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Francesco sarà l’ultimo Papa. La nuova minaccia dei terroristi!

Operazione della polizia di Brescia in collaborazione con i colleghi kosovari smantella cellula di ispirazione jihadista. La mente, Imishiti Samet, affiliato all’Is, arrestato in Kosovo. Contro il gruppo l’accusa di apologia del terrorismo e istigazione all’odio razziale. La propaganda attraverso i social network con messaggi e foto in tenuta da combattenti. Il questore di Brescia: “Non finisce qui”

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“Ricordatevi che non ci sarà più un Papa dopo questo, questo è l’ultimo”. E’ quanto scrivevano sul web i quattro kosovari fermati oggi dalla polizia di Brescia, in collaborazione con quella del Kosovo. I quattro sono ritenuti responsabili dei reati di apologia del terrorismo e istigazione all’odio razziale. Due fermati saranno espulsi (uno con provvedimento adottato dal ministro dell’Interno per motivi di terrorismo internazionale, l’altro con decreto del Questore di Brescia), un terzo è stato sottoposto a sorveglianza speciale per terrorismo (misura applicata per la prima volta, su richiesta avanzata direttamente dal procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, che comporta il contestuale ritiro del passaporto o di altro documento valido per l’espatrio) e il quarto, la mente della cellula, è stato arrestato in Kosovo. Nelle perquisizioni in Kosovo sono state sequestrate due armi da fuoco, una pistola calibro 7 di fabbricazione slava e una carabina russa. Non risultano, per adesso “riscontri materiali” di armi in possesso dei sospettati in Italia, ma gli inquirenti stanno aspettando “gli esiti degli approfondimenti dell’antiterrorismo in Kosovo”.

Le indagini sono partite nel 2014 in seguito all’individuazione su Facebook del gruppo intitolato “Con te o senza di te il Califfato è ritornato”, i cui iscritti si ritiene siano in Siria, dove combattono per lo Stato Islamico anche alcune centinaia di kosovari, ha raccontato il dirigente della Digos Giovanni De Stavola in conferenza stampa alla Procura di Brescia. Il gruppo rivolgeva la sua propaganda del Daesh verso internauti provenienti dal quadrante balcanico e residenti in Italia. I quattro frequentavano il gruppo ed è documentato il loro collegamento con filiere jihadiste attive nel quadrante balcanico e riferibili a Lavdrim Muhaxheri, principale riferimento dei combattenti provenienti da quell’area geografica.

L’operazione, condotta dagli agenti della Digos di Brescia e della direzione centrale della polizia di prevenzione, con la partecipazione della Digos di Vicenza, Savona e Perugia per eseguire quattro perquisizioni personali e domiciliari, è stata battezzata “Van Damme”, prendendo spunto da uno dei messaggi lasciati dai fermati. “Mostrava immagini cruente e le commentava con la scritta: non siamo nè Rambo nè Van Damme, ma facciamo fatti veri”, ha spiegato ancora De Stavola, aggiungendo poi: “E anche noi facciamo fatti veri”.

Centrale la figura di Imishiti Samet, mente della cellula e affiliato al Daesh, arrestato nel villaggio di Hani i Helezit, nell’est del Kosovo. Imishiti Samet ha partecipato a “conflitti armati al di fuori del Kosovo” e aveva espressamente minacciato su Facebook anche l’ex ambasciatrice Usa in Kosovo Tracy Ann Jacobson. “L’ebrea americana – affermava – dice che il nuovo Governo combatterà la corruzione… io dico a questa signora che finché loro saranno in Kosovo non esisterà la giustizia… questa miscredente merita la punizione con la sharia (la legge islamica, nbr)”.

Samet, come detto, è stato fermato in un comune del Kosovo vicino al confine con la Macedonia, ma per molti anni aveva abitato a Chiari, in provincia di Brescia, dove faceva il muratore. Nel suo appartamento di Chiari, dove tuttora abitava il fratello, Ismail Imishti, anche lui fermato nell’ambito della stessa operazione (per lui è scattata l’espulsione per terrorismo), è stato trovato “materiale propagandistico e i software utilizzati per il collegamento con altri internauti sospettati di terrorismo” ha spiegato il procuratore capo Tommaso Buonanno. Il terzo fermato è un altro cittadino di origine kosovara rintracciato in provincia di Savona ed espulso dal territorio nazionale con un provvedimento a firma del questore di Brescia. La sorveglianza speciale è stata invece disposta a carico del quarto fermato, un cittadino macedone residente in provincia di Vicenza.

