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Il 13 giugno di 37 anni fa moriva a 6 anni il piccolo Alfredino. La tragedia scosse l’Italia intera

Le operazioni di soccorso, con l’ausilio di unità cinofile, speleologi e una sonda di perforazione, si rivelarono molto difficili. Per la prima volta in Italia quella che è nota come “tragedia di Vermicino” diventa un vero fenomeno mediatico. Milioni di persone seguirono in tv la diretta più lunga della storia, da venerdì 12 a sabato 13 giugno. Dopo quasi tre giorni di tentativi falliti di salvataggio, Alfredino Rampi morì a 6 anni, incastrato nello stretto cunicolo in fondo a un pozzo vicino a Frascati.

La notizia fu data al telegiornale proprio l’11 giugno: da quel momento cominciava un’estenuante e inutile corsa per salvarlo. Gli occhi di tutta Italia per 60 ore rimasero puntati sul piccolo paese di Vermicino in un tripudio di lacrime e speranze che, purtroppo, si rivelarono vane. La vicenda cambiò per sempre il modo di intendere la televisione: il dramma di Alfredino si consumò in diretta tv sotto gli occhi degli italiani e l’annuncio della sua morte, dopo vari tentativi di salvarlo, fu dato tra le lacrime dal conduttore del Tg1 Massimo Valentini.

A calarsi nel pozzo provò anche il 37enne Angelo Licheri, tipografo con un fisico minuto che, si pensava, gli avrebbe permesso di raggiungere il piccolo Alfredino e portarlo su con un’imbracatura. Un tentativo fallito, come gli altri. Dopo la morte del figlio, Franca Rampi fu ricevuta dal presidente Pertini e lo convinse della necessità di istituire una struttura nazionale che si occupasse di protezione civile: dalla tragica fine di un bimbo di sei anni nacque quindi la Protezione civile che tutti conosciamo.






Per ricordare la morte del piccolo Rampi, il Centro che oggi porta il suo nome promuove due giornate di iniziative culturali presso il comune di Ciampino tra tavole rotonde e una partita del cuore tra esercito e psicologi. Un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica e ricordare un dramma che cambiò profondamente la storia socio-culturale del nostro Paese.




Fonte www.ilmessaggero.it

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