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Conosci i 12 gradi di silenzio nella meditazione? Provali, vedrai che l’ultimo ti porta…. vicino al Paradiso

Era l’ora del mezzogiorno nella quale sembrava regnare sovrano, nella casa, il silenzio. La porta della cella di suor Amata si era aperta ed ella, ritta sulla soglia, ascoltava quel divino silenzio che amava tanto gustare così, credendosi forse inosservata. Ma ecco che suor Luigi Gonzaga un tipo di suora dall’indole aperta e gioviale, generosa ed indagatrice, passare di là, notare quel volto raccolto e radioso che rivelava una intima gioia misteriosa, e, come se nulla avesse visto, tirare diritto per la sua via. Quando giunse l’ora della ricreazione, che in quel giorno deve aver atteso con una certa impazienza non esitò a fargliene parola.
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“Ma che cosa faceva a quel modo, sorella mia”? le disse
Ascoltavo il silenzio” rispose serena suor Maria Amata
“E che cosa le diceva?”
a risposta furono di dodici gradi del silenzio che suor Maria Amata le scrisse con fraterna sollecitudine e che suor Luigi Gonzaga conservò gelosamente.
In essi ella si effonde con tutta la sua esperienza di distacco graduale e costante fino all’eroismo, con la naturalezza e la semplicità proprie e costante fino all’eroismo, con la naturalezza e la semplicità proprie di chi è mosso da un ardentissimo desiderio di raggiungere la più unione con Dio.
Suor Maria Amata presenta dodici gradi di silenzio come altrettanti gradini di una scala che si possono salire e anche discendere. Al principio fa una breve prefazione in cui esprime lo scopo a cui converge il silenzio nei suoi vari stadi :esso è ordinato alla santità. Il silenzio ha preparato i Santi, li ha fatti nascere e crescere nella santità ed in essa li ha perfezionati e consumati. Tutta la vita interiore può riassumersi in un’unica parola :SILENZIO. Nell’ eternità Dio non dice che una sola parola, il Verbo; allo stesso modo tutte le nostre parole non dovrebbero esprimere altra parola, direttamente o indirettamente, quella di Gesù.
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Al 1° grado pone il silenzio della parola. Parlare poco con le creature e molto con Dio, e conclude con una trovata bellissima che pesca nel Vangelo dal quale sembra non potersi staccare :”La voce di un Angelo ha turbato Maria”.
 
Al 2° grado pone il silenzio di azione,nel muoversi, lavorare, camminare, silenzio degli occhi, delle orecchie, della voce. E’ il silenzio del raccoglimento in cui l’anima gusta le primizie dell’unione divina.
Al 3° grado allorchè ci presenta la facoltà immaginativa, Suor Amata ne parla come di una importuna che bussa alla porta del giardino dello sposo e che porta con se tutto un insieme di impressioni vaghe, di emozioni, di tristezze… Come ridurla al silenzio quando non può essere annientata? Col presentare ad essa le bellezze del cielo, i tratti più attraenti della vita del Signore, quelli dolorosi del Calvario, le divine perfezioni. Allora anch’essa si metterà in silenzio come un’ancella dell’ Amore divino.
Mediante il silenzio della memoria, posto al 4° grado, l’anima oblia il passato, abbandonandosi al dolce ricordo delle divine misericordie che la sollecitano ad esprimere riconoscente il suo grazie.
Nel silenzio delle creature, al 5° posto, mette in rilievo un tratto umiliante che ha fatto gemere i Santi; spesso l’anima si sorprenderà a conversare ineriormente con le creature; allora dovrà dolcemente ritirarsi nel suo interno più profondo dove risiede la divina Maestà, il quale si manifesterà a lei facendole gustare qualcosa della futura beatitudine. Ciò le darà il disgusto per tutto quello che sa di terra e così le creature cesseranno di distrarla.
Il silenzio del cuore, posto al 6° grado, è il silenzio degli affetti, delle antipatie, dei desideri ardenti, dello zelo indiscreto, del fervore esagerato. E’ il silenzio che pone l’anima davanti a Dio.
Fin qui il silenzio è come un gemito della terra, ma nei gradi seguenti l’anima alquanto purificata, comincia ad intonare le note del cantico sacro che è il canto del Cielo.
Come il fiore sboccia nel silenzio e il silenzio spande il suo profumo lodando il Signore, così l’anima giunta al 7° grado, nel quale è il silenzio della natura e dell’amore proprio. L’anima tace alla vista della propria incapacità, si compiace della propria bassezza, resta silenziosa e serena dinanzi al disprezzo, alle preferenze, alle mormorazioni. E’ il silenzio della dolcezza e dell’umiltà. E’ il silenzio dell’io che passa nella volontà di Dio.
Nel silenzio dello spirito, 8° grado, distingue il pensiero in sè stesso dai pensieri nocivi, considera come il pensiero in se stecco, non può sopprimersi nè nuoce allo spirito, mentre all’incontro nuociono i pensieri inutili, compiacenti, dilettevoli, naturali.
Nel 9° grado mediante il silenzio del proprio giudizio, si entra nella via dell’infanzia spirituale, non giudicare, non lasciare apparire la propria opinione, e, quando la prudenza non vi si oppone, cedere con semplicità. E’ il silenzio dei perfetti, degli Angeli, del Verbo incarnato!
Il silenzio della volontà, al 10° grado, non è solo il silenzio dell’obbedienza ai comandi e alle leggi, ma ancora il silenzio dello schiavo sotto i colpi del padrone.”Felice schiavo poichè il padrone è Dio!” E’ il silenzio della vittima sull’altare, silenzio della tenebra che non chiede la luce, almeno quella che rallegra. E’ il silenzio dell’agonia di Gesù. Niente può paragonarsi al suo significato, nulla resiste alla forza della sua preghiera, nulla è più degno di Dio quanto questa lode nel dolore, questo FIAT sotto l’oppressione, questo silenzio nel travaglio della morte.
L’11° grado del silenzio è poco conosciuto e meno ancora praticato, è il silenzio con se stessi. L’obliarsi interamente restando sola con Dio. E’ il silenzio del nulla, più eroico del silenzio della morte.
Il 12° grado, il silenzio con Dio termina la scala. Al principio Dio diceva all’anima:“parla poco con le creature e molto con me“. Qui Egli le dice :” Non parlare più!” E’ aderire a Dio, amarlo, ascoltarlo, intenderlo, riposare in Lui: E’ il silenzio dell’eternità, è l’unione dell’anima con Dio.




di Francesco Rossi per la Redazione Papaboys
fonte: Meditazione cristiana nel carisma ereditato dai Maestri Carmelitani

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