Dobbiamo mettere in discussione i modelli economici che aumentano l’esclusione e la disuguaglianza – è il monito del presule – in particolare quelli che causano un divario in crescita esponenziale tra i ricchi, che diventano sempre più ricchi, e le masse emarginate senza lavoro, senza prospettive e senza alcuna via di uscita dalla povertà.
Parlando dell’attuale modello di sviluppo, il rappresentante vaticano sottolinea, con un’immagine, che la marea non sempre solleva tutte le barche; spesso solleva solo gli yacht, mantiene poche barche a galla, mentre spazza via molti e affonda il resto. Questo – afferma con forza – non è il futuro che vogliamo.
Denuncia poi l’esclusione delle donne dalla partecipazione allo sviluppo: le donne e i bambini – osserva – costituiscono la maggioranza dei poveri e di quanti subiscono violenze nel mondo.
Quindi, ricorda la necessità di non equiparare la povertà alla sola povertà economica: occorre cogliere la complessità della realtà, resistendo alla tentazione di ridurre l’eliminazione della povertà al semplice aumento della quantità di denaro con cui una persona vive ogni giorno. Lo sviluppo comprende anche quegli elementi che, pure se a volte intangibili, contribuiscono realmente a una maggiore prosperità umana. Nella lotta alla povertà – conclude mons. Auza – dobbiamo promuovere l’autentico sviluppo di tutto l’uomo e di tutti i popoli: ognuno deve dare il suo contributo, ognuno di noi può trarne beneficio, questa è la solidarietà.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana