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Essere cristiani senza gioia? No, non è possibile: ce lo dice San Francesco d’Assisi

«Essere cristiani senza gioia non è possibile». La gioia nasce dalla carità, l’atteggiamento interiore di misericordia che accoglie l’altro e dà sapore alla carità materiale. «Vivere da cristiani senza carità è una sciagura».

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Soku - s. Francesco

Quando vediamo volare un aereo sappiamo che il suo segreto è nelle leggi della natura, usate in modo creativo dall’uomo per sollevare in aria questo mezzo pesante. Come fosse leggero. San Francesco, il Poverello di Assisi, parlava di perfetta letizia anche nella pesantezza della malattia e delle contrarietà, perché aveva conosciuto le leggi del cuore che rendono leggera la vita. Da qui scaturisce la letizia che rende sempre nuovo l’annuncio del Vangelo e che è il «dono del cristianesimo al mondo» secondo il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ( La gioia della carità , Marcianum Press, Venezia, 2015).

«Essere cristiani senza gioia non è possibile». La gioia nasce dalla carità, l’atteggiamento interiore di misericordia che accoglie l’altro e dà sapore alla carità materiale. «Vivere da cristiani senza carità è una sciagura». La carità qualifica la fede, ne è la condizione più profonda. Sgorga dall’aver conosciuto lo sguardo tenero del Signore su di noi, che irrora di tenerezza il nostro sguardo per guardare il mondo. La gioia e la carità diventano un itinerario ecclesiale, come un suggerimento alle 5 vie di cui si parlerà a Firenze. Uscire. È stato papa Francesco a ribadire con forza, riprendendo quanto detto e fatto dai predecessori, che l’essenza della Chiesa è la missione. «La Chiesa non è un castello assediato e i cristiani non sono le guardie di quella fortezza». La Chiesa è dimora accogliente e barca di Pietro, che prende il largo perché in essa opera lo Spirito. Annunciare. La gioia del Vangelo non può essere tenuta per sé, apre cuore e mente alle verità più profonde. Va annunciata rendendosi comprensibili, autentici, privi di giudizio. Anche nelle culture del nostro tempo, così complesse e contraddittorie, ma così ricche e articolate. Abitare. Giorgio La Pira, uomo di grande concretezza e spiritualità, un giorno incontrò un ex allievo, scoraggiato dalle difficoltà che un cristiano incontra sul lavoro.

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Colpa del mondo? Certo che no. Merito del mondo, dello starci dentro, perché Dio ci ha creato per abitarlo e amarlo senza la tentazione della fuga spirituale. Come viverlo con leggerezza? Con 30 centesimi, per comprarsi un Vangelo e tenerselo come programma di vita. Educare. La famiglia è il luogo fondamentale per apprendere l’amore cristiano, «luogo di cultura», che mette al centro la «dignità della persona, la parità tra uomo e donna, la vocazione al matrimonio, la carità coniugale e la via di santità comunitaria». Serve una teologia della famiglia che mostri il miracolo di comunione di un uomo e una donna che si donano reciprocamente in Cristo e leggono la quotidianità con profondità e speranza, primo baluardo contro le false culture. Trasfigurare. Essere cristiani significa vivere il vissuto di Cristo, che sono le beatitudini, una «fortuna unica» nella vita. Spesso è faticoso, ma Gesù dona la vitalità necessaria e la libertà infinita che viene da Dio. Fioriscono le virtù quotidiane, che attraggono anche chi non crede. «Più piccole sono le cose, più amore metteteci», diceva Madre Teresa. Perché «meno è di più» (Francesco, Laudato si’, 222). Uscire, ancora. Ogni trasfigurazione spinge a conservare il passato e rinnovare lo stile dell’annuncio, dell’abitare, dell’educare.

Per giungere a una trasfigurazione ancora. Essere Chiesa è un’avventura sempre nuova nella verità eterna di Cristo. Occorre discernere i segni dei tempi, senza paura, perché Cristo ha già vinto e solo Cristo è il segreto per vincere. Nessun cambiamento storico può distruggere questa verità. Al contrario, questa verità può trasfigurare ogni cambiamento storico, offrire la via giusta per vivere ogni novità. È lo sguardo di Dio che sa vedere strade nuove dove tanti vedono solo buio. È lo sguardo di Dio che è verità e tenerezza, intelligenza e gioia, discernimento e audacia.

di Redazione Papaboys / Fonte:Avvenire

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