E’ stata un’altra notte di fuoco, colpite fra l’altro dalle artiglierie israeliane tre moschee – a Gaza città, Rafah e Shati – e una scuola dell’UNRWA , l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ove avevano trovato rifugio centinaia di famiglie, provocando qui una ventina di morti. La ragione di queste incursioni va ricercata nel fatto che parecchie moschee e finora tre scuole dell’ UNRWA sono state usate come deposito di armi e batterie di missili, tanto che un comunicato dell’ONU denuncia “la flagrante violazione” della sua neutralità e ribadisce la condanna per i miliziani che se ne servono. E ancora brucia la cisterna deposito della grande centrale elettrica di Gaza; con l’interruzione dell’energia sono particolarmente entrati in crisi gli ospedali, già al collasso per l’altissimo numero di ricoverati (sono circa 5700 in tutta la Striscia) il loro grido di allarme è per i reparti di terapia intensiva, dialisi e chirurgia. Come sempre, numerose abitazioni sono rimaste coinvolte nelle ostilità: a Khan Younis sono morti la scorsa notte cinque membri della stessa famiglia come ieri 17, sempre di uno stesso gruppo familiare.
In Israele la notte è trascorsa quieta ma in apprensione; ieri i lanci di missili palestinesi, un centinaio, avevano interessato le aree del centro e sud del paese e in particolare quella di Gerusalemme e l’esplosione di un razzo aveva ferito cinque soldati. Sembrano vani i tentativi diplomatici – tuttora in corso – per stabilire una tregua umanitaria: leader di Hamas hanno smentito le voci diffusesi ieri della possibilità di accettare il cessate il fuoco proposto dall’Egitto e uno di essi , Mohammed Deif, ha ribadito che condizioni essenziali sono la fine dell’ “aggressione” israeliana e la riapertura dei valichi di frontiera. E mentre l’ayatollah Khamenei dall’Iran chiama il mondo intero, e in particolare quello islamico, a condannare “i crimini” di Israele e ad armare i palestinesi di Gaza, Stati Uniti e Israele con comunicati ufficiali hanno smentitoche sia stata aspra l’ultima conversazione telefonica tra il presidente Obama e il premier Netanyahu.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana