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Il Papa a Peres: ‘I Luoghi Santi non sono musei o monumenti per turisti’

Papa Francesco con Shimon Peres«I Luoghi Santi non sono musei o monumenti per turisti», ma luoghi dove si vive la fede. «Perciò vanno perpetuamente salvaguardati tutelando chi li frequenta». È quanto ha detto Papa Francesco al presidente dello Stato d’Israele Shimon Peres, durante la visita di cortesia al palazzo presidenziale nell’ultimo giorno del viaggio in Terra Santa, con un richiamo alla sacralità di questa regione per le tre grandi religioni abramitiche. Peres ha accolto il Pontefice nel giardino d’ingresso e lo ha accompagnato all’interno del palazzo, dove Francesco ha firmato il «libro d’oro» degli ospiti.

Al termine dell’incontro privato, dopo lo scambio dei doni, Francesco e Peres sono tornati in giardino per piantare un ulivo, simbolo di pace. Quindi si sono avvicinati al podio, sormontato da una grande tenda bianca, per pronunciare i discorsi, alla presenza di alcune centinaia di bambini israeliani di diverse condizioni e religioni.

«Lei è arrivato a Gerusalemme, città che irradia fede e comprende la sofferenza». Quindi ha detto del Papa: «L’umiltà della sua natura e la potenza del suo spirito fa elevare alla gioia spirituale e alla sete di pace». Peres ha ribadito che il rispetto dei luoghi santi è uno dei «valori fondanti» di Israele. Il presidente ha quindi parlato del «sangue innocente» che «piange da questa terra». E ha riconosciuto che il Papa «è fermo come una roccia contro ogni tentativo di connettere la religione con il terrore».

«Io credo che la sua visita e il suo appello per la pace – ha aggiunto Peres – avrà un’eco nella regione e contribuirà a rivitalizzare gli sforzi per completare il processo di pace tra noi e i palestinesi, basato su due stati che vivono in pace. Uno Stato ebraico – Israele. E uno stato arabo palestinese». «Mio caro amico – ha concluso il presidente, che il 6 giugno sarà in Vaticano all’incontro convocato dal Papa – io sono stato giovane e ora sono vecchio. Ho imparato che i sogni non hanno età e io raccomando a tutti di agire secondo questi sogni».

Ha quindi preso la parola Francesco. «I Luoghi Santi non sono musei o monumenti per turisti, ma luoghi dove le comunità dei credenti vivono la loro fede, la loro cultura, le loro iniziative caritative – ha detto – Perciò vanno perpetuamente salvaguardati nella loro sacralità, tutelando non solo l’eredità del passato ma anche le persone che li frequentano oggi e li frequenteranno in futuro». «Com’è bello – ha osservato – quando i pellegrini e i residenti possono accedere liberamente ai Luoghi Santi e partecipare alle celebrazioni»

Il Papa è tornato a parlare anche del processo di pace, che al momento ristagna. «La costruzione della pace esige anzitutto il rispetto per la libertà e la dignità di ogni persona umana – ha spiegato – che ebrei, cristiani e musulmani credono ugualmente essere creata da Dio e destinata alla vita eterna… Rinnovo l’auspicio che si evitino da parte di tutti iniziative e atti che contraddicono la dichiarata volontà di giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la pace con determinazione e coerenza».

«Va respinto con fermezza – ha aggiunto Francesco – tutto ciò che si oppone al perseguimento della pace e di una rispettosa convivenza tra ebrei, cristiani e musulmani: il ricorso alla violenza e al terrorismo, qualsiasi genere di discriminazione per motivi razziali o religiosi, la pretesa di imporre il proprio punto di vista a scapito dei diritti altrui, l’antisemitismo in tutte le sue possibili forme, così come la violenza o le manifestazioni di intolleranza contro persone, luoghi di culto ebrei, cristiani e musulmani».

Il Papa ha quindi assicurato Peres sul ruolo che la componente cristiana intende svolgere in Israele. «I fedeli cristiani desiderano portare a partire dalla propria identità, il loro contributo per il bene comune e per la costruzione della pace, come cittadini a pieno diritto che, rigettando ogni estremismo, si impegnano ad essere artefici di riconciliazione»

«La loro presenza e il rispetto dei loro diritti – come del resto dei diritti di ogni altra denominazione religiosa e di ogni minoranza – sono garanzia di un sano pluralismo e prova della vitalità dei valori democratici, del loro reale radicamento nella prassi e nella concretezza della vita dello Stato» di Andrea Tornielli fonte:vaticanisider.lastampa.it

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