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++ Concessa la cittadinanza Usa a Charlie. Adesso si apre una speranza vera per lui? ++

È ancora in bilico il destino di Charlie Gard, il piccolo di 11 mesi affetto da sindrome da deplezione del Dna mitocondriale. Ieri si sono riuniti di nuovo i medici del Great Ormond Street, l’ospedale che lo ha in cura dallo scorso ottobre, e un team di specialisti stranieri, tra cui Enrico Silvio Bertini, responsabile del Reparto di malattie muscolari e neurodegenerative dell’ospedale pediatrico romano Bambino Gesù e un esperto britannico “indipendente”, guidati dal neurologo americano Michio Hirano della Columbia University.

Al consulto ha partecipato anche la mamma del piccolo, Connie Yates, contro il parere dei medici londinesi: Il permesso di partecipare le è stato garantito dal giudice Nicholas Fracis riconoscendone in tale mordo il ruolo di «madre» come pure la competenza ormai acquisita.

Intanto dagli stati Uniti giunge una notizia positiva. Il Congresso americano ha concesso la cittadinanza Usa al piccolo Charlie Gard per consentirgli così di volare in America ed essere sottoposto a una cura sperimentale per la rarissima malattia genetica di cui soffre. Lo ha riferito il Daily Mail. Il quotidiano britannico ha sottolineato che non è comunque chiaro se la decisione del Congresso Usa indurrà ora i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra a consentire il suo trasferimento negli Stati Uniti, o se complicherà ulteriormente una situazione legale già complessa. Proprio oggi i genitori del piccolo di 11 mesi hanno diffuso una sua fotografia scattata venerdì scorso, in cui Charlie appare con gli occhi aperti, lo sguardo apparentemente diretto a un giocattolo, per smentire che sia cieco come sostengono i medici.

Intanto, anche ieri lo specialista americano Hirano ha potuto visionare esami e dati clinici di Charlie e visitare il bambino per valutare se possa beneficiare della Nucleoside Therapy, un trattamento speriomentale di cui è esperto. Per permettergli un pieno accesso alle cartelle mediche, l’ospedale londinese ha previsto per lui un contratto che gli garantisce lo stesso status dei suoi medici. L’incontro di ieri è servito a fare il punto dopo due giorni di accertamenti compiuti da Hirano tra cui un nuovo esame al cervello. L’ultimo test era stato eseguito dai medici del Great Ormond Street solo lo scorso aprile: su quelle immagini il medico Usa aveva infatti stabilito che non sembravano esserci «evidenze di danni strutturali maggiori» al cervello.

I risultati degli esami saranno consegnati al giudice dell’Alta Corte Nicholas Francis che con ogni probabilità deciderà il 25 luglio: dieci giorni prima che Charlie compia un anno.

Nel corso dell’ultima udienza della settimana scorsa all’Alta Corte, Hirano, in un videocollegamento, aveva sostenuto che la “Nucleoside therapy” avrebbe potuto dare al piccolo dall’11 al 56 per cento di possibilità di miglioramento. Il medico aveva poi accettato l’invito del giudice di venire a Londra ed effettuare nuovi accertamenti sul piccolo. E l’udienza di giovedì scorso si era conclusa con un calendario di incontri necessari per permettere all’esperto di esplorare ogni possibilità. Ma solo nuovi dati, il giudice Francis l’ha ribadito in più di un’occasione, potranno cambiare il verdetto sul destino del bambino. Fino a questo momento la giustizia britannica e quella della Corte di Strasburgo avevano stabilito che per il «bene di Charlie» era opportuno staccare la spina del respiratore che lo tiene in vita. I genitori del piccolo si sono detti «ottimisti» e credono che il medico americano riuscirà a convincere il giudice a spedire il piccolo negli Usa per essere sottoposto alla nuova terapia.






Non sembra però passata fra i medici inglesi la linea degli esperti stranieri sul caso del piccolo Charlie. All” incontro a Londra con il neurologo statunitense Michio Hirano della Columbia University e del professor Enrico Silvio Bertini del Bambino Gesù, i medici britannici hanno fatto capire che pensano ancora che il piccolo debba essere lasciato morire. Lo ha riferito il “Telegraph” ricordando che l’Alta Corte britannica dovrebbe tornare a esaminare il caso venerdì per poi pronunciarsi definitivamente la prossima settimana.




Fonte www.avvenire.it
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