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50 anni fa l’assassinio di Ernesto “Che” Guevara.

Disse di lui San Giovanni Paolo II: “Egli è davanti al tribunale del Signore. A Dio il giudizio sui suoi meriti”

(Luis Badilla – ©copyright) Un giorno come oggi, in Bolivia, 50 ani fa veniva ucciso – dopo essere stato ferito e catturato durante un combattimento con le forze speciali boliviane/statunitensi, l’argentino Ernesto Guevara de la Serna (Rosario, 14 maggio / 14 giugno 1928 (Nota 1) – La Higuera, 9 ottobre 1967). Ernesto Guevara, detto il “Che”, è fuori dubbio la figura più rilevante e dirompente della storia recente dell’America Latina nonché in buona misura dello stesso continente americano e anche altrove.






Questo ultimo mezzo secolo della storia di questi popoli e Paesi non si comprende senza la presenza di colui che le grandi masse latinoamericane chiamano “Comandante Che Guevara”. Accanto allo sterminato amore e ammirazione per questo combattente argentino esiste anche un sconfinato odio e ripulsa. Il “Che” diventato mito, leggenda, metastoria, separa, divide, contrappone. Basterebbe leggere alcuni degli articoli pubblicati in questi giorni dall’una e dall’altra parte. Quando i suoi assistenti nelle quotidiane rassegne stampa gli facevano notare articoli critici e anche violenti e calunniosi rispondeva sempre con un sorriso quasi infantile: “Fa parte del mestiere”.
La Chiesa Cattolica, neanche quella porzione immensa che vive in America Latina, non ha mai “fatto i conti con il Che”, con la sua storia e la sua opera, con suoi scritti, tanti, con la sua visione del mondo che pur essendo marxista-leninista non era sovietica così come il suo comunismo non rientrava in ciò che poi si chiamò socialismo reale.
Forse non è necessario e neanche giusto che la Chiesa Cattolica debba fare i conti con un latinoamericano del calibro del Che poiché, alla fin fine, la sua incidenza si è riversata tutta, ed è così oggi, nell’ambito della politica, delle proposte programmatiche e delle impostazioni ideologiche. Era un politico di dura e severa formazione atea e non cambiò mai di un millimetro questa sua posizione. Sentiva, e lo diceva se necessario, una forte attrazione per i Vangeli, per alcune parabole, per Gesù e per l’uomo nuovo di san Paolo, Apostolo che conosceva benissimo. Certo non amava la chiesa latinoamericana, quella di quei tempi, che come disse a più riprese, era succube del potere imperialista.
Non la Chiesa o le chiese dunque bensì altri, politici e classi governanti, popoli e studiosi, storici, partiti … sono chiamati a fare i conti con l’eredità guevarista e ciò non è stato fatto in modo compiuto e oltre le passioni e i pregiudizi. In questo ritardo una certa parte importante della sinistra latinoamericana ed europea ha reso un pessimo servizio alla memoria del Che poiché, enfatizzando a dismisura il cliché del “guerrigliero” – al limite della propaganda volgare e insensata – è finita per stringere la mano alla destra che ha sempre ridotto Guevara ad una sorta di fredda macchina omicida.
Povero Che! Proprio a lui al quale piaceva spesso citare una frase di Lenin per criticare alcuni suoi compagni: Una certa sinistra di tanto voler andare verso sinistra finisce nella destra.
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Il 21 gennaio 1998, s. Giovanni Paolo II, sull’aereo che lo stava portando a Cuba, alla domanda di un giornalista su cosa pensava riguardo il Comandante Guevara rispose testualmente: “Egli ora è davanti al Tribunale del Signore. Dobbiamo lasciare a Lui, il Signore nostro, il giudizio sui suoi meriti. Ad ogni modo io sono convinto che volesse servire i poveri” (VIS, 21 gennaio 1998) (Nota 2). Credo che sia il pensiero più saggio, autorevole e onesto che sia utile ricordare oggi.
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Incontrai e salutai brevemente Ernesto Che Guevara 56 anni fa, nel Paraninfo dell’Università di Montevideo. Era l’8 agosto 1961. Avevo 16 anni e mi trovavo in questo luogo accompagnando alcuni parenti accademici cileni. Quel giorno il Che fece un lungo discorso sul perché della povertà e della miseria in America Latina. Il “Che” era in visita nel Paese per prendere parte, come Ministro dell’Industria e Presidente della Banca Nazionale di Cuba, alla Quinta sessione plenaria del Consiglio latinoamericano economico e sociale. Il suo famoso discorso lo pronunciò il 17 agosto.
Porto con me un ricordo unico di questo breve incontro e penso che deve restare intoccabile. E’ il ricordo di un bambino.
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(1) Il certificato di nascita di Ernesto Guevara riporta la data del 14 giugno del 1928. Julia Constenla, storica e amica personale della madre di Ernesto Guevara, Celia de la Serna, riporta che quest’ultima le abbia confidato di essere incinta al momento del matrimonio con Ernesto Guevara Lynch, che la vera data di nascita del figlio era il 14 maggio e che il certificato di nascita era stato falsificato posticipando la data di nascita di un mese per evitare lo scandalo. Il biografo Jon Lee Anderson ritiene valida questa versione dei fatti. Cfr: Anderson, Jon Lee, Che Guevara: una vida revolucionaria, Barcellona: 1997, Anagrama, pag. 17 e, nella traduzione in inglese, Che Guevara: A Revolutionary Life, New York: 1997, Grove Press, pp. 3 e 769.
(2) “Se encuentra ante el Tribunal del Señor, de Dios. Dejemos a Él, al Señor nuestro, el juicio sobre sus méritos. Ciertamente, yo estoy convencido de que quería servir a los pobres” (VIS, Ciudad del Vaticano, “Los periodistas entrevistan al Papa duran te el vuelo a Cuba”, 21 de enero de 1998).

 

(Luis Badilla – ©copyright) http://ilsismografo.blogspot.it/

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