette la celebrazione della santa Messa della domenica della Di­vina Misericordia. Concelebrarono: il cardinale Marian Jaworski, monsignor Stanislaw Rylko, monsignor Mieczyslaw Mokrzycki e padre Tadeusz Styczen. Al­l’Eucaristia parteciparono il dottor Renato Buzzonetti, i suoi collaboratori e le suore Ancelle del Sacro Cuore della Casa Pontificia.
Le parole del Vangelo di san Giovanni risuonaro­no in modo commovente: «Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”», come anche le parole della preghiera universale: «Signore Gesù, vie­ni per farci udire quella Tua promessa fatta nel cena­colo: “Pace a voi!”. In questo momento abbiamo tan­to bisogno della Tua presenza».
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Prima dell’offertorio il cardinale Marian Jaworski amministrò ancora una volta al Santo Padre l’Unzio­ne degli Infermi, e durante la Comunione monsignor Dziwisz gli diede il Sangue Santissimo come Viati­co, conforto sul cammino verso la vita eterna. Dopo qualche tempo le forze cominciarono ad abbandona­re il Santo Padre. Nella mano gli era stata posta una candela benedetta accesa. Alle ore 21.37 Giovanni Paolo II lasciò questa terra. I presenti cantarono il Te Deum. Con le lacrime agli occhi rendevano grazie a Dio per il dono della persona del Santo Padre e per il suo grande pontificato.




Brano tratto dal libro Lasciatemi andare, La forza nella debolezza di Giovanni Paolo II, edizioni San Paolo.

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