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L’accoglienza dei rifugiati in 80 luoghi religiosi a Roma

Sono più di ottanta le parrocchie e gli istituti religiosi di Roma che hanno dato la disponibilità per accogliere almeno un rifugiato dopo l’appello di Papa FRANCESCO ad aprire le porte.

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Un numero importante a cui si aggiungeranno nei prossimi mesi altre iniziative di solidarietà – gemellaggi tra parrocchie, adozione di famiglie da parte di altre famiglie, iniziative di sostegno economico, locali da utilizzare per la formazione – che coinvolgeranno tutte le comunità della diocesi e che la Caritas diocesana promuoverà a partire dal 2016. L’approfondimento verrà pubblicato domani (domenica 4 ottobre 2015) sul settimanale diocesano Roma Sette, allegato domenicale del quotidiano Avvenire, e nel sito www.caritasroma.it.

Alla prima scadenza del 30 settembre, non definitiva, 62 parrocchie, 13 istituti religiosi, 2 seminari, 2 case famiglia e 2 istituti pontifici hanno aderito alla proposta della Caritas per la “prima accoglienza” – rivolta a richiedenti protezione internazionale ancora non riconosciuti che saranno inviati dalla Prefettura di Roma – o per la “seconda accoglienza”, per rifugiati già riconosciuti e che hanno terminato il periodo di assistenza nel circuito dell’accoglienza dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) cui aderisce la Caritas stessa. Mentre sono in corso i sopralluoghi tecnici, che termineranno a metà ottobre, finora sono 17 le parrocchie risultate idonee ad accogliere subito (12 prima accoglienza, 5 seconda); 8 parrocchie dovranno effettuare importanti lavori di ristrutturazione e adeguamento e saranno pronte tra due mesi, 14 sono risultate non idonee a ospitare in quanto incompatibili con le normative. A questo numero vanno aggiunte 16 parrocchie che già collaborano stabilmente con la Caritas diocesana nell’accoglienza dei senza dimora e alle quali è stato chiesto di lasciare gli spazi disponibili per il prossimo “Piano Freddo” (novembre 2015-marzo 2016) e che, al termine di questi, potranno dedicarsi a ospitare famiglie. Altre 8 parrocchie, inoltre, mettono a disposizione spazi per promuovere le scuole di italiano e mense diurne.

«Una straordinaria partecipazione delle parrocchie data la novità e l’originalità della richiesta» ha detto monsignor ENRICO FEROCI, direttore della Caritas di Roma, per il quale «l’appello di Papa FRANCESCO ha aperto il cuore dei romani. Occorre considerare – ha commentato monsignor FEROCI – che le nostre comunità sono state chiamate dal Santo Padre a qualcosa che va oltre l’ordinario e la storia pastorale di tutta la Chiesa italiana ed europea. I complessi parrocchiali non sono stati pensati per fare questo tipo di accoglienza. Sono anzitutto luoghi di culto e di insegnamento, così come avviene per i luoghi di tutte le altre religioni. A questo va poi aggiunto che a settembre l’attività pastorale non è ancora ripresa in pieno e oltre quaranta comunità parrocchiali hanno visto avvicendarsi i propri parroci che in questi giorni si stanno insediando. Per questi era impossibile poter aderire in tempi così stretti all’appello. Purtroppo sui media sono state date letture distorte e offensive; addirittura ci risulta che sono stati offerti soldi a dei rifugiati siriani per indossare una telecamera nascosta e andare a chiedere accoglienza fermando i sacerdoti per strada. Vorrei invece che fosse compreso l’enorme sforzo che i parroci stanno facendo insieme alle comunità».

di Redazione Papaboys (dati forniti dalla Caritas della Diocesi di Roma)

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