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E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé

AddolorataRIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO LUNEDI’ – La Vergine Maria, presso la croce di Gesù, sta vivendo un momento di indicibile sofferenza spirituale. Questa sofferenza le è necessaria perché Lei deve essere costituita Madre del discepolo di Gesù. Mentre Cristo muore in Croce, lei deve dare alla luce un altro figlio. E non vi è parto se non nella grande, ingovernabile sofferenza.

Sul primo parto, quello di Gesù nella grotta di Betlemme, il Vangelo tace. Dice che Maria ha dato alla luce il suo Figlio primogenito, senza nulla aggiungere. Dove la Scrittura tace è giusto che anche il teologo si astenga dall’aggiungere ad essa parole vane, insipienti, che non sono purissima rivelazione, bensì immaginazione di una mente che è sempre protesa a creare pensieri dove lo stesso Spirito Santo si astiene.

Il parto di Maria ai piedi della Croce sappiamo che è stato dolorosissimo. Lo attesta la profezia di Simeone: “Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori»” (Lc 2,33-35). È in questo martirio dell’anima che Lei genera il nuovo figlio, ogni nuovo figlio al Signore nostro Dio e Padre. È per questo dolore che Lei è vera Madre della Redenzione. Ogni figlio di Dio è generato misticamente in Lei, in questo dolore sempre nuovo, in questa sofferenza che come spada affilata le trapassa l’anima.

Nella casa di Nazaret l’Angelo Gabriele le aveva chiesto di consegnarsi interamente al suo Dio per divenire Madre del suo Figlio Unigenito. Con questa vocazione Lei è chiamata ad abbandonare ogni progetto umano di vita, per consegnare mente, cuore, spirito, anima, corpo alla divina volontà, in un sacrificio e olocausto quotidiano del proprio essere. Presso la croce è Gesù stesso, il suo Figlio Unigenito, che le affida una vocazione nuova. Come ha generato, partorito, allevato, sostenuto Lui così dovrà generare, partorire, allevare, sostenere ogni altro uomo che da figlio delle tenebre dovrà divenire figlio della luce, da figlio di Eva vero figlio di Dio. Questa vocazione mai verrà meno. Anche nel Paradiso Lei sarà sempre la Madre di tutti i redenti.

La vocazione non è data solo a Maria, è data anche al discepolo. Come Maria dovrà sempre partorire, generare, allevare ogni nuovo figlio di Dio, ogni nuovo discepolo di Gesù, così è necessario che ogni discepolo di Gesù, ogni nuovo figlio di Dio, prenda con sé Maria, l’accolga, la riceva nella sua casa. Non si tratta di una sola vocazione: quella della Vergine Maria. Ci troviamo dinanzi a due vocazioni: quella della Madre e quella del discepolo. L’una non può viversi senza l’altra. Maria e il discepolo devono divenire una cosa sola, non due. Né si può pensare che basti l’amore della Madre celeste per la nostra salvezza. Se le vocazioni sono due, esse sono necessarie l’una e l’altra. Escluderne una è porsi fuori del mistero della vita.

Madre e figlio devono essere una sola entità spirituale, fisica, morale, ascetica, mistica. Al figlio Gesù chiede di accogliere Maria come sua vera Madre e di amarla allo stesso modo in cui Lui l’ha amata e il primo amore è quello di averla scelta come sua genitrice, sua datrice della vita. Se il discepolo di Gesù non sceglie Maria come genitrice della sua vita spirituale, morale, nella verità e nella santità di Cristo Signore, per lui non c’è alcuna speranza di salvezza. Gli manca chi ogni giorno lo genera alla vita nuova in Cristo Gesù, per opera dello Spirito Santo. La Vergine Maria non è una delle tante sante e santi che sono nel Cielo. Questi sono nostri amici. Lei invece è la Madre che sempre ci deve rigenerare come veri figli del nostro Dio e Padre.

Angeli, Santi, fateci essere veri figli della Vergine Maria, Madre della Redenzione.

Commento a cura del Movimento Apostolico

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