Non mi muoverò.
Non importa quanto urlate.
Non mi spaventerò.
Non importa quanto siete armati.
Non potete farmi nulla.
Voglio aspettarlo qua.
Voglio andare da lui.
Voglio dargli ristoro.
E quando una donna vuole qualcosa.
Spingere.
Urlare.
Minacciare.
Non serve.
Perché non si farà fermare.
Eccolo.
Arriva.
Come è ridotto! Dio mio…
Spostatevi.
Non spingete.
Fatelo passare.
Tacete.
Non urlate.
Lo stordite.
Abbassate le armi. Non vedete?
Non vedete come è ridotto?
Eccomi Gesù mio.
Lasciati asciugare la fronte. Tu, un giorno, hai rischiarato la mia fronte.
Lasciati pulire gli occhi e la bocca. Tu,un giorno, hai asciugato le mie lacrime. Tu hai tramutato il mio pianto in un sorriso.
Ti tolgo terra, sporco, sangue. Tu, un giorno, mi hai pulito la vita.
Sono io.
A Naim mi hai ridato la vita. La vita di mio figlio.
Qui a Gerusalemme io ti do tutto quello che ho.
Un panno per il tuo viso.
Ecco.
Così.
Lascia che ti pulisca.
Fatto.
Ora potete spingermi, urlarmi, contro, colpirmi.
L’importante è che lui abbia avuto un po’ di pace.
Gli devo tutto.
Ma solo questo posso dargli: un panno.
C’è rimasto, ora, sopra il tuo odore.
Lo darò a mio figlio perché ricordi sempre che l’amore, la vita, profumano.
Profumano sempre.
Anche se sanno di terra e sangue e sembrano come morti.
Grazie Gesù Nazareno.
Questa Via Crucis è fatta dalla prospettiva di uno dei personaggi che, secondo i vangeli, è certo o possibile fosse presente alla Passione del Signore. Lo sguardo della sesta stazione è quello della Veronica, la vedova di Naim.
Di Don Mauro Leonardi