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L’Isis ha ordinato ai suoi uomini di attaccare le chiese in Europa?

Una possibile escalation violenta contro i luoghi di culto, in particolare le chiese cristiane in Europa? E’ una delle piste accreditate da chi analizza le strategie omicide dell’Isis. Il massacro di Rouen, in Normandia, in cui ha perso barbaramente la vita di Padre Jacques Hamal, potrebbe aprire ad una nuova tattica del terrore targato Daesh. Una tattica che però non sarebbe nuova. E affonda le radici a due anni fa, come scrive La Repubblica (27 luglio).

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IL “PATTO DI OMAR”

Quando Al-Baghdadi istituisce il Califfato il 29 giugno 2014 decide di regolare i rapporti con le minoranze secondo il «Patto di Omar», le norme stabilite dal Califfo Omar II nel 717. I popoli conquistati che non si convertono, i «dhimmi», debbono pagare una tassa speciale, jizya, per la loro «protezione», non possono esibire i loro simboli religiosi, costruire nuovi luoghi di culto, arruolarsi nell’esercito e nell’amministrazione

“CAMPAGNA D’EUROPA”

La pulizia etnica viene applicata a Mosul, con la cacciata di centomila cristiani e con le loro case segnate dalla lettera noun, per nazariya, termine dispregiativo riferito ai cristiani. Sul fronte esterno è il portavoce dell’Isis, e capo dei servizi per le operazioni all’estero, Mohammed al-Adnani, a esortare alla guerra religiosa i musulmani in Europa, in un audio del gennaio del 2015: «Colpite i crociati nel loro territorio e ovunque si trovino», è l’ordine: «Presto la campagna crociata sarà sconfitta e dopo, se Dio vuole, ci incontreremo a Gerusalemme e a Roma». In un altro audio, nel settembre 2014, Al-Adnani aveva indicato come bersagli privilegiati i «disgustosi e luridi francesi».

L’APPELLO DELLA RIVISTA

Poi, esattamente un anno fa, nel numero di luglio 2015, Dar al-Islam, rivista online in francese dell’Isis, è uscita con pagine piene di consigli operativi. Ha invitato i seguaci in Occidente a colpire i cristiani con «l’obiettivo di piantare la paura nei loro cuori» e indicato i bersagli: tra questi le chiese e i luoghi di culto. Poi c’era un’annotazione indirizzata ai lupi solitari: «Non importa l’arma che usate, sia anche un coltello da cucina o un altro oggetto taglient(Corriere della Sera, 27 luglio).

IL TESTAMENTO DEL KAMIKAZE

In seguito uno dei kamikaze del 13 novembre a Parigi, Bilal Hadfi, aveva esortato a fare lo stesso nel suo testamento. Qualcuno ha letto con attenzione, poi ha eseguito, trucidando il povero parroco della chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen.

CONTRO GLI IMAM MODERATI

Ma c’è di più. «Il giorno prima dell’attentato di Rouen un sito legato all’Isis ha pubblicato un video nel quale si invita ad attaccare i cristiani e si denigrano gli imam che considerano i seguaci di Gesù come loro concittadini». Lo rivela Camille Eid, intellettuale libanese residente in Italia e giornalista di Avvenire, dopo l’uccisione di un sacerdote francese per mano di due terroristi islamici (Il Sussidiario, 27 luglio).

NUOVA STRATEGIA

«Questo attentato – sostiene Eid – significa che tutte le limitazioni sono saltate. Abbiamo assistito ad attacchi contro civili a teatro, al ristorante, sulla spiaggia, e adesso avvengono anche nei luoghi di culto. È vero che non c’era una celebrazione affollata, ma questo attacco è comunque il sintomo di un cambiamento che fa sì che non si tenga più conto di quei limiti fissati dallo stesso codice islamico».

QUATTRO FASI

L’atto barbaro, evidenzia ancora il Corriere della Sera, arriva alla fine di un lungo processo, con quattro fasi. Il progetto, l’organizzazione, l’influenza e la propaganda. In cima alla piramide c’è l’idea jihadista, lanciata dal Califfato e dagli ordini impartiti dal comandante operativo nonché portavoce, al Adnani. Una doppia strategia. Oggi sulla difensiva nei territori mediorientali a causa dell’ampia pressione militare della coalizione, all’offensiva all’estero grazie all’estrema adattabilità dei suoi membri.

NON UNA SORPRESA

In questi mesi, semplici simpatizzanti — appena suggestionati dal progetto — militanti stagionati, reduci di guerra e di galera, hanno risparmiato pochi target. La campagna d’Europa è iniziata con la strage del museo ebraico di Bruxelles (maggio 2014) ed è poi proseguita coinvolgendo i treni, un teatro, i pub, lo stadio, un aeroporto, una stazione, due concerti, i fuochi d’artificio di Nizza. Infine la chiesa. Non proprio una sorpresa.

Già nel 2000 al Qaeda aveva pensato ad un attacco vicino alla cattedrale di Strasburgo e nell’aprile 2015 è stato arrestato Sid Ahmed Ghlam, che aveva in programma una missione contro il tempio di Villejuif. Due esempi minori in mezzo ad altri ben più sanguinosi a latitudini lontane, dove le comunità cristiane sono state aggredite in modo selvaggio

FORTE IMPATTO EMOTIVO

Chi li ha assassinati è consapevole dell’impatto emotivo provocato. Facendolo davanti ad un altare e in mezzo ai fedeli ha lanciato un messaggio violento, di «pulizia etnico-religiosa». Inoltre ha ripetuto lo «stile» dell’esecuzioni degli ostaggi compiute dallo Stato Islamico in Siria, con la ferocia documentata da un video.

“NO” A MILITARIZZARE LE CHIESE

Anche se il salto di qualità c’è stato e spaventa, il Vaticano non ha intenzione di chiedere una militarizzazione delle chiese. Al contrario di quello che da Raqqa predica il Califfato, l’indicazione di Papa Francesco è semplice e determinata: la pratica religiosa nulla ha a che fare con le armi. Quindi, porte aperte come sempre e no ai soldati col mitra imbracciato a fare da guardia a chi si reca a messa. Il sangue versato non deve cambiare le abitudini dei fedeli e tanto meno dei ministri della fede. La speranza è che l’atto sacrilego di Saint-Etienne-du Rouvray rimanga un episodio isolato.

Redazione Papaboys (Fonte it.aleteia.org/Gelsomino Del Guercio)

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