Tra gli elementi più significativi raccolti dagli investigatori, le immagini presenti sui profili Facebook, in cui i fermati “si mostrano con armi ed in atteggiamenti caratterizzanti i combattenti del sedicente stato islamico”. Il gruppo non aveva mancato di esaltare gli attentati di Parigi in chat e nelle loro conversazioni dicendo frasi come “Questo è solo l’inizio. Gli aerei francesi in Siria hanno ucciso più di 47 persone: oh miscredenti, capirete che l’Islam non si combatte, è inutile”. Risalendo indietro nel tempo, all’inizio dell’anno scrivevano: “Il 2015 è appena iniziato e l’Europa verrà disgregata. Entro cinque anni si formeranno gli Stati islamici e ci sarà una legge, quella della Sharia”.

Terrorismo, 4 fermati tra Italia e Kosovo. Sul web scrivevano: "Questo sarà l'ultimo Papa"

Le minacce a Papa Francesco. “Minacciavano il Santo Padre Bergoglio, esaltavano i recenti attentati di Parigi e minacciavano l’ex ambasciatrice degli Stati Uniti in Kosovo” ha confermato ad Agorà, su Raitre, il questore di Brescia Carmine Esposito. “Nelle abitazioni perquisite in Kosovo sono state trovate armi – precisa Esposito -. Quella di stanotte è un’operazione condotta in seguito a un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia, dalla Digos e in stretto raccordo con la Procura speciale internazionale del Kosovo e la direzione nazionale antiterrorismo del Kosovo. Si tratta di profili di rischio in relazione a derive terroristiche di matrice islamica con particolare riferimento a condotte di propaganda, reclutamento, finanziamento del sedicente Stato Islamico. I reati contestati a queste persone sono apologia del terrorismo e istigazione all’odio razziale”.

“Queste sono indagini che non si fermano. Esamineremo anche gli esiti delle attività investigative di questa mattina” ha assicurato ancora il questore di Brescia durante la conferenza stampa in procura. “Siamo intervenuti in una fase di propaganda e apologia prima che potessero esserci problemi sul territorio” ha aggiunto De Stavola, “le armi trovate in Kosovo dimostrano che potevano entrare in azione”. “E’ stata un’operazione molto importante dopo i fatti di Parigi, dimostra che siamo vigili, e non solo da dopo gli attentati, ma lo siamo da tempo”, ha sottolineato Giuseppina Malvi, vice questore aggiunto della Direzione centrale Polizia di Prevenzione.

“Un’altra importante operazione dell’antiterrorismo della Polizia ha sradicato una cellula jihadista che operava tra l’Italia e i Balcani e che usava principalmente la rete per diffondere messaggi di violenza attraverso l’apologia del terrorismo e l’istigazione all’odio razziale”. Così il ministro dell’Interno Angelino Alfano si è congratulato con il capo della Polizia Alessandro Pansa per l’operazione, coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. “La nostra Polizia, con la collaborazione della polizia kosovara, ha svolto un ottimo lavoro e con impegno e professionalità ha seguito ogni pista per raggiungere questo importante risultato – osserva il ministro -. Il lavoro eccellente dei nostri uomini, della magistratura che adesso può anche applicare un pacchetto di leggi adeguate per le quali ci siamo tanto impegnati e la collaborazione internazionale, abbattono giorno per giorno il livello del rischio possibile, nella consapevolezza, comunque, che nessun Paese è a rischio zero”.

Tra le sue ricadute, l’operazione “Van Damme” ha anche quella di accendere i riflettori sulla minaccia, una volta latente e adesso concreta e vicina, rappresentata dal proselitismo jihadista nel Kosovo musulmano di etnia albanese. Come riporta il quotidiano di Pristina Koha Ditore, sette kosovari musulmani presunti appartenenti allo Stato Islamico si trovano attualmente in Macedonia, dove il 25% della popolazione è di etnia albanese. Citando fonti non meglio precisate, il giornale kosovaro scrive che i sette sono giunti tre settimane fa in Macedonia provenienti dalla Siria mescolati al flusso di migranti e profughi in marcia lungo la rotta balcanica. Attualmente i sette si troverebbero in villaggi intorno alla capitale macedone Skopje e potrebbero organizzare attacchi terroristici in Kosovo. Nei giorni scorsi il presidente macedone Gjorgje Ivanov aveva detto che alcuni islamisti che hanno partecipato a combattimenti in Siria erano giunti in Macedonia coi flussi di migranti. Un altro giornale kosovaro, Zeri, scrive che nel settore nord di Kosovska Mitrovica, nord del Kosovo, abitato da popolazione serba cristiana e contrapposto alla parte sud abitata da kosovari di etnia albanese musulmana, sono apparse scritte inneggianti allo Stato Islamico su edifici e case abitate da serbi.

Redazione Papaboys (Fonte www.repubblica.it)

